La spesa dei siciliani è sempre più attenta e sostenibile
La spesa agroalimentare dei siciliani si arricchisce di importanti componenti sociali
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La sostenibilità guida sempre più le propensioni dei siciliani in fatto di spesa agroalimentare e, insieme alle attenzioni verso l'ambiente, si arricchisce di importanti componenti sociali.
Prima ancora di fattori come marca, packaging, aspetto del prodotto e persino di un'attenta lettura dei valori nutrizionali e del tempo a disposizione per cucinare, più di un siciliano su quattro (27%) considererebbe molto importante nelle decisioni di acquisto la trasparenza sia sulle origini sia sulle modalità di produzione, allevamento e coltivazione - che generalmente non sono indicate sulle confezioni e le etichette - a cui si aggiungono, per uno su otto (13%), anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle filiere.
Lo rileva l'Osservatorio Reale Mutua sull'agricoltura in collaborazione con Slow Food.
Questo approccio responsabile e consapevole si traduce anche nella propensione all'acquisto di prodotti del territorio (37%), considerati garanzia di cibo sano e sostenibile. Sulla stessa linea, largo ai prodotti di stagione (42%), anche per sostenere l'economia agricola locale e perché ritenuti più buoni di quelli fuori periodo.
Nella settimana tipo, nove siciliani su dieci (90%) preferiscono i cibi freschi a quelli precotti, pronti o surgelati e se il supermercato resta il canale preferito (67%) una fetta consistente guarda anche a mercati di zona (35%) e botteghe di quartiere (29%).
Dai valori al carrello, in che cosa si traducono le scelte di acquisto e consumo dei siciliani? Più di uno su tre (37%) dichiara di consumare frutta più volte al giorno, e un altro 33% una volta al giorno. La verdura si attesta rispettivamente al 31% e 17%. Pasta e riso sono consumati una volta al giorno dal 38%, quasi uno su due (44%) mangia i legumi due o tre volte a settimana, mentre con questa frequenza consuma i cereali il 23%. Tra gli altri dati di rilievo, il pesce finisce nel piatto del 48% una volta a settimana, come la carne rossa.
"I dati dell'Osservatorio - commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand del Gruppo Reale - suggeriscono che gli italiani hanno acquisito una sempre maggiore consapevolezza rispetto ai valori legati a un cibo buono, pulito e giusto: territorialità, stagionalità e la ricerca di prodotti non processati lo testimoniano".
"Ma c'è di più: inizia a diffondersi anche la consapevolezza che un regime alimentare è sano non solo quando è adeguato dal punto di vista nutrizionale, ma se promuove la salute umana e rispetta quella del pianeta - commenta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia - Questa sensibilità degli italiani può essere una grande chance che, soprattutto in questo frangente storico, non può essere sprecata. La politica deve dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della filiera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo".
*Indagine CAWI condotta dall'istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d'età, genere ed area geografica.