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La spesa delle famiglie è bloccata

Il 35,8% delle famiglie italiane ha ridotto consumi alimentari

06 luglio 2012

Nel 2011 la spesa media mensile per famiglia è pari, in valori correnti, a 2.488 euro (+1,4% rispetto all'anno precedente). Lo rileva l'Istat, nelle statistiche sui consumi delle famiglie, aggiungendo che, tenuto conto dell'errore campionario (0,7%) e della variazione del valore del fitto figurativo (+2,1%), la spesa risulta stabile in termini reali, nonostante la dinamica inflazionistica (+2,8%). Il valore mediano della spesa mensile per famiglia è pari a 2.078 euro, l'1,9% in più rispetto al 2010, e conferma la stabilità osservata in termini di valore medio.
Sempre secondo le statistiche Istat, il 35,8% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all'anno precedente: tra di esse, il 65,1% dichiara di aver ridotto solo la quantità, mentre nel 13,3% dei casi diminuisce anche la qualità.

Nel 2012 più pasta (+3%) e meno carne (-6%) - La crisi taglia i consumi e cambia il menù degli italiani che hanno già attuato la spending review a tavola dove portano più pasta (+3 per cento) e meno bistecche (-6 per cento), con una flessione media dei consumi alimentari in quantità stimata pari all'1,5 per cento.
E' quanto emerge nel rapporto della Coldiretti su "La crisi cambia la spesa e le vacanze degli italiani", illustrato dal presidente Sergio Marini sulla base dei dati relativi ai primi cinque mesi del 2012 elaborati da Coop Italia per l'Assemblea Nazionale della Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat sui consumi delle famiglie.
A essere ridotti in quantità - sottolinea Coldiretti - sono anche gli acquisti di pesce (-3 per cento) e ortofrutta (-3), mentre salgono quelli di pane (+3) e leggermente di carne di pollo (+1 per cento). Se il 43 per cento degli italiani ha ridotto rispetto al passato la frequenza dei negozi tradizionali, una percentuale del 29 per cento ha invece aumentato quella nei discount, mentre il 57 ha mantenuto stabili i propri acquisti nei supermercati secondo l'indagine Coldiretti/Swg.

Tutti al discount - Sempre più famiglie acquistano all'hard discount, soprattutto nel Mezzogiorno. Secondo quanto rileva l'Istat, nel 2011 alla spesa per generi alimentari e bevande viene destinato, in media, il 19,2% della spesa totale, quota in leggero aumento rispetto al 19,0% del 2010. Tale aumento si osserva soprattutto nel Mezzogiorno, dove la spesa alimentare arriva a rappresentare il 25,6% della spesa totale (era il 25,0% nel 2010); in particolare, per la carne la quota sale dal 5,7% al 5,9%. La maggior parte delle famiglie (il 67,5%) effettua la spesa alimentare presso il supermercato, che si conferma il luogo di acquisto prevalente, nonostante una lieve flessione (era scelto dal 69,4% delle famiglie nel 2010). Quasi la metà delle famiglie (il 47,7%) continua ad acquistare il pane al negozio tradizionale, il 9,7% sceglie il mercato per l'acquisto di pesce e il 16,4% per la frutta e la verdura. In aumento è la quota di famiglie del Mezzogiorno che acquista generi alimentari presso gli hard-discount (si passa dall'11,2% del 2010 al 13,1% del 2011), soprattutto pasta (dal 10,0% al 12,0%) ma sempre di più anche carne (dal 5,8% al 7,7%), pesce (dal 4,0% al 6,0%), frutta e verdura (dal 4,5% al 6,5%).

Stop alla colazione al bar - Cambiano le abitudini degli italiani anche a colazione, dicendo addio alla tradizionale colazione al bar. Oggi si sceglie di farla a casa aumentando gli acquisti di caffè macinato (+1 per cento), latte (+2), biscotti (+3) con il miele che cresce del 4 per cento e le fette biscottate addirittura del 5. Un'abitudine che - sottolinea Coldiretti - riguarda anche i pranzi e le cene sempre più spesso preparate in casa e che fa crescere i consumi di olio di oliva (+7 per cento), ma anche di vini tipici (+6).

Le famiglie lombarde spendono 1.440 euro in più rispetto alle siciliane - Nel 2011, la Lombardia è la regione con la spesa media mensile più elevata (3.033 euro), seguita dal Veneto (2.903 euro). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia con una spesa media mensile (1.637 euro) di circa 1.400 euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata.
In tutte le regioni del Mezzogiorno, ad eccezione dell'Abruzzo, alla spesa alimentare viene destinato oltre un quinto della spesa totale (in Campania, Sicilia e Calabria tale quota di spesa rappresenta più di un quarto della spesa totale), mentre nelle regioni del Nord la quota per questa voce è inferiore a quella media nazionale, fatta eccezione per la Liguria, dove si attesta al 19,7%, anche a seguito dell'elevata presenza di anziani nella popolazione.
Il Centro presenta le più elevate quote di spesa destinate all'abitazione (32,4%), in particolare nel Lazio e in Toscana, dove si raggiungono rispettivamente il 33,9% e il 32,6%. Nel Nord, sopra la media di ripartizione (29,4%) si posizionano solo Liguria (34,0%), Friuli Venezia Giulia (30,9%), Trentino Alto Adige (30,4%) e Veneto (29,8%).
In generale, le regioni con i livelli di spesa più bassi mostrano quote di spesa più contenute per altri beni e servizi e per tempo libero e cultura: tali spese, complessivamente, rappresentano il 9,9% della spesa totale delle famiglie siciliane, contro quasi il 17% di quelle residenti in Piemonte e Valle d'Aosta.
La diversa propensione alla spesa per istruzione e per sanità è legata non solo alla maggiore presenza, nel primo caso, di bambini e ragazzi in età scolare e, nel secondo, di anziani, ma anche alla diversa compartecipazione delle istituzioni locali alla spesa sostenuta dalle famiglie. Per quanto riguarda l'istruzione, la quota di spesa varia da un massimo del 2,0% in Basilicata ad un minimo dello 0,6% in Campania; per beni e servizi sanitari, la quota di spesa passa dal 4,9% del Trentino Alto Adige al 2,8% della Campania.

[Informazioni tratte da ANSA, AGI, ASCA, Adnkronos/Ign]

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06 luglio 2012
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