La sposa turca
Orso d'Oro al Festival di Berlino. Lo strano rapporto tra una giovanissima ragazza di origini turche e un uomo depresso e alcolizzato
Noi vi segnaliamo...
LA SPOSA TURCA
di Fatih Akin
Sibel ama troppo la vita per essere una brava ragazza musulmana, devota e conservatrice come la vorrebbero i suoi genitori. Dopo un maldestro tentativo di suicidio, inscenato al solo scopo di sfuggire alle pressioni familiari, Sibel propone a Cahit (turco-tedesco come lei, conosciuto in una clinica psichiatrica) un matrimonio di facciata. Pur vivendo sotto lo stesso tetto i due fanno vite diverse e hanno diversi flirt. Col tempo finiscono per innamorarsi ma la tragedia è alle porte... Uno spaccato ruvido e toccante sulla seconda generazione degli immigrati in Germania, non più turchi e non ancora tedeschi. Orso d'Oro al Festival di Berlino, accompagnato da un pizzico di scandalo: la giovane e brava protagonista ha un passato da pornodiva.
Distribuzione Bim
Durata 123'
Regia Fatih Akin
Con Birol Unel, Sibel Kekilli
Genere Drammatico
Una sposa turca per abbattere il muro
Chiara Ugolini intervista il regista Fatih Akin
Orso d'oro a Berlino. 5 Lola (gli Oscar tedeschi). La sposa turca di Fatih Akin arriva nei cinema italiani con tutta la sua carica di energia, passione e anche violenza.
Nato ad Amburgo, Fatih Akin, è di origini turche ed è il primo regista tedesco a vincere dopo 19 anni l'Orso d'oro al festival di Berlino.
La sposa turca, (il titolo originale era Gegen die Wand, contro il muro), racconta lo strano rapporto tra una giovanissima ragazza nata ad Amburgo ma di origini turche, Sibel, e un uomo depresso e alcolizzato, Cahit. I due si conoscono in un ospedale psichiatrico, dove entrambi sono finiti per un tentato suicidio, e dove Sibel convince Cahit a sposarla per convenienza. Tutti e due potranno essere liberi e continueranno a fare la vita di prima, ma lei potrà andarsene finalmente da casa libera dalle costrizioni della sua famiglia musulmana senza spezzare il cuore di sua madre. La convivenza, però, non andrà proprio come i due avevano programmato.
Nei panni di Cahit Birol Ünel, definito dal regista ''un fratello pazzo per me'', attore di teatro che al cinema ha lavorato con Jean-Jacques Annaud in 'Il nemico alle porte', mentre in quelli di Sibel una ventitrenne tedesca di origini turche, Sibel Kekilli. Presa dalla strada dice la produzione, per intendere che Sibel è alla sua prima esperienza cinematografica eppure, all'epoca dell'Orso d'oro invece venne fuori il suo passato (recente) di pornostar, sei film che non rinnega ma che dice ''appartengono al mio passato''.
Cosa significa per te il titolo, 'Gegen die Wand' - contro il muro?
Il titolo descrive sia i muri contro i quali capita di sbattere sia una condizione con la quale ci si trova a scontrarsi. Poi sta anche a significare un confine culturale che si può percepire in Germania, ma non solo. Il titolo è aperto a mille interpretazioni, ma in ogni caso vuole essere un titolo battagliero. Si sbatte contro i muri con la macchina, come fa il protagonista all'inizio del film, anche per abbatterli.
Tu sei nato ad Amburgo, ma la tua famiglia è di origine turca e hai dichiarato di sentirti uno zingaro del cinema.
Siamo figli del mondo, figli dell'Europa, figli della Germania: abbiamo così tanti retroterra culturali che non è possibile darci una definizione. Io ho amici in tutto il mondo, faccio per il cinema quello che Manu Chao fa per la musica. Noi siamo la generazione di Manu Chao e credo che questo spirito alla Manu Chao sia presente nel film, un'apertura verso l'esterno. Nella nostra troupe ci sono francesi, italiani, polacchi, tedeschi e ovviamente turchi.
Tu parli di immigrati turchi di seconda generazione. Credi che il tuo cinema faccia parte di un Heimat Film, ovvero un cinema che si interroga sull'identità?
Si tratta di uno scambio che si svolge in un mondo culturale, ho amici pittori, scrittori, musicisti, cineasti che hanno questo forte bisogno di esprimersi, di creare e di interrogarsi su questo tema. Noi siamo solo artisti, non siamo rappresentativi per le persone della strada, per gli operai o i guidatori dei taxi.
Eppure molti tedeschi tramite il tuo film hanno come scoperto all'improvviso l'esistenza di questa comunità di turchi che ormai è tedesca in quanto è nata in Germania?
Certo in questo il film è stato utile. Il mio film appartiene a questo Heimat-Cinema in quanto la mia patria è Amburgo perché sono nato lì, ci vivo volentieri e per questo lo reputo un film con un'identità, un'identità amburghese, come ho cercato di riprodurre un'identità per Instanbul che fa parte di me sebbene io senta più Amburgo come patria.
La musica del film è un elemento importante della costruzione di questa identità complessa, fatta di musica tradizionale turca, canzoni tedesche e anche americane
C'era l'idea di fondo di utilizzare il punk occidentale che ha molto a che vedere a livello di testi con la musica tradizionale turca, gli arabeschi. I testi turchi sono sempre abbastanza violenti del tipo: 'muoio per te, l'amore mi uccide' come anche il punk (canta): 'la faccio finita, non amo le donne': un modo diverso di esprimere gli stessi sentimenti. Questo era molto interessante e io ho cercato di legare il punk alla musica tradizionale orientale. Credo che funzionino insieme e che il film riesca a mostrare come possono interagire.
'Gegen die Wand' è il primo film tedesco a vincere dopo 19 anni l'Orso d’oro a Berlino. Cosa significa per te e per il cinema tedesco?
E' già un paio di anni che i film tedeschi raccolgono successi nei festival di tutto il mondo, c’è stato l'Oscar per il Nowhere in Africa, la buona accoglienza in tutto il mondo di 'Goodbye Lenin'. Il mio film fa parte di un movimento, non turco, non tedesco ma più ampio. D'altronde, il mio non è un film tipicamente tedesco ma trovo che questo sia un arricchimento.