La stella che non c'è
Tratto dal romanzo di Ermanno Rea ''La dismissione'', l'epopea di un tramonto industriale
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LA STELLA CHE NON C'E'
di Gianni Amelio
Una delegazione cinese arriva in Italia per rilevare un grande impianto da un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà, manutentore specializzato nei controlli delle macchine, è convinto che l'altoforno in vendita non sia in buone condizioni e vuole ostinatamente trovare il guasto perché non succedano, com'è già accaduto, incidenti gravi agli operai che dovranno manovrarlo. Vincenzo scopre il difetto dell'impianto quando però i cinesi sono già ripartiti con tutto il carico per il loro Paese. Non ci pensa due volte: vola a Shanghai per consegnare di persona la centralina idraulica modificata che permetterà all'altoforno di funzionare perfettamente. Ma lo aspetta una brutta sorpresa: l'azienda cinese che aveva comprato l'impianto lo ha già rivenduto ad altri, il capo della delegazione che Vincenzo aveva conosciuto in Italia è passato a nuovi incarichi e, soprattutto, nessuno sa o vuole dire dove sia finito l'altoforno. Inizia così l'odissea di Vincenzo Buonavolontà in una Cina che non somiglia affatto all'immagine che ne aveva da lontano. Accompagnato da Liu Hua, una ragazza poco più che ventenne, studentessa di italiano e guida volenterosa quanto inesperta, Vincenzo percorre in lungo e in largo il grande Paese alla ricerca del ''suo'' impianto. Da una città all'altra seguendo la via del Fiume Azzurro e poi su fino alla Mongolia meridionale, il viaggio si colora di scoperte, emozioni, rabbia, scontri. Ma è un percorso di conoscenza eccezionale, nel quale gioca un ruolo chiave proprio la giovane Liu Hua che, dietro il suo viso tenero, nasconde qualche segreto.
Anno 2006
Distribuzione 01 Distribution
Durata 104'
Regia Gianni Amelio
Con Sergio Castellitto, Tai Ling
Sceneggiatura Umberto Contarello, Gianni Amelio
Genere Drammatico
Tratto dal romanzo ''La dismissione'' di Ermanno Rea, Gianni Amelio ci tiene a precisare che questo è un film: ''Sulla questione morale. Questo è il suo senso: tutto quello che abbiamo perduto e si sta perdendo, che avevamo e stava alla base per esempio della mia scelta politica. L'unica soddisfazione che cerca Vincenzo è quella di potersi dire: ho fatto la cosa giusta. E io sono con lui, è un piccolo grande modello - anche politico - che ci indica da che parte cercare la salvezza, senza accondiscendenza verso i nostri tempi viscidi''.
Un film di potente attualità, necessario, in momenti in cui regnano le intercettazioni, i furbetti e la cialtroneria. Il titolo: La stella che non c'è, può essere visto come quella mancante alle cinque esistenti nella bandiera della Repubblica Popolare Cinese.
La critica
''La stella che non c'è di Gianni Amelio è il primo film italiano in competizione (alla 63ma Mostra del Cinema di Venezia). Una sorta di Zhan Yimou freddo, l'apertura di un film cuore in mano ma che non gioca acrobaticamente coi sentimenti. Un tornare al cinema primitivo, al treno in arrivo alla stazione. Un detour acido e demodé: tipo quando il gioco si fa sporco i duri tornano al romanticismo.''
Roberto Silvestri, 'Il Manifesto'
''La stella che non c'è è la cronaca di una piccola epopea senza scopo (...), ma è insieme una fiera elegia dell'orgoglio di fare bene il proprio lavoro pur consci di vivere in un'epoca dove la cosa addirittura disturba. Stupendamente fotografato da Luca Bigazzi, musicato da un ispirato Franco Piersanti che sa far cantare le fabbriche, (...), questo è un prezioso film da meditazione destinato senza dubbio a restare.''
Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera'
''La stella che non c'è non è un film sull'identità operaia negata, né un reportage sulla nuova Cina e sulla sua aggressività economica. E' un film su un uomo che cerca se stesso (...). (...) il film ha la freschezza e la verginità degli esordi, arricchite da una sapienza visiva che ha pochi eguali, grazie anche alla consueta bravura di dell'operatore Luca Bigazzi. (...) E delle opere prime, La stella che non c'è ha anche qualche (voluta?) ingenuità, perché spesso ci si domanda come diavolo è possibile che Vincenzo arrivi in Cina, incontri Liu e trova tutto ciò che cerca senza mai smarrirsi (...) alla fin fine il film è proprio come una fiaba (...)''
Alberto Crespi, 'l'Unità'
''Bellissimo film, interpretato da Sergio Castellitto molto bravo e da Tai Ling. (...) Da tempo non si trovavano in un film un protagonista operaio e una riflessione così rilevante su quella bravura manuale segno di identità orgogliosa e della centralità dell'uomo nell'universo delle macchine.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'
''La stella che non c'è di Gianni Amelio (...) ha dignità formale. Gli manca la ragion d'essere. L'inseguimento di un metallurgico del ''suo'' stabilimento siderurgico, venduto alla Cina, aveva un senso nel romanzo La dismissione di Ermanno Rea (...), ma l'ha perso nella sceneggiatura del film di Amelio che vi si ispira. Lo spettatore medio si chiederà dunque perché il metallurgico (Sergio Castellitto) s'agiti tanto per portare in Cina un ingranaggio (...) La stella che non c'è pare la versione triste di Fumo di Londra, pare un Fumo di Pechino, con Castellitto a smaniare come un Sordi triste.(...) Amelio è come il suo metallurgico: ha più nostalgie che idee e manca di nerbo. Non osa scagliare un'invettiva contro chi ha rinnegato tutto. E il «politicamente corretto», infimo surrogato del marxismo, gli impedisce perfino d'esaltare la rinata grandezza della Cina.''
Maurizio Cabona, 'il Giornale'
- Intervista a Sergio Castellitto (Arianna Finos, Kataweb Cinema)