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La storia infinita del Ponte sullo Stretto

I mille annunci e le tante inaugurazione della "megaopera" che, qualcuno dice, si pagherà da sola...

09 agosto 2010

La storia della realizzazione del "mitico" Ponte sullo Stretto di Messina, forse - in molti però non hanno dubbi e sono pronti ad affermare che sia una certezza - è destinata ad essere e rimanere infinita. Tre/quattro generazioni si sono sentite raccontare dell'imminenza della sua costruzione ed è molto probabile che altre tre/quattro generazioni ascolteranno la fantastica ed inquietante storia di quel ponte che dovrebbe far cessare la natura isolana della Sicilia.  
Una delle problematiche con la quale nel tempo i governi nazionali, sia di destra che di sinistra che di centro, hanno dovuto sempre fare i conti (nel vero senso della parola) è l'esosità del costo della megaopera: un monumento così pretenzioso che presusppone un progetto particolarmente complesso e innovativo e che, dunque, prevede ovviamente costi faraonici. Poi, si sa, quello che in Italia dicono si possa fare con cento, arriverà a costare 300 (senza che sia stato realizzato nulla) e poi si scoprirà che in un altro Paese, qualcosa di simile è stata fatta, in un limitato arco tempo, con 50...

Berlusconi e i suoi governi però, hanno sempre promesso la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, promessa che sembra vogliano mantere a tutti i costi tanto che nei decenni questa è sempre stata inserita tra i punti fondamentali dei programmi politici, fino a diventare "opera prioritaria". Convinzione che si evince anche dal numero di annunci e inaugurazioni che hanno fatto credere l'inizio dei lavori dietro l'angolo e, siamo convinti, che per qualcuno del Popolo della Libertà il Ponte sullo Stretto sia stato già costruito! Altro punto che va ad avvalorare la caratura della loro convinzione è il discorso sui costi dell'opera e sulla bontà del progetto già reso tridimensionale in uno "storico" modellino posto sotto vuoto in una teca di plexiglass. Il progetto non è buono ma "il migliore dei progetti possibili", per quanto riguarda i costi poi, negli ultimi anni è stata introdotta una formula concettuale atta a convincere chiunque: il Ponte sullo Stretto si pagherà da solo! Vi chiedete cosa significhi questo? Be', ci mettiamo tra quelli che non hanno capito e ai quali la formula non ha convinto.
La spiegazione, diciamo, si è impegnato a darla più e più volte l'attuale ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Altero Matteoli che, recentemente è tornato a riproporla con irritazione, visto che qualcuno si è permesso di dubitare. "Basta con le falsità. Non è lo Stato a pagare il Ponte sullo Stretto ma il mercato. I lavori propedeutici da 1,3 miliardi che sono in corso erano da fare comunque. E qualcuno dice che l'alluvione a Messina, se i lavori fossero stati conclusi, non avrebbe fatto danni". "In Italia deve finire questo modo di ragionare campanilistico - ha detto il ministro, rispondendo a Enrico Marchi, presidente e ad di Save Aeroporto Venezia Marco Polo, che si lamentava per il taglio dei finanziamenti per l'alta velocità nel Nord Est, tra Trieste e Milano -. Le infrastrutture non sono un problema legato agli orticelli". Insomma, ha detto il ministro, "il Ponte sullo stretto è un corridoio che parte da Berlino e arriva a Palermo. Dobbiamo farlo o no? Dovevamo forse dare tutti i soldi a Venezia? E' un ragionamento che non accetto più". "Lei è libero di pensare con la sua testa - ha concluso, rivolto a Marchi - ma è una testa sbagliata: sta dicendo una sciocchezza".

Intanto, la firma del protocollo d'intesa per il Ponte sullo Stretto, che il ministro Matteoli avrebbe dovuto firmare all'inizio di luglio, è stata rinviata a settembre a causa di "inderogabili sopraggiunti impegni" del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Salvo altri "inderogabili sopraggiunti impegni" l'accordo sarà siglato dalla società Stretto di Messina, il contraente generale Eurolink, il Project management Consultant Parsons Transportation Group, le università di Messina e di Reggio Calabria e Sviluppo Italia Sicilia.

LE UNIVERSITÀ IN CORSA PER IL GRANDE BANCHETTO DEL PONTE
di Antonio Mazzeo* (30 giugno 2010)

Del progetto esecutivo non c’e ancora l’ombra, i soldi bastano appena per sventrare colline e riempire cave e discariche con milioni di metri cubi d’inerti, ma sull’affaire del Ponte sullo Stretto planano come avvoltoi le grandi e piccole università di Calabria e Sicilia.
Dopo aver ignorato per decenni il dibattito sui costi politici, economici, sociali, ambientali e criminogeni della grande opera, abdicando alle proprie finalità istituzionali di analisi e ricerca, gli Atenei sgomitano tra loro per accaparrarsi qualche briciola delle risorse finanziarie pubbliche impegnate per l’avvio dei lavori del Ponte. Con un comunicato congiunto, le Università di Enna, Palermo, Reggio Calabria e Catania hanno preannunciato che «si mobiliteranno insieme per contribuire ad affrontare la grande sfida che vede protagonisti, non solo ingegneri e architetti, ma studiosi di molteplici ambiti». Voci autorevoli rivelano che già sarebbe stato sottoscritto un contratto di 800 mila euro tra il Consorzio delle Università siciliane ed Eurolink, l’associazione d’imprese general contractor per la progettazione e l’esecuzione dei lavori, finalizzato a distribuire «migliaia di test e misurazioni sui provini di cemento armato tra tutte le Università siciliane».

In perfetta sintonia con l’obiettivo di rafforzare la fabbrica del consenso implementata da signori e padrini del Ponte, Aurelio Misiti, portavoce nazionale dell’MPA, ha annunciato la presentazione di alcuni emendamenti alla manovra economica in discussione al Parlamento, per un totale di 100 milioni di euro, che prevedono la realizzazione di due grandi laboratori scientifici situati a Messina e a Reggio. Il primo, di Scienza e tecnologia dei nuovi materiali, da affidare a un consorzio delle tre Università siciliane con la "Sapienza" di Roma e il secondo, di Aerodinamica e aeroelasticità, destinato a un consorzio delle tre Università calabresi con il Politecnico di Milano. Insomma, ce ne sarebbe per tutti, anche se ciò allarma classi dirigenti e accademici dell’area dello Stretto, preoccupati di perdere la leadership su contributi e commesse. Per spegnere sin dal nascere obiezioni e proteste, la società concessionaria del Ponte ed Eurolink hanno precisato di essere intenzionate a stabilire una «collaborazione privilegiata» con i due Atenei di Messina e Reggio Calabria. E i primi discutibili risultati non mancano. È di qualche giorno la notizia della firma di un contratto di locazione di un intero edificio del polo scientifico universitario "Papardo" di Messina, per ospitare l’head office, ovvero la sede delle direzioni generali della Stretto di Messina Spa, del general contractor e delle società impegnate nel monitoraggio ambientale e nel "project management" del Ponte (Fenice Spa e Parsons Transportation Group).
La struttura che si estende su un’area complessiva di 4.400 mq, comprende in particolare l'"Incubatore d’Imprese" finanziato e realizzato con i fondi della legge 208 del 1998 riservati «agli interventi di promozione, occupazione e impresa nelle aree depresse». Grazie ad una convenzione siglata 7 anni fa dall’allora rettore Gaetano Silvestri, l’incubatore fu concesso in uso a Sviluppo Italia Sicilia, ente acquisito recentemente dalla Regione Siciliana che è pure azionista di minoranza della società concessionaria del Ponte. Secondo il testo della convenzione, a Sviluppo Italia veniva affidato non solo la gestione, ma anche il completamento, con fondi dell’ente, del "Parco tecnologico" di contrada Papardo con l’obiettivo che fosse destinato all’ospitalità di spin-off industriali derivanti dalla ricerca scientifica. Nei piani di allora, la contiguità dell’incubatore con le facoltà tecnologiche avrebbe facilitato lo sviluppo di attività innovative e tecnologicamente avanzate, dotando l’Ateneo di una struttura unica nel panorama centro-meridionale. Dopo il rinnovo dei vertici accademici e l’entrata in scena dell’odierno rettore Giuseppe Tomasello, il progetto fu abbandonato sino a quando, due anni fa, Invitalia Spa, la nuova Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, avviò i lavori di restauro e di adeguamento funzionale dell’infrastruttura. Secondo quanto annunciato dalla Stretto di Messina, l’inaugurazione e l’attivazione all’interno del polo universitario del quartier generale delle società che concorrono alla realizzazione del Ponte dovrebbe avvenire entro la fine del mese di luglio.

A esprimere un giudizio fortemente critico sull’intera operazione, il professore Guido Signorino, ordinario di Economia applicata e responsabile della sezione "Economia" del Centro Studi per l’Area dello Stretto "Fortunata Pellizzeri". «L’insediamento del Centro direzionale di Eurolink nel non ancora ultimato "Incubatore d’Imprese" è una ipotesi a mio avviso bizzarra e non percorribile», afferma Signorino, che al tempo curò proprio l’accordo di partnership tra l’Università di Messina e Sviluppo Italia. «Tale struttura è dedicata alla nascita di imprese "nuove", frutto di "spin off" da ricerca. L’incubatore dovrebbe garantire, in particolare ai giovani, l’offerta di spazi adeguati a costi contenuti e servizi di supporto, di assistenza consulenziale e di reperimento di finanza dedicata ed agevolata. Nel caso dell’incubatore di Messina, esso nasce anche con lo scopo specifico di promuovere e sostenere la nascita di imprese ad opera dei laureati dell’Università».
Il professore Signorino ricorda come la permanenza nell’incubatore ha sempre una durata limitata, trascorsa la quale l’impresa esce dalla struttura per affrontare il mercato con le forze nel frattempo maturate, rendendo disponibile a nuove attività lo spazio occupato. «La permanenza nell’incubatore di Messina - spiega l’economista - era definito nell’accordo di concessione in 36 mesi, eccezionalmente prorogabili fino a 60, in modo da generare un flusso continuo di imprese nuove e innovative».
Il consorzio Eurolink non presenterebbe invece alcuna caratteristica idonea a consentirgli di diventare l’ospite-beneficiario della struttura. «Non si tratta di una impresa "nuova", risultando dalla costituzione in consorzio dell’associazione di imprese vincitrice della gara per il general contractor del Ponte, svoltasi tra il 2005 ed il 2006», aggiunge Signorino. «Sicuramente il Ponte non è frutto di "progetti di ricerca" dell’Università di Messina, né il consorzio è costituito da imprenditori giovani e non sufficientemente attrezzati per affrontare i costi normali della permanenza sul mercato. In relazione alla durata della locazione, Eurolink dovrebbe installarsi prima dell’inizio dei lavori, che avranno una durata minima di sei anni. Occorre dunque pensare ad una permanenza per lo meno pari ad 80 mesi. Per ciò che riguarda il costo della locazione, non noto, occorre ricordare che la logica dell’incubatore non è quella della valorizzazione reddituale degli immobili. Sviluppo Italia è una SpA pubblica nata per promuovere le imprese, non per incrementare la sua rendita con l’affitto di locali ottenuti in concessione». L’economista rileva infine che lo stabile di contrada Papardo è in via di ristrutturazione con un finanziamento pubblico concesso per lo specifico scopo di realizzarvi l'"incubatore": «la sua utilizzazione a beneficio del consorzio Eurolink costituirebbe, a mio avviso, una distorsione di tali finalità, di cui si gioverebbe un gruppo di imprese già esistenti e attive sul mercato internazionale».
Rilievi pesanti che forse meriterebbero l’apertura di un fascicolo in Procura per accertare se non siano stati commessi possibili illeciti con la riconversione dei locali universitari nel centro strategico dei business men del Ponte.

*Antonio Mazzeo, militante ecopacifista ed antimilitarista, ha pubblicato alcuni saggi sui temi della pace e della militarizzazione del territorio, sulla presenza mafiosa in Sicilia e sulle lotte internazionali a difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Ha inoltre scritto numerose inchieste sull’interesse suscitato dal Ponte in Cosa Nostra, ricostruendo pure i gravi conflitti d’interesse che hanno caratterizzato l’intero iter progettuale. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, "Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte" (Edizioni Punto L, Ragusa).

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09 agosto 2010
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