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La strage di Alcamo Marina: l'ex carabiniere confessa le torture agli arrestati

"Dopo l'uccisione dei miei due colleghi, i fermati furono interrogati con scariche elettriche e acqua salata in bocca con un imbuto"

17 marzo 2012

Dopo l'assoluzione, nel febbraio scorso, di Giuseppe Gulotta, che ha scontato da innocente 21 anni di carcere per la strage nella caserma dei carabinieri di Alcamo Marina, la Corte d'appello per i minorenni di Catania, su richiesta del Procuratore Generale Mariella Ledda, ha disposto la sospensione dell'ordine di esecuzione della pena emesso dalla Procura generale di Caltanissetta nel 1992, nei confronti di Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Sant’Angelo, condannati rispettivamente a 14 e 22 anni, per la stessa strage, avvenuta nel 1976, e nella quale furono uccisi due carabinieri.
La richiesta era stata avanzata durante l'udienza, dei giorni scorsi a Catania, del processo di revisione per i due imputati, che vivono in Brasile. Al termine di un complesso iter giudiziario, passato attraverso 14 processi, Ferrantelli e Santangelo erano stati condannati per l'eccidio. Ma, scarcerati tra un processo e l'altro, si sono rifugiati in Brasile che alcuni anni fa ha respinto la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità italiane.
La prossima udienza è stata fissata per il 27 aprile. L'avvocato Maurizio Lo Presti, legale dei due imputati, ha detto: "Aspettiamo adesso che vengano in aula Ferrantelli e Santangelo a spiegare cosa accadde quella notte. Il 27 aprile spero di portarli in aula".

Intanto, durante il processo di revisione per Ferrantelli e Santangelo, l'ex sottufficiale dei carabinieri Renato Olino ha confermato in aula le torture nei confronti dei giovani arrestati.
"Giuseppe Vesco fu fatto spogliare e fu legato mani a piedi a due casse di legno messe una sopra l'altra. Un carabiniere gli teneva il naso, l'altro gli versava acqua mista a sale da un secchio con un imbuto che gli avevano messo in bocca", ha detto l'ex maresciallo durante l'udienza di Catania davanti alla Corte d'appello per i minori. Vesco era uno dei quattro arrestati; si suicidò in carcere.

Olino ha ricordato la notte in cui Vesco, privo di una mano, fu fermato a bordo di un'auto e trovato con due pistole, un revolver calibro 7,65 e una calibro 9 parabellum. "Portai le armi al colonnello Russo e avemmo poi la conferma circa la loro compatibilità con i bossoli ritrovati sul luogo della strage. Avevo capito che l'uomo sarebbe stato sottoposto a un interrogatorio duro e mentre eravamo in auto dissi a Russo che era inutile fare questo passo dopo che avevamo avuto il riscontro delle armi. Lui mi rispose che non era d'accordo e aggiunse 'sì, così ce lo ritroviamo libero per Alcamo accusato solamente di ricettazione". "L'interrogatorio - ha continuato Olino - proseguì con scariche elettriche da un telefono da campo. Il colonnello Russo poi promise a Vesco che se avesse fatto i nomi dei complici lui non gli avrebbe chiesto più nulla e Vesco fece così i nomi dei presunti complici: Giuseppe Mandalà, Giuseppe Gullotta, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo. Dopo di che scattarono le perquisizioni e i sequestri in casa degli indagati. Mi sentivo indegno di essere ancora un carabiniere e mi era sorto il dubbio che potevano essere accusati degli innocenti. Venni a sapere di violenze gratuite nei confronti di quei ragazzi, di finte esecuzioni con la pistola prima scaricata e poi puntata alla testa. Per questo decisi di lasciare l'arma. Non è stato facile, è stata una scelta molto sofferta".
Alla fine dell'udienza Olino ha parlato con i giornalisti: "A causa di questa vicenda sono stato costretto a lasciare l'Arma. Non ho un reddito e non posso chiede un risarcimento perché è tutto prescritto. Chiederò al capo dello Stato di valutare la mia situazione perché non sono riuscito a ricostruirmi una vita. Chiedo un sostegno, non per me ma per dare un futuro ai miei figli. Non hanno fatto niente e pagheranno le conseguenze di questa mia scelta di legalità".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

- Assolto dopo 21 anni di carcere (Guidasicilia.it, 14/0

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17 marzo 2012
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