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La strage di Alcamo Marina

Dopo l'assoluzione di Giuseppe Gulotta, innocente in carcere per 21 anni, adesso sono pronte altre due scarcerazioni

17 febbraio 2012

Dopo l'assoluzione di Giuseppe Gulotta, che ha scontato da innocente 21 anni di carcere, per altri due imputati della strage nella caserma dei carabinieri di Alcamo Marina si apre a Palermo il processo di revisione.
L'udienza è stata fissata per il 16 marzo davanti alla Corte d'appello per i minori, dato che all'epoca dei fatti Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo avevano 17 anni.
Al termine di un lungo iter giudiziario, passato attraverso 14 processi, Ferrantelli è stato condannato a 14 anni e Santangelo a 22. Ma, scarcerati tra un processo e l'altro, si sono rifugiati in Brasile. Alcuni anni fa erano stati individuati dalla polizia italiana e arrestati ma la richiesta di estradizione era stata poi rigettata dalla suprema corte brasiliana. In Sud America si sono formati una famiglia e avviato attività imprenditoriali: uno gestisce un maneggio, l'altro fa il costruttore.

Come Gulotta, anche loro hanno ottenuto la revisione del processo quando la magistratura ha accertato che il loro accusatore, Giuseppe Vesco, aveva confessato sotto tortura di avere organizzato nel gennaio 1976 l'assalto alla caserma culminato con l'uccisione dei carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. A parlare delle torture è stato l'ex maresciallo Renato Olino, componente della squadra di investigatori guidata dal colonnello Giuseppe Russo ucciso l'anno dopo dalla mafia.
Nell'udienza del 16 marzo del processo di revisione è stato chiamato a deporre lo stesso Olino e l'ex maresciallo Giuseppe Provenzano, stretto collaboratore di Russo, il quale avrebbe parlato in famiglia delle torture dei giovani sospettati di avere compiuto la strage con motivazioni terroristiche. Di queste confidenze c'è traccia anche in alcune intercettazioni: ne avrebbero parlato al telefono i figli di Provenzano, pure loro citati come testi. Provenzano è ora indagato con altri colleghi dalla Procura di Trapani che ipotizza per loro vari reati tra cui violenza e sequestro di persona.

Giuseppe Gulotta dopo l'assoluzione è tornato a Certaldo (Firenze) dove vive con la famiglia. I suoi difensori hanno ribadito che chiederà un risarcimento di 50 milioni per ingiusta detenzione. Insomma, dopo una condanna e 21 anni di galera da innocente, per gli avvocati Pardo Cellini e Baldassare Lauria adesso è il momento di chiedere conto allo stato per l'ingiustizia subita dal loro assistito. "Non si tratta di una richiesta motivata da vendetta - ha spiegato l'avvocato Cellini - d'altra parte qua siamo oltre il semplice errore giudiziario. Chiederemo 50 milioni di euro perché da parte dei giudici che condannarono Gulotta c'è stato dolo. Quest'uomo è stato vittima di un vero e proprio complotto".
Come ha reagito alla sentenza? "E' un uomo estremamente buono, probabilmente sta realizzando solo ora l'ingiustizia che ha subìto. Dopo la lettura della sentenza, ha uno sguardo completamente diverso, una luce impressionante negli occhi".
Occhi che si risvegliano da un incubo iniziato il 26 gennaio del 1976, quando alla casermetta di Alcamo si consumò un duplice omicidio che, a questo punto, rimane avvolto nel mistero.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

- Assolto dopo 21 anni di carcere (Guidasicilia.it, 14/02/12)

 

 

 

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17 febbraio 2012
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