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La Strage di Capaci e l'estremismo nero

Per la morte di Giovanni Falcone si indaga anche su due estremisti di destra

08 ottobre 2013

Oltre Cosa Nostra, l'estremismo nero. Per la prima volta riguardo alle responsabilità della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e la scorta, si aprono nuove piste. Come riporta in un articolo il Fatto Quotidiano.

Lui è un dirigente di polizia in pensione con il volto deturpato da un colpo d'arma da fuoco, e per questo soprannominato "il bruciato" o "faccia di mostro". Lei è una donna addestrata, forse nei campi paramilitari sardi utilizzati da Gladio. Entrambi sarebbero vicini ad ambienti dell'eversione nera. Il primo, Giovanni Aiello, è formalmente indagato per strage; la seconda, "la segretaria Antonella", è in corso di identificazione da parte della procura di Caltanisetta che ha riaperto il fascicolo della strage di Capaci, puntando per la prima volta verso responsabilità oltre Cosa Nostra.

Agli atti è finita una nuova rivelazione del pentito Gioacchino La Barbera, "il picciotto" di Altofante che partecipò alle fasi operative della strage: durante un colloquio investigativo con il sostituto della Dna Gianfranco Donadio, ha detto che nelle riunioni preparatorie c'era "un uomo sconosciuto", che "parlava a bassa voce". Per la prima volta, dunque, sulla scia dell'indagine "parallela" svolta nei mesi passati da Donadio, la procura di Caltanisetta alza il livello delle indagini su Capaci dalla semplice manovalanza mafiosa e ipotizza un ruolo dei servizi segreti nell'attentato contro il giudice Falcone e la sua scorta, seguendo (con le cautele del caso, ma anche con l'avvio delle deleghe di indagine) quel filo che legherebbe mafia, servizi ed eversione nera, e che Donadio nei mesi passati ha messo al centro del suo lavoro investigativo volto a confermare - come lui stesso ha riferito al capo della Dna Franco Roberti - "la presenza di elementi appartenenti ai servizi segreti, in particolare legati all'eversione di destra, in molte parti degli accertamenti" sullo stragismo.

L'ex poliziotto in pensione non è una nuova conoscenza per la procura di Caltanisetta che lo aveva iscritto nel registro degli indagati già una prima volta nel 2010 per concorso esterno in associazione mafiosa, per poi chiedere la sua archiviazione, giunta nel dicembre 2012. L'ombra di un personaggio col volto sfigurato si allunga, infatti, da molti anni sui misteri di Palermo. Di "faccia di mostro", aveva già parlato anche il pentito Luigi Ilardo, definendolo un "killer di Stato", poco prima di essere ucciso nel '96. Lo stesso Ilardo che, senza essere creduto, aveva collegato le stragi siciliane del '92 alla strategia della tensione, facendo riferimento ad ambienti para-istituzionali che avrebbero utilizzato Cosa Nostra per attuare il piano stragista. Ma nelle nuove indagini non ci sono solo le indicazioni dei pentiti: i pm attendono l'esito delle analisi sui tre reperti - guanti, mastice e torcia - trovati subito dopo l'esplosione sopra un sacchetto di carta, a 63 metri dal cratere, ma a poca distanza dal tunnel di Capaci.

[Informazioni tratte da Huffington Post e Il Fatto Quotidiano]

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08 ottobre 2013
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