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La tanta corruzione nella P.A. siciliana

L'allarme della Corte dei Conti: in aumento l'indice di corruzione nella Pubblica Amministrazione della Regione

02 marzo 2010

In Sicilia è sempre più alto l'indice di diffusione di casi di corruzione e di peculato. Una segnalazione che arriva dal presidente della Corte di Conti, Luciano Pagliaro, durante la relazione inaugurale dell'anno giudiziario della sezione giurisdizionale. Quasi tutte le sentenze di condanna (41) e di assoluzione (22) hanno riguardato le tipologie di danno collegate a reati come il peculato, la corruzione e la concussione. Si tratta di illeciti commessi nell'esecuzione di lavori pubblici, nel conferimento di incarichi di consulenza, nell'indebita percezione o nell'uso distorto di contributi comunitari. Diversi gli episodi di "malasanità".
La Corte dei conti ha anche promosso giudizi per danni all'immagine della pubblica amministrazione provocati appunto dalle condanne per corruzione e altro. "Ma le iniziative della magistratura contabile hanno dovuto confrontarsi - ha denunciato Pagliaro - con le limitazioni imposte da una norma del 2001. E si tratta di una norma che circoscrive, in modo probabilmente eccessivo, i casi in cui è configurabile una compromissione della reputazione, del prestigio e della credibilità dell'amministrazione".

Per il presidente Pagliaro appaiono preoccupanti i limiti alla perseguibilità del danno all'immagine ai soli casi in cui vi sia stata una condanna per reati contro la pubblica amministrazione. La sezione siciliana della Corte dei conti è stata la prima a sollevare per questo una questione di legittimità costituzionale. Altre difficoltà all'azione dei giudici vengono, sempre a giudizio di Pagliaro, anche da quelle norme che prevedono la possibilità di eccepire la nullità degli atti compiuti dal pm "in ogni momento" e da "chiunque vi abbia interesse" sia nei casi in cui sia violata la nuova disciplina sul danno all'immagine sia in mancanza di una "specifica e concreta notizia del danno". Quest'ultima disposizione impone che sul danno prodotto si abbiano notizie molto precise. Non bastano in sostanza segnalazioni generiche da approfondire con successivi accertamenti. Tutto questo, ha denunciato Pagliaro, non appare estraneo al disegno del legislatore di ridimensionare i poteri del pm "già compromessi dalla riduzione da dieci a cinque anni dei termini di prescrizione" degli illeciti.
Malgrado le difficoltà incontrate la Corte dei Conti ha emesso sentenze di condanna per oltre 4 milioni e 381 mila euro. In gran parte si tratta di dipendenti statale e di enti locali; un solo caso riguarda un dipendente regionale. Inoltre, aumentano le citazioni a giudizio: la Procura ne ha emesse 138 l'anno scorso: 229 amministratori o funzionari pubblici, in Sicilia, devono rispondere di un danno erariale di 34.515.116 euro. Fra i nomi più noti l'ex governatore Salvatore Cuffaro, l'attuale presidente Raffaele Lombardo e l'ex capo dell'ufficio legislativo Francesco Castaldi, chiamati a restituire 7 milioni e 300 mila euro (in attesa del giudizio) per l'assunzione ingiustificata dei giornalisti dell'ufficio stampa. Si tratta di un dato nettamente superiore a quello dell'anno precedente quando il danno erariale accertato non aveva raggiunto 19 milioni.

Nella relazione inaugurale è stato anche spiegato perchè in Sicilia gli appalti costano di più e il meccanismo perverso che comporta per le opere pubbliche una spesa superiore al normale. Alla base di tutto c'è il meccanismo di calcolo previsto da una legge regionale (numero 2 del 2007). "In Sicilia - ha osservato Pagliaro - quasi tutti gli appalti di importo inferiore a 5 milioni e 150 mila euro vengono aggiudicati per sorteggio, dal momento che tutte le imprese partecipanti alla gara per evitare di essere escluse presentano un'offerta al ribasso pari a 7,3152 per cento". "Poichè nel resto d'Italia la percentuale si attesta al 12-15 per cento è evidente che le pubbliche amministrazioni siciliane presentano un maggior costo pari al 5-8 per cento dell'importo a base d'asta". E, come se non bastasse, non c'è "alcuna garanzia sulla capacità e serietà della ditta aggiudicataria estratta a sorte". L'esperienza di questi anni ha indotto il presidente della Corte dei conti ad auspicare che il meccanismo del sorteggio, dal quale derivano maggiori costi e minori garanzie, venga superato da una nuova legge regionale.

[Informazioni tratte da ANSA, La Siciliaweb.it]

- Se la corruzione diventa cronica (Guidasicilia.it, 18/02/10)

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02 marzo 2010
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