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La Terra taglia il traguardo dei 7 miliardi di abitanti

Negli ultimi 12 anni la popolazione mondiale è aumentata di 1 miliardo di abitanti

01 novembre 2011

Il 31 ottobre 2011 la popolazione mondiale ha tagliato il traguardo dei 7 miliardi di abitanti, un miliardo in più rispetto a 12 anni fa, ben 6 miliardi in più rispetto al 1800. Sul nostro pianeta vive oggi un crescente numero di giovani, soprattutto in Asia, Africa, America Latina, con "davanti un futuro incerto", mentre si registra un costante invecchiamento della popolazione, soprattutto in Europa e America del Nord.
Ma non solo. C'è una sempre più intensa mobilità, ovunque, all'interno dei paesi, e tra paesi e continenti diversi, un costante espandersi delle città con costi e benefici, a cominciare dall'impatto ambientale. Ed in testa tra i primi 2 paesi che superano i miliardi di abitanti ci sono Cina e India, con popolazioni ed economie che "crescono al ritmo più vertiginoso".

E' questo lo stato della popolazione del mondo nel 2011 tracciato nel Rapporto "Il mondo a 7 miliardi: le persone e le opportunità" lanciato, in contemporanea mondiale, dall'Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, e la cui versione italiana è curata da Aidos, l'Associazione italiana donne per lo sviluppo.
Il Rapporto osserva le tendenze e le dinamiche che definiscono il pianeta dei 7 miliardi e mostra che cosa stanno facendo, all'interno delle loro comunità, persone diversissime per paesi di appartenenza e per circostanze di vita, "al fine di trarre il massimo dal nostro mondo popolato da 7 miliardi di persone". Alcune di queste tendenze sono particolarmente degne di nota. Secondo il Rapporto Unfpa oggi vivono nel mondo 893 milioni di persone che superano i sessant'anni, entro la metà del secolo il loro numero raggiungerà i 2,4 miliardi. E ancora. Una persona su due vive in città, e in soli 35 anni il rapporto sarà di due su tre. I giovani sotto i 25 anni costituiscono già il 43 per cento della popolazione mondiale, e in alcuni paesi raggiungono addirittura il 60 per cento.
La rapida crescita della popolazione mondiale, sottolinea il Rapporto dell'Unfpa, è un fenomeno recente. Circa 2000 anni fa il mondo intero era abitato da circa 300 milioni di esseri umani. Ci sono voluti più di 1600 anni perché quella cifra raddoppiasse, raggiungendo i 600 milioni. La crescita demografica ebbe un'impennata a partire dal 1950: la riduzione della mortalità nelle regioni meno sviluppate ha portato a una stima della popolazione mondiale, nel 2000, di 6,1 miliardi, quasi due volte e mezzo la cifra di cinquant'anni prima. Con la diminuzione dei tassi di fecondità in quasi tutto il mondo, il tasso globale di crescita è sceso rispetto al picco, raggiunto nel periodo 1965-70, del 2,0 per cento.

Cina, India, Mozambico, Nigeria, Etiopia, Egitto, Messico, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Finlandia, sono i paesi su cui si concentra il Rapporto dell'Unfpa per fare luce sulle sfide e sulle opportunità dell'essere 7 miliardi di persone, sempre più connesse, sempre più interdipendenti. Tra i suoi aspetti chiave, il Rapporto analizza l'evolversi della fecondità, perché, spiegano gli analisti, "se è vero che ovunque nel mondo ci si sta orientando verso famiglie più piccole, diversi sono i modi per consentire alle persone di scegliere davvero di avere il numero di figli che desidera, quando desidera, senza correre rischi per la salute".
Nel suo World Population Prospects: The 2010 Revision (Prospettive per la popolazione mondiale: revisione 2010), pubblicato nel maggio 2011, la Divisione per la popolazione del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite prevede che nel 2050 la popolazione del pianeta raggiungerà i 9,3 miliardi di persone, un incremento superiore rispetto alle stime precedenti. Pur prevedendo un decremento sempre più consistente del tasso di fecondità, secondo questo scenario entro la fine del secolo si supereranno i 10 miliardi. Qualora la variazione nel tasso di fecondità fosse inferiore al previsto, specie nei paesi più popolosi, il totale potrebbe essere ancora superiore. Secondo i calcoli della Divisione per la popolazione, gli abitanti della Terra potrebbero essere 10,6 miliardi già entro il 2050, raggiungendo nel 2100 i 15 miliardi.

Molte le domande che pone il Rapporto da come assicurare un livello di vita dignitoso a ciascuno, salvaguardando le risorse del pianeta e riducendo le diseguaglianze tra ricchi e poveri, tra donne e uomini, tra persone istruite e persone analfabete, tra chi ha accesso ai servizi sanitari e chi non ce l'ha. Disuguaglianze che, sottolineano gli analisti, "non permettono ancora di cogliere appieno i benefici di questo immenso capitale umano". La parola chiave del Rapporto è pianificazione, dalla pianificazione familiare, alla pianificazione urbana, economica a quella ambientale, "nel rispetto dei diritti e della libertà di scelta e in modo da costruire opportunità di partecipazione: per le donne, per i giovani ma anche per le persone anziane". Secondo l'Unfpa, dunque, "è questa la posta in gioco, se si vuole preparare il mondo ad accogliere anche il prossimo miliardo di persone, atteso tra appena 13 anni, sulla quale l'Unfpa comincia a fare luce con questo rapporto". "In molte parti del mondo in via di sviluppo, laddove la crescita demografica è più rapida di quella economica, il fabbisogno di servizi per la salute riproduttiva, e in particolare per la pianificazione familiare, resta altissimo. Contenere la crescita della popolazione è una conditio sine qua non per una crescita economica e uno sviluppo accelerati e pianificati" afferma Babatunde Osotimehin, Direttore esecutivo Unfpa, nell'introduzione del Rapporto. "Le dimensioni record della popolazione - prosegue Osotimehin - si possono considerare un successo per l'umanità: gli esseri umani vivono più a lungo, e in migliori condizioni di salute". "Ma - avverte il direttore del Fondo delle nazioni unite per la popolazione - non tutti hanno potuto approfittare di questi successi, o della migliore qualità della vita che questo implica. Grandi disparità sussistono tra un paese e un altro, o all'interno di una stessa nazione. E persistono anche le condizioni di disparità di diritti e di opportunità tra uomini e donne, tra bambine e bambini". "Tracciare oggi il cammino verso uno sviluppo che promuova l'uguaglianza, anzichè rafforzare le disuguaglianze, - aggiunge - è più importante che mai".

Come salvare il mondo dalla fame in 5 punti - A oggi un miliardo di persone sulla Terra non ha cibo a sufficienza e si stima che entro il 2050 il nostro pianeta dovrà sfamare più di nove miliardi di esseri umani. Nel frattempo, le attuali modalità di coltivazioni agricole sono tra le più grandi minacce per l'ambiente globale. Questo significa che se non vengono sviluppate pratiche più sostenibili, il pianeta sarà ancora meno in grado di quanto non lo sia già oggi, di sfamare la sua popolazione.
Un team di ricercatori provenienti da Canada, Stati Uniti, Svezia e Germania, ha messo a punto un piano per raddoppiare la produzione alimentare mondiale, riducendo l'impatto ambientale dell'agricoltura. Le loro scoperte sono state recentemente pubblicate sulla rivista Nature.

La ricerca, finanziata da Nasa, Nsf e Nserc, combina le informazioni raccolte dai registri delle colture e le immagini satellitari di tutto il mondo e propone nuovi modelli di sistemi agricoli con un impatto ambientale ridotto. Il professor Navin Ramankutty, docente di geografia presso l'università McGill di Montreal (Canada), uno dei team leader dello studio, ha coordinato l'attività degli scienziati riuscendo ad arrivare ad un risultato univoco e coerente. "Molti altri studiosi hanno proposto soluzioni a problemi globali alimentari ed ambientali - ha detto Ramankutty -, ma queste erano spesso frammentate e riguardavano solo un aspetto del problema. Ora, per la prima volta tutti i dati sono stati riuniti sotto un unico quadro di riferimento che ci ha permesso di avere una chiara visione del problema. Questo rende più facile formulare ipotesi per proporre delle soluzioni concrete".

Il team ha quindi presentato un piano in cinque punti con l'ambizioso obiettivo di affrontare e risolvere il problema della fame nel mondo proteggendo al tempo stesso il pianeta:
1) Arrestare l'espansione dei terreni agricoli e il disboscamento a fini agricoli, in particolare nella foresta tropicale. Un obiettivo che può essere raggiunto grazie ad incentivi economici, dal pagamento per i servizi ecosistemici, alla certificazione e l'ecoturismo.
2) Migliorare le rese agricole. Molte regioni agricole in Africa, America Latina ed Europa orientale non sfruttano fino in fondo il loro potenziale. Migliorando l'uso delle varietà di colture esistenti, dalla gestione alla genetica, potrebbe aumentare la produzione attuale di alimenti quasi del 60 per cento.
3) Gestione strategica delle colture. L'uso corrente di acqua, nutrienti e agenti chimici per l'agricoltura soffre di quello che il team di ricerca chiama "Problema Goldilocks": troppo in alcuni punti, troppo poco in altri, raramente nella quantità giusta. Il riallocamento strategico delle colture potrebbe notevolmente incrementarne la resa.
4) Utilizzare aree fertili per il pascolo o per coltivazioni destinate alla produzione di biorcarburanti provoca grandi sprechi. Ottimizzare la produzione per uso esclusivamente alimentare umano potrebbe aumentare le calorie prodotte per persona del 50%. E vantaggi se ne trarrebbero anche dallo spostamento delle coltivazioni non alimentari da quelle destinate ad uso mano, diminuendo i rischi delle contaminazioni agricole.
5) Riduzione degli sprechi. Un terzo del cibo prodotto dalle aziende agricole finisce scartato, perché ha dei "difetti" o perché viene intaccato dai parassiti. Eliminare gli sprechi che si verificano nel percorso che il cibo fa dal campo al consumo potrebbe aumentare la disponibilità di cibo del 50%. [Adnkronos/Ign]

 

 

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01 novembre 2011
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