La tolleranza e l'accoglienza come valori insiti: Palermo ''città aperta'' all'immigrazione
Palermo si conferma città sempre più aperta al Mediterraneo
Il 74,5% dei palermitani è favorevole alle coppie miste e il 69,5% dice sì all'apertura di una moschea.
Lo rivela un'indagine della Camera di Commercio di Milano svolta in cinque grandi città italiane (Milano, Bologna, Roma, Napoli e Palermo).
Tra le cinque città Palermo si conferma una città mediterranea e aperta agli immigrati. Il 72,5% degli intervistati sostiene che è giusto che gli immigrati mantengano le loro usanze anche nel nostro Paese (a fronte del 25,5% che dice che si dovrebbero adeguare alle nostre usanze), il 69,5% è favorevole alla costruzione di una nuova moschea in città (nel 2004 il dato si assestava al 57,2%).
Anche i dati relativi ai rapporti interpersonali danno segnali positivi.
Il 74,5% è favorevole alle coppie miste e il 24% si farebbe curare tranquillamente da un medico-infermiere arabo, il 14% gli affiderebbe la custodia degli anziani e il 9,5% quella dei propri bambini. Anche il delicato tema della concessione del diritto di voto agli immigrati evidenzia, per la città di Palermo, un dato sicuramente di rilievo: il 54,5% dei palermitani è favorevole alla concessione del diritto di voto agli immigrati residenti in Italia da oltre 10 anni.
Palermo si conferma città sempre più aperta al Mediterraneo: il 42% dei palermitani afferma di avere conoscenti o amici provenienti dai paesi arabi del Mediterraneo. Questo dato è ancor più significativo se si pensa che nel 2004 la percentuale era del 30,8%. Anche i cittadini palermitani, come la media dei cittadini italiani, frequentano più o meno abitualmente gli esercizi commerciali gestiti da arabi: infatti il 29,5% degli intervistati si è recato in ristoranti gestiti da arabi, l'8,5% nei negozi di articoli etnici e il 6% in negozi di alimentari. Per il 18% dei palermitani la creazione di posti di lavoro rimane uno degli strumenti più efficaci per favorire l'integrazione tra cittadini italiani ed extracomunitari, seguito dalla creazione di luoghi di aggregazione con i cittadini italiani (9,5%) e dalla costruzione di centri di accoglienza (5%).
Fonte: La Sicilia