La tradizione marinara palermitana rivive con "Pesca ad arte"
Dal 28 al 30 settembre tanti eventi per promuovere la borgata della Kalsa
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Storie di antiche borgate marinare raccontate attraverso l'arte, la cultura e il cibo. È questo "Pesca ad arte" il progetto che vuole promuovere, partendo dalla Kalsa, il settore della pesca attraverso la valorizzazione delle sue componenti materiali e immateriali.
Il progetto dell'Assessorato regionale dell'Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea - dipartimento della pesca mediterranea - è stato curato da Pad, Palermo Art District che ha portato a Palazzo Torremuzza l'art and consulting.
Dal 28 al 30 settembre così la Kalsa, dopo i primi laboratori scolastici già iniziati la scorsa settimana, diventerà un grande contenitore a cielo aperto con diversi eventi di promozione del territorio dove a fare da traino sarà la diffusione di un'attenta educazione alimentare. Con "Pesca ad arte", infatti, si vuole valorizzare tutto quel sistema di tradizioni, attività, leggende che definiscono il patrimonio culturale legato alla pesca.
Non mancheranno momenti di promozione del prodotto ittico locale, ritenuto risorsa alimentare ricca di proteine e utile per la prevenzione di determinate patologie. Tre giorni, dunque, dove la diffusione e la valorizzazione della cultura delle arti e dei mestieri antichi legati alle tradizioni dei pescatori locali animeranno via Torremuzza e il quartiere intero.
Storico punto di riferimento per le comunità di pescatori e fonte di tradizione e sapere per l'arte della pesca e della lavorazione delle reti da parte delle donne chiamate "kasabali" che, dal ricamo sulle reti divennero anche abili ricamatrici, la Kalsa è da sempre perno della cultura pescaria palermitana. Per lungo tempo, infatti, è stata una borgata marinara con un proprio porticciolo di riferimento, limitrofo a quello di Sant'Erasmo in cui i pescatori e le loro famiglie vivevano. Il porticciolo venne demolito per consentire i lavori della "passeggiata a mare" creando non pochi problemi tra i pescatori del luogo costretti a trasferire il loro commercio a Sant'Erasmo appunto.