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La "tragedia greca" di Marcello Dell'Utri

"Nelle tragedie ci sono anche eroi: io non sono un eroe. Come ho sempre detto in questo caso l'unico eroe è Vittorio Mangano"

22 maggio 2010

Ieri si è tenuta la seconda udienza dedicata alle arringhe difensive nel processo d'appello a carico del senatore Marcello Dell'Utri (Pdl), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L'udienza è cominciata con l'intervento dell'avvocato Antonino Mormino che, riprendendo alcuni passi della sentenza di primo grado, con la quale Dell'Utri è stato condannato a nove anni di carcere, ha ribadito "l'assoluta infondatezza del quadro probatorio" a carico dell'imputato.
"Va fatto un esame critico della sentenza di primo grado - ha detto Mormino - vanno verificati i rapporti tra i fatti ricostruiti e la fattispecie come è stata contestata nei termini indicati dal tribunale". In particolare Mormino ha puntato l'attenzione sul reato contestato a Dell'Utri, il concorso esterno: "Il tribunale parla del senatore come di un 'concorrente esterno', ma il reato di concorso esterno è un reato di condotta individuale e definita, non ha un carattere permanente. Va accertata la sussistenza delle condotta finalizzata a conseguire il consolidamento dell'organizzazione mafiosa".

Il difensore di Dell'Utri ha poi parlato dell'origine dei rapporti tra il senatore e Berlusconi, "cominciati ben prima che questi si trasferisse a Milano" e trasformatisi in una profonda amicizia. "Solo dopo tempo - ha spiegato l'avvocato Mormino - Dell'Utri si trasferì a Milano fino a diventare uno dei fondatori di Forza Italia".
Poi il legale ha smentito che tra la mafia e il partito del premier sia stato stretto un patto per cui cosa nostra votando Forza Italia avrebbe ottenuto vantaggi. "Non c'é nessuna prova del patto politico-mafioso che, secondo l'accusa, sarebbe stato stretto tra la mafia e Dell'Utri e Berlusconi". "Cosa avrebbe avuto - si è chiesto retoricamente il legale - la mafia dai politici di Forza Italia o del Pdl in cambio dei voti? Questa è la domanda da farsi. E la risposta è: nulla. Nessuna legge di favore per i boss, né sul carcere duro, né sulle misure patrimoniali, né su altro, è stata mai adottata da queste forze politiche". "Casomai - ha concluso - il 41 bis è stato attenuato dal centrosinistra".

Anche ieri il senatore Marcello Dell'Utri era in aula. Prima dell'inizio dell'udienza non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma con i giornalisti ha parlato a margine dell'udienza. "Sono andato a vedere le tragedie greche. Oggi sono qui a vedere la fine di una tragedia tutta siciliana: la mia". "Voi non sapete cosa succede nell'animo di una persona che vive una tragedia come la mia", ha spiegato ai giornalisti riferendosi proprio al processo in corso. "Nelle tragedie - ha concluso - ci sono anche eroi: io non sono un eroe. Come ho sempre detto in questo caso l'unico eroe è Vittorio Mangano".

L'udienza è stata rinviata per la prosecuzione delle arringhe difensive a venerdì prossimo, quando toccherà all'altro legale, Alessandro Sammarco. Poi spetta la replica al pg Antonino Gatto e l'eventuale controreplica della difesa. Dal calendario del processo concordato tra le parti e la corte i giudici dovrebbero entrare, dopo brevi repliche, in camera di consiglio per il verdetto il 25 giugno.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

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22 maggio 2010
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