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La tratta degli schiavi

Smantellata un'organizzazione criminale che gestiva un racket per la tratta di immigrati che venivano istruiti ad eludere i controlli in Italia

03 febbraio 2006

''Abid'' in arabo vuol dire ''schiavo'', ed è così che è stata chiamata l'operazione di Polizia che ha portato alla luce un organizzazione di trafficanti di esseri umani, che aveva messo in piedi una vera e propria tratta degli schiavi che venivano istruiti ad eludere i controlli in Italia. Un'organizzazione strutturata con diverse basi in diverse città italiane, e con la ''centrale operativa'' a Crotone, in Calabria. 
Una scoperta allucinante quella fatta dalla Polizia, coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro e dalla Procura nazionale antimafia.
Violenze, maltrattamenti su persone private della propria libertà e dignità. E ancora assassinii e bambini stuprati. Sono stati migliaia i clandestini deportati con metodi barbari e inaudita violenza dalle coste libiche a quelle siciliane.
L'operazione, scattata nella notte e tuttora in corso, ha portato all'arresto di 31''trafficanti di uomini'' sudanesi, marocchini ed eritrei, arresti eseguiti oltre che in Calabria, a Milano, Firenze, Bologna e Rieti.
Alle persone coinvolte nell'operazione viene contestata l'associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù, al sequestro di persona a scopo di estorsione e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Alcuni dei componenti della vasta organizzazione criminale sarebbero, tra l'altro, responsabili degli omicidi di due cittadini nigeriani e di violenze sessuali su uomini donne e bambini durante il loro trasferimento dalla Libia all'Italia. In particolare, le violenze sarebbero state attuate ai danni di due bambini, figli di immigrati, durante il loro trasferimento, gestito dalla stessa organizzazione, dal centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto, da dove era stata agevolata la loro fuga, a Milano.
Dalle migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte dagli investigatori è emersa una dettagliatissima organizzazione dei ''viaggi della speranza'', comprendente anche un ''vademecum'' di punizioni per quanti non pagavano in tempo l'intera somma pattuita. Il barbaro protocollo prevedeva anche l'omicidio, in funzione di esempio. E vittime degli omicidi sarebbero stati due nigeriani: avrebbero tentato di abbandonare il barcone su cui erano trasportati durante il trasferimento dalle coste libiche a Lampedusa. Di questi omicidi ha parlato uno dei componenti dell'organizzazione nel corso di un colloquio telefonico con un complice intercettato dagli investigatori. ''I due nigeriani - dice una delle due persone nel corso della telefonata - sono stati uccisi con un martello. E' la prima volta che vedo qualcuno che viene ucciso a colpi di martello. Sono stati puniti perché volevano lasciare la barca per passare su una paranza di pescatori''.

Alla stessa ignobile organizzazione, sono stati attribuiti almeno 13 degli sbarchi avvenuti solo negli ultimi dieci mesi. Ingente il volume d'affari dei mercanti di uomini: il denaro pagato per la tratta veniva incassato da prestanome e trasferito all'estero per mezzo di una parcellizzazione di versamenti effettuati con il sistema del ''money transfer''. Il prezzo per la deportazione veniva estorto con metodi brutali agli stessi migranti e alle loro famiglie rimaste in patria. I clandestini che non riuscivano a pagare per intero la tariffa richiesta venivano sequestrati e incatenati all'interno di dimore fatiscenti fino all'avvenuto pagamento.
Gli immigrati provenivano dall'Egitto, dal Marocco e dal Sudan. Le partenze avvenivano dalla Libia, dove i clandestini, dopo avere attraversato il deserto, venivano raccolti in appositi campi d'accoglienza per essere poi smistati, di volta in volta, verso l'imbarco.
Il prezzo del viaggio verso l'Italia variava dai 500 ai 700 dollari in base ai ''servizi accessori'' che venivano offerti dall'organizzazione, come la possibilità di fuggire dal Centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto (Crotone), la fornitura di abiti nuovi e l'indicazione di un numero telefonico per contattare la persona incaricata di gestire il trasferimento successivo in altre città.

L'operazione, secondo quanto riferito dalla Polizia, è stata resa possibile grazie anche agli accordi di cooperazione stretti con la Libia. I provvedimenti di fermo sono stati emessi dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e firmati anche dal procuratore, Mariano Lombardi, e dal procuratore aggiunto, Mario Spagnuolo, addetto alla Dda.

E intanto il Sisde avverte: ''In primavera ci si attende una nuova ondata di sbarchi''
Per la prossima primavera il Sisde teme una nuova ondata di sbarchi di immigrati clandestini sulle coste siciliane. A dirlo è stato il presidente del Copaco, Enzo Bianco, al termine dell'audizione del direttore del Sisde, Mario Mori. ''Mori - ha spiegato Bianco - nei giorni scorsi è andato in alcuni Paesi nordafricani e maghrebini e ci ha detto che in primavera può esserci una nuova ondata di clandestini provenienti dalle coste libiche''. Già in queste ultime settimane, ha rilevato, ''c'è stato un incremento del 30% negli sbarchi rispetto agli anni precedenti''.
Il presidente Bianco ha parlato di ''centinaia di migliaia di persone provenienti dall'Africa subsahariana che fanno pressione sui confini libici. Gli uomini del Sisde hanno visitato alcuni centri di permanenza ai confini del deserto e lì c'è una pressione inimmaginabile''. ''Ciò - ha aggiunto - dipende dal fatto che il canale migratorio verso la Spagna si è interrotto ed ora chi vuole andare in Europa lo fa attraverso l'Italia''.

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03 febbraio 2006
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