La valigetta del generale Dalla Chiesa
31 anni dopo l'omicidio i pm di Palermo indagano sulla presunta scomparsa di una valigetta
I pm di Palermo, Vittorio Teresi e Nino Di Matteo, hanno sentito giovedì a Roma Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Gli inquirenti indagano sulla borsa del generale che sarebbe stata rubata dopo il suo omicidio, a Palermo, il 3 settembre 1982.
Ad aprire questa pista è stata una lettera anonima inviata a Di Matteo nella quale si dice che "un ufficiale dei carabinieri ha portato via quella borsa, che conteneva dei documenti".
La settimana scorsa, Nando Dalla Chiesa aveva detto di ricordare quella "valigetta di pelle marrone, senza manico". "Dopo la sua morte - ha detto -, non l'abbiamo più trovata. Pensavano che fosse andata persa nel trambusto di quei giorni. Evidentemente, non era così".
In un video della Rai, che riprende la scena del delitto, si nota effettivamente un militare con una valigetta marrone sotto braccio molto simile a quella di Dalla Chiesa.
La stagione degli eccidi e delle stragi siciliane resta un'insidiosissima scatola cinese o, a seconda delle prospettive, un buco nero.
"Il giallo della valigetta ci riporta ai mandanti esterni a Cosa Nostra"
di Gaia Bozza (fanpage.it, 15 febbraio 2013)
Carlo Alberto Dalla Chiesa fu ucciso solo dalla mafia? E' questa una domanda che, a più di trent'anni dal delitto, continua a non ricevere risposta. E' di ieri la notizia del video Rai, acquisito dai magistrati della Dia, che ha riaperto il caso: dopo il delitto, nel video si vede una valigetta di pelle marrone tra le mani di un militare.
Poche settimane fa il figlio del prefetto ha ricordato che proprio quella borsa non è stata mai ritrovata. "Questa è una svolta - dice a Fanpage - Mia sorella, che ho sentito poco fa, mi garantisce che la valigia è proprio quella di nostro padre. Un elemento importante, che ci riporta ad una delle ipotesi che avevamo fatto dopo l'omicidio, ma ora non bisogna giungere a conclusioni spicce o superficiali".
La lettera anonima - A innescare tutto è stata una lettera anonima, arrivata lo scorso settembre al procuratore Di Matteo, uno dei magistrati che indaga sulla trattativa Stato-mafia: "Un ufficiale dei Carabinieri - si legge nella missiva - in servizio a Palermo si preoccupa di trafugare la valigetta di pelle marrone che conteneva documenti scottanti, soprattutto nomi scottanti riguardanti indagini che Dalla Chiesa sta cercando di svolgere da solo".
La borsa - E' importante, evidentemente, che "la borsa sia stata presa in carico o trafugata da qualcuno e i suoi contenuti non siano mai stati consegnati", continua il figlio del generale. Dalla Chiesa non si spinge oltre: "Ah, saperlo, cosa contenesse quella valigetta. Può darsi anche che non fossero documenti segreti, bensì ufficiali, ma io lo vedevo sempre con quella borsa".
Mandanti esterni a Cosa Nostra - Il fatto che la persona inquadrata sia probabilmente un carabiniere, rafforzerebbe le ipotesi della prima ora, e cioè "la stessa cosa che abbiamo pensato a proposito della vicenda della cassaforte. Quando venne aperta, vi trovammo una scatola vuota". E subito dopo il delitto "personale, credo dei servizi, entrò dentro casa di mio padre con la scusa di coprire il cadavere di mio padre con un lenzuolo. Una cosa che non sta né in cielo, né in terra". Il momento è troppo delicato, Dalla Chiesa non ci dice di più: "Le varie ipotesi devono essere confrontate meglio. Ma questo elemento ci riporta ai mandanti esterni a Cosa Nostra".
I pm che indagano sulla trattativa stato-mafia hanno voluto vederci chiaro e Nando Dalla Chiesa è stato ascoltato come testimone.
- "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti" (Guidasicilia.it, 03/09/12)