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La verità italiana

Diffuso il rapporto italiano sull'uccisione di Nicola Calipari. Tra Usa e Italia impossibili ''conclusioni finali condivise''

03 maggio 2005

A due giorni dalla diffusione del rapporto americano, l'Italia ha consegnato all'ambasciatore Usa, Mel Sembler, il suo documento sull'uccisione di Nicola Calipari.
Redatto dal diplomatico Cesare Ragaglini e dal generale Pierluigi Campregher, scelti per lavorare nella commissione di inchiesta Usa-Italia, è una risposta, punto per punto, al rapporto americano, del quale confuta dettagli e particolari e con la quale si solleva il funzionario del Sismi da ogni responsabilità.
L'opposta verità italiana, su quanto accaduto il 4 marzo scorso al check point 541, sulla strada che da Baghdad porta all'aeroporto, quando Nicola Calipari rimase ucciso dal fuoco amico americano appena dopo aver preso in consegna Giuliana Sgrena rapita in Iraq un mese prima, spiega l'impossibilità - come dichiarato da Farnesina e Dipartimento di Stato Usa - di giungere a ''conclusioni finali condivise''.

Per i relatori americani rimane un punto fermo che i soldati del blocco 541 non erano stati informati del passaggio del convoglio italiano, che la Toyota con a bordo i funzionari del Sismi e l'ostaggio liberato andava a velocità sostenuta e che, soprattutto, i militari si attennero alle regole d'ingaggio che includono, come ultima opzione, la possibilità di far fuoco per uccidere.
Una ricostruzione assai diversa da quella stilata dai funzionari italiani, che hanno parlato di assenza di segnale al posto di blocco, di militari che sparano ''per inesperienza'', e di una velocità dell'auto dimezzata rispetto a quella valutata nel rapporto americano.

Di seguito i punti salienti della relazione italiana sull'omicidio di Nicola Calipari:

NESSUN AVVERTIMENTO - Nessun segnale ''avvertiva il traffico in arrivo della presenza del posto di blocco americano'', ossia ''mancava la più elementare misura precauzionale sia del traffico civile, sia per i militari stessi'': ''una regola importante - recita il testo - non era stata rispettata dagli operatori''. Dunque l'assenza di ''riferimenti formali a regole chiare che avrebbero dovuto e potuto essere osservate - si legge - rende problematica la precisa individuazione, attribuzione e graduazione di specifiche responsabilità individuali''.
L'assenza di segnali è stata confermata da un ufficiale Usa, dell'unità coinvolta nella sparatoria, che tuttavia ritenne la circostanza ininfluente visto che - a suo dire - gli italiani non avrebbero compreso il significato dei cartelli ''perché scritti in arabo e in inglese''.
Secondo le regole d'ingaggio adottate dagli americani - e citate nel rapporto del Pentagono - i soldati al posto di blocco hanno nell'ordine: puntato un potente faro sull'auto in avvicinamento prima che questa arrivasse alla ''linea di allerta''; diretto il puntatore al laser verde contro il parabrezza della Toyota, una volta che l'auto aveva raggiunto la ''linea di allerta''; gridato e sparato due-tre raffiche sull'area erbosa alla destra dell'auto che si stava avvicinando alla ''linea di avvertimento''; infine sparato un'altra raffica verso il motore, ''sventagliandola dal terreno sul lato del passeggero verso il motore'' nel tentativo di fermarlo.
Dai rapporti, sia pure da presupposti diversi, emergono due circostanze precise: i soldati del check point 541 non sapevano che gli italiani si stessero avvicinando; gli italiani, per parte loro, non sapevano che sulla rampa della strada che porta all'aeroporto ''ci fosse un posto di blocco''.
 
SITO DELLA SPARATORIA NON PRESERVATO - Il rapporto italiano si sofferma in un punto in particolare, ed è quello nel quale i funzionari del italiani della commissione di indagine denunciano che dopo la sparatoria: ''il luogo dell'evento non è stato preservato". Circostanza che ''non ha consentito a coloro che hanno svolto l'indagine sommaria, nelle ore immediatamente successive, di acquisire misurazioni precise delle distanze e delle posizioni sul terreno degli oggetti di rilievo coinvolti nell'evento''.
Una delle pecche dell'indagine è stata la rimozione dei bossoli ''effettuata, asseritamente, al fine di consentire libertà di movimento della torretta del veicolo col quale è stata trasportata la signora Sgrena all'ospedale, e per evitare che forassero i pneumatici delle autovetture''.

IL CHECK POINT 541 - Gli americani hanno detto che gli uomini in turno al check point erano dieci: Capitano Michael Drew; tenente Robert Daniels; tenente Nicolas Acosta; sergente Sean O' Hara; sergente Luis Domangue; sergente Micheal Brown; soldato scelto Kenneth Mejia; soldato scelto Mario Lozano; soldato scelto Brian Peck; sergente Edwin Feliciano.
Il posto di blocco - uno dei quattro su quella strada - era stato allestito per proteggere il passaggio dell'allora ambasciatore Usa in Iraq, John Negroponte, oltre un'ora prima della sparatoria. Nella Toyota erano presenti secondo gli Usa: Nicola Calipari, il suo collega del Sismi Andrea Carpani e la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Sulla composizione del distaccamento Usa al check point 541 e sugli occupanti italiani della Toyota nessun rilievo da parte italiana. Molte, invece, le critiche all' ''errore di avere lasciato la gestione del Centro operativo tattico ai militari del battaglione di artiglieria laddove non erano ancora capaci di gestirlo correttamente e non erano in grado di coordinarsi con le altre unità''. Critiche, invece, alla ''evidente mancanza di un adeguato approfondimento e specificazione'' delle procedure da seguire nel caso di attivazione di un posto di controllo lungo una strada considerata ad alto rischio. In particolare le critiche sono indirizzate verso ''le valutazioni di rischio, l'equipaggiamento necessario per il loro allestimento, le considerazioni sulla selezione del sito, e la collocazione di segnalai o di indicatori chiaramente visibili sia di giorno sia di notte, adottando standard comunemente accettati in ambito internazionale, per tanto riconoscibili facilmente sia da parte di soldati che di civili.

LE REAZIONI ISTINTIVE DEI SOLDATI USA - Il documento, pur escludendo la volontarietà dei soldati di uccidere Calipari, mette in luce ''lo stress e l'inesperienza'' dei militari al posto di blocco: ''Sulla base delle evidenze che è stato possibile acquisire - c'è scritto a pagina 52 - non sono stati individuati elementi atti a far supporre che i fatti e le vicende che hanno portato alla tragedia siano riconducibili a elementi di volontarietà. E' verosimile che lo stato di tensione, dipendente dalle circostanze di tempo, modo e luoghi, e probabilmente da qualche livello di inesperienza e stress, abbia potuto indurre taluni militari a reazioni istintive e poco controllate''.
Il rapporto italiano, inoltre, sottolinea il relativo addestramento dei soldati che componevano il BP 541 i quali, provenendo - nella vita privata - da attività non specificatamente militari, erano stati affiancati ad un'altra unità. Da questa, dice il rapporto italiano, hanno ricevuto un addestramento ''per imitazione'', ''di per sé non ottimale per la formazione dei militari di professione, ancor meno efficace se applicato a personale della riserva''.

LA VELOCITA' DELLA TOYOTA -  La velocità della macchina, secondo il rapporto, non appare rilevante. E comunque si ricorda che l'agente del Sismi sopravvissuto ai colpi Usa ha dichiarato che l'automobile andava ad una velocità costante di circa 70 kmh prima di entrare in un' enorme pozza d'acqua in un sottopasso, che lo ha fatto decelerare ad una velocità pari a 40-50 chilometri orari: più o meno la metà di quanto sostenuto dai soldati americani.
Infatti, nel rapporto del Pentagono si sostiene che il sergente Brown, addestrato a stimare la velocità dei veicoli perché poliziotto a New York, ha valutato che la Toyota stava procedendo a circa 50 miglia orarie (circa 80 km/h) e che non diminuì l'andatura nemmeno dopo il primo avvertimento luminoso.
Giuliana Sgrena concorda sul fatto che prima di imbattersi nella pozza la vettura andasse ad una 'velocità normale' all'uscita della pozza d'acqua la marcia aveva subito un ''sensibile rallentamento''. Nel rapporto italiano, altresì, si sottolineano le contraddizioni nelle testimonianze dei militari Usa sulla velocità tenuta dalla Toyota (''viene stimata, con pretesa precisione, da ognuno in maniera diversa: si va dalle 50 alle 80 miglia orarie'').

IL COORDINAMENTO FRA GLI ITALIANI E GLI AMERICANI - Gli Stati Uniti erano al corrente dell'arrivo di Calipari e dell'altro funzionario del Sismi, e della loro permanenza a Bagdad, anche se forse non erano a conoscenza di tutti i dettagli.
Per gli americani ''nessuno dei soldati'' al posto di blocco e nessuna autorità americana sapeva dell'arrivo degli italiani, anche se un capitano ne era al corrente in quanto informato ''poco prima della sparatoria''. Secondo la versione Usa, con un ''maggior coordinamento'' si sarebbe potuta evitare la morte di Calipari.
Gli italiani dissentono con gli americani su una questione nodale: non è rilevante ''chiedersi cosa sarebbe successo se la catena di comando avesse saputo del contenuto dell'operazione, né quale avrebbe potuto essere il comportamento dei militari nel caso avessero saputo che un'auto alleata si stava avvicinando''. Un soldato americano, dice il rapporto italiano, ha detto che nulla sarebbe cambiato e altri due che avrebbero chiesto i documenti agli italiani.

I PROIETTILI - Sembrano concordanti le analisi contenute nei due rapporti sui proiettili sparati o che hanno colpito la Toyota. I due rapporti concordano, in particolare, sul numero dei proiettili (undici), tutti calibro 7,62 mm., che hanno perforato la parte anteriore destra della vettura, esplosi dallo stesso militare, indicato nella relazione italiana con la sigla Usa-A-8.

DOPO LA SPARATORIA - Secondo i relatori americani, Calipari esce dall'auto con le mani alzate, impugna un cellulare. Quattro militari gli si avvicinano, armi puntate: lo tengono a terra e gli chiedono chi ci sia sull'auto. Dopo l'esame del distintivo e dei documenti di Calipari, e la perquisizione del veicolo, prestano i primi soccorsi al funzionario - definito ''gravemente ferito'' - e alla Sgrena, anch'essa ferita. Calipari però ''muore pochi minuti dopo''.
Il rapporto italiano definisce in ''netta dissonanza'', rispetto alle altre, la testimonianza di un soldato americano, che ha riferito di avere sentito il funzionario del Sismi sopravvissuto dire che ''prima di essere inquadrato dalla luce, e di essere colpito dai proiettili, era nel panico, che per questo aveva accelerato, e che aveva fretta di recarsi in aeroporto''. Nessun altro soldato Usa ha definito, dice il rapporto, il conducente ''nel panico'', ''semmai scosso per il fuoco amico''.

- Il testo integrale del rapporto italiano

- Cnn: ''L'Italia ha pagato un riscatto''

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03 maggio 2005
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