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La verità, soltanto la verità

Il Governo italiano ha pagato per la liberazione di Giuliana Sgrena? L'America sapeva della liberazione?

10 marzo 2005

Il caso Sgrena-Calipari si sta mostrando spinoso e spigoloso per come era apparso fin da subito. Un ''incidente'' grave e gravoso, che fa riemergere vecchi dissapori tra America e Italia.
Alleato storico e fedele, fino al servilismo più abietto - a detta di alcuni - l'Italia non ha mai alzato la  voce contro la grande America, anche quando questa si è dimostrata ingrata e senza cuore. Un'Italia sempre manifestamente apprezzata dagli Usa, ma che si è sempre differenziata in alcuni dettagli che riguardano proprio la concezione del fare guerra.
Per gli americani dire di andare a fare la guerra non è per niente un problema, anzi, adducendo motivi quali l'esportazione della democrazia e la lotta del bene contro il male, hanno dato vita a concetti esistenziali del tutto nuovi, pensiamo alla ''guerra preventiva''. Al contrario, per gli Italiani frasi del tipo ''andare a fare la guerra'' o ''essere in guerra'', corrispondono a tabù impossibili da fare crollare. L'Italia in Iraq, come in Kossovo, come in Somalia è stata in ''Missione di Pace''.

In poche parole, l'Italia non è mai stata buona a fare la guerra, e questo agli americani non è mai piaciuto. Il fatto che l'Italia faccia di tutto per liberare i suoi cittadini dalle mani dei rapitori, agli americani non è mai andato giù.
Che in Iraq i soldati della coalizione possano morire e muoiano, per gli americani è ovvio, in guerra è così che va. Per gli 'americani fare come hanno fatto loro, o come hanno fatto gli inglesi (loro si alleati ineccepibili) è giusto: gli iracheni minacciano di tagliare la testa a qualcuno non ritirano le truppe? E che la taglino pure questa testa! mica si può andare alla guerra senza rimettercene qualcuna.
Gli Italiani no! Appena qualcuno viene preso, si fa tutto il possibile affinché si arrivi alla liberazione, tutto il possibile, pure pagare un riscatto....  
Milioni di euro pure, che - dicono gli americani - vanno nelle tasche degli iracheni, siano essi terroristi o guerriglieri fa lo stesso, con quei soldi gli iracheni compreranno delle armi (magari proprio dagli americani) e continueranno a sparare sugli americani, che dovranno continuare a sparare sugli iracheni, che continueranno...
Pagare un riscatto per una testa? No, questo non si fa...

Il governo italiano non ha mai ceduto ai ricatti dei terroristi, e sulla morte di Nicola Calipari la verità arriverà a breve: il fatto che gli Stati Uniti abbiano accettato l'inchiesta comune è della massima importanza. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso delle comunicazioni tenute ieri pomeriggio in Senato sulla liberazione di Giuliana Sgrena e sulla morte del funzionario del Sismi. 
''Sono certo che in un tempo assolutamente breve sarà chiarito ogni aspetto di questa vicenda'', ha detto Berlusconi, ricordando che ''la volontà di collaborazione degli Usa'', si è concretizzata nella commissione congiunta d'indagine Usa-Italia, una decisione ''della massima importanza''.

Il premier ha negato il pagamento di un riscatto per la liberazione di Giuliana Sgrena e degli altri italiani sequestrati: ''Per tutti i casi in cui i cittadini italiani sono stati vittime di sequestri in Iraq, quattro su un totale di duecento - ha detto Berlusconi - il governo ha agito seguendo due direttrici: ha sempre respinto il ricatto politico e al tempo stesso ha attivato tutti i canali politici, diplomatici e di intelligence per ottenere la liberazione dei nostri connazionali''.
Ma gli americani, e non solo loro, non ci credono...

Il presidente del Consiglio ha ricordato anche che la sicurezza in Iraq può essere garantita solo a certe condizioni: ''Il governo italiano è in grado di garantire la sicurezza in Iraq solo a quanti, organizzazioni umanitarie in primo luogo, operino in stretta collaborazione e sotto la protezione del nostro contingente militare; non è possibile fare altrettanto a chi si avventuri anche per le più nobili e sentite ragioni in altre zone dell'Iraq dove ancora è elevata la presenza di terroristi e dove maggiore è il rischio di attentati e sequestri''.
Berlusconi, insomma, a detto ai giornalisti: Guardate che se andate in Iraq e venite sequestrati, soldi non ne verranno più cacciati. Giornalista avvisato... 

Parole e intenti ribaditi dal ministro degli Esteri Gianfranco Fini, intervistato nel salotto di ''Porta a Porta'' da Bruno Vespa.
''Una cosa deve essere chiara: il governo italiano non ha mai avviato alcuna trattativa in cambio di denaro: voglio che sia chiaro'' ha detto Fini durante la puntata andata in onda ieri sera. ''Smentisco che il governo italiano abbia autorizzato pagamenti in denaro'', ha risposto il ministro degli Esteri a Bruno Vespa che lo incalzava chiedendogli se qualche altra fonte avrebbe potuto versare denaro ai rapitori della giornalista del Manifesto.
 Fini ha aggiunto che ''gli sembra difficile'' quindi che possa essere arrivato del denaro ai sequestratori ''senza l'autorizzazione del governo italiano''. Ciò non toglie, ha proseguito, ''che il governo ha aperto tutta una serie di canali, politici, diplomatici e di intelligenze'' nello sforzo di liberare la Sgrena e ha aggiunto che in questa occasione è stata ''molto utile la mobilitazione popolare''.

Sull'uccisione di Nicola Calipari, Fini ha precisato che il funzionario ucciso aveva avvisato ''doverosamente'' le autorità Usa della sua presenza a Bagdad, e ''non ha avvisato che cosa era andato a fare in Iraq perché noi siamo un Paese sovrano'' ha detto Fini, sottolineando che l'Italia ha con gli Stati Uniti ''un rapporto di assoluta lealtà ma non di subalternità''.
Sull'inchiesta Usa in corso, Fini ha sostenuto che ''l'amministrazione americana vuole una conclusione dell'inchiesta della commissione congiunta che trovi le parti concordi'' per cui ''ho la certezza che si possa arrivare a una versione concordata'' alla fine del lavoro della commissione. Il ministro degli Esteri ha poi confermato che sarà Cesare Ragaglini, "un diplomatico di prim'ordine,", uno dei rappresentanti italiani nella commissione d'inchiesta congiunta italo-americana che dovrà far luce sulla morte di Nicola Calipari.

- ''Scomparsi i cellulari di Calipari. Nei tabulati le prove del riscatto?'' da la Repubblica

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10 marzo 2005
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