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La versione di Antonio

L'ex Pm Antonio Ingroia, intervistato dall'Agenzia Italpress, ne ha per tutti

29 novembre 2014

"Candidarmi a sindaco di Palermo o alla presidenza della Regione? Niente si può escludere ormai. Ci si può ragionare, ma attualmente il quadro politico siciliano è poco incoraggiante". Antonio Ingroia si racconta nel corso di una lunga chiacchierata nella sede dell’Agenzia Italpress. L’ex pm, ora amministratore unico di Sicilia e-Servizi, ha "cambiato" mestiere, ma "da grande" potrebbe rituffarsi nel mondo della politica, così come fece lo scorso anno, quando con Rivoluzione Civile tentò, senza particolare successo, di creare una nuova forza di sinistra.
Ne ha per tutti Ingroia: da Matteo Renzi ("E’ l’altra faccia del berlusconismo, il suo è un bluff") a Rosario Crocetta ("Il suo Governo, per colpa della maggioranza, ha prodotto risultati insufficienti e inadeguati"), passando per il Movimento Cinque Stelle che "è imploso e in inarrestabile declino" e Nichi Vendola, chiamato a "uscire dall’ambiguità" se si vuole creare un destino politico comune. Dito puntato anche contro Maurizio Crozza: "La sua imitazione mi ha danneggiato".

REGIONE, PERCHÉ NO? - «Candidarmi a sindaco di Palermo o alla presidenza della Regione? Niente si può escludere ormai. Ci si può ragionare, ma attualmente il quadro politico siciliano è poco incoraggiante», sottolinea Ingroia, secondo cui «Crocetta è partito con un progetto e un programma politico ambizioso, anche coraggioso. Ma checché ne dica il mio amico Rosario, credo che i risultati siano insufficienti e inadeguati, non all’altezza del suo programma. Questo - precisa l’ex magistrato, ora amministratore di Sicilia e-Servizi su decisione dello stesso presidente della Regione - non dipende dalla qualità dell’impegno e dalla qualità di Crocetta, ma dalla qualità maggioranza, che è inadeguata. Siccome la maggioranza è specchio della politica siciliana io non sono incoraggiato».

RENZI, UN BLUFF - Poi Ingroia, facendo un parallelismo con il Governo nazionale, ha spiegato che «c’è una differenza tra Renzi, che è un bluff, e Crocetta, che spesso vede le sue proposte bocciate all’Ars». «Renzi - continua - sta seguendo una pratica una politica che funziona molto nella politica di oggi: quella degli annunci, in cui lo spot politico-elettorale funziona e poi riesce a scappare da qualsiasi forma di controllo. Renzi è l’altra faccia del berlusconismo. E non è neanche tanto di sinistra... In Italia non esiste una sinistra». Per Ingroia «Renzi è in perfetta linea di continuità con il Governo Monti e e con il Governo Letta, finge di rompere con l’Europa ma non lo fa».

M5S, DECLINO INARRESTABILE - «Il Movimento Cinquestelle è imploso e credo sia in un declino inarrestabile», sostiene. Presto il sistema politico, secondo Ingroia, «diventerà bipolare e crescerà la destra estremista di Salvini, che penso riuscirà presto ad attirare chi abbandonerà i Cinquestelle. C’è uno spazio politico enorme per ricostruire una sinistra democratica, radicale ma non estremista».

SEL, CIVATI E LANDINI - E’ il momento di creare una sinistra diversa, dice Ingroia. «Si può andare con Vendola e Civati, ma cosa vogliono fare? I contatti ci sono, ci sono anche gli incontri. Ma la scelta di Sel in Emilia Romagna, con tutto quello che era successo, di allearsi con il Pd non va nella strada che io vedo. Niente è per sempre e bisogna cercare specie all’inizio di un percorso più ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci divide. Ma serve meno ambiguità, è questo l’unico modo per essere concorrenti ai Cinquestelle». «De Magistris? Siamo rimasti in buoni rapporti personali, politicamente meno - aggiunge l’ex pm, che lo scorso anno fondò Rivoluzione Civile tentando l’avventura alle politiche del 2013 -. Ha scelto di ritirarsi dalla scena politica nazionale e dedicarsi soprattutto a Napoli». L’intento di Ingroia è quello di «costruire non una nuova sinistra, ma una nuova soggettività di sinistra e democratica che possa costituire un’alternativa al blocco Salvini, neofascista, e all’impronta liberal che si sta costruendo attorno a Renzi. Landini? E’ sbagliato cercare il leader, bisogna cominciare a costruire e ci sono segnali per creare l’area».

MAGISTRATI E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - «Serve una riforma integrale della Pubblica amministrazione e della Giustizia. Secondo me, bisognerebbe prescrivere a ogni magistrato un periodo di tirocinio dentro la Pubblica amministrazione», sottolinea Ingroia. «Adesso vedo e percepisco delle cose che per 25 anni non vedevo, percepivo e conoscevo - aggiunge l’ex Pm -. Nella Pubblica amministrazione vedi una superficie, comunque importante, di corruzione e mafia, ma non la cogli in tutta la sua drammaticità quando ci sei dentro. La burocrazia paralizza la Pubblica amministrazione: lo sto vedendo e toccando con mano quasi quotidianamente, è un meccanismo distorto in cui c’è il sistema elefantiaco della burocrazia regionale e c’è il burocrate medio che non ragiona mai sui tempi che ogni giorno in più significa in termini di costi per la collettività». Secondo Ingroia negli uffici «c’è la paura dell’indagine giudiziaria come fattore frenante. Così, anziché prendere una decisione, si sposta la carta sulla scrivania del collega dell’ufficio accanto. Serve una riforma integrale della Pubblica amministrazione e della giustizia: i nemici sono i tempi, intollerabilmente lunghi. Renzi dice di voler accelerare tante cose ma credo che non ci sia né una vera riforma della Pa né della giustizia».

L’IMITAZIONE DI CROZZA - «Quanto mi manca Crozza? Per nulla, ho smesso di vederlo, immagino se ne farà una ragione. E’ certamente simpatico ma nel suo caso, anche se ha incrementato la mia popolarità, non ha incrementato i miei consensi, non ha fatto il mio bene». Così Ingroia parla della celebre imitazione di Maurizio Crozza ai tempi in cui l’ex magistrato tentò l’avventura politica candidandosi alle politiche dello scorso anno lanciando Rivoluzione civile. «Al contrario degli altri politici, comunque noti al grande pubblico, io ero noto solo in Sicilia e agli affezionati che seguono le questioni di mafia e giustizia - spiega - Molti hanno così scambiato la caricatura per l’originale; e l’elettorato del Nord Italia mi ha identificato in questa caricatura del siciliano sfaticato, non mi ha quindi agevolato». In quell’occasione il movimento guidato dall’ex pm ha conquistato 800mila voti: «Un flop? No, 800mila voti conquistati in due mesi lo considero un buon risultato, anche se al di sotto delle aspettative, perché eravamo tra il 6 e l’8 per cento per i sondaggi, ma con il crescere della campagna elettorale il nostro cavallo, che era partito forte, si è fermato. E poi eravamo nel pieno della crescita dei Cinquestelle».

PROCURA PALERMO E TRATTATIVA - «Non tocca a me dare indicazioni al Csm, ma la scelta del Procuratore ha anche un valore politico-simbolico: che segnale ha bisogno la Procura di Palermo? Ha bisogno di un supporto ai magistrati più esposti, a partire da Nino Di Matteo, sotto minaccia di morte da parte della mafia e dei poteri occulti. Occorre quindi un Procuratore che per la sua storia e per le sue posizioni assunte si muova sulla stessa linea: per me quella del Procuratore di Messina, Guido Lo Forte, potrebbe essere la scelta giusta»: così Ingroia intervenendo sulla nomina del nuovo procuratore di Palermo. «Lo Forte è stato pm del processo Andreotti, è stato pm del processo Dell’Utri, è uno di quelli che ha pensato l’indagine sulla trattativa. La scelta di Lo Forte senza togliere nulla ad altri magistrati, sarebbe un segnale forte», aggiunge. Sulla trattativa Stato-mafia «ho un giudizio brutale e pessimista. Lo Stato italiano, sin dai tempi dell’Unità d’Italia, ha fatto da sempre una scelta di convivenza con i ceti criminali del nostro Paese. In Italia, tranne qualche isolato utopista, non si è mai pensato alla possibilità di una Sicilia senza mafia - aggiunge -. E’ una componente del sistema Italia e anche del sistema di sviluppo del nostro Paese, anche oggi si pensa che non se ne possa fare a meno. Essendo questa la cornice, si capisce tutto il resto: ci sono brevi ventate repressive, quando lo Stato fa sul serio ma, come diceva Riina, ‘non facciamo la guerra allo Stato, facciamo oggi la guerra per fare la pace’. Si è passati sempre da alternanze di momenti di guerra ad ampi momenti di pace con la mafia. Quella del 92’-94’ è la trattativa più famosa perché l’abbiamo scoperta, a differenza di tante altre».

SICILIA E-SERVIZI - «A fine dicembre scade la convenzione con la Regione e verrebbero licenziati i 76 dipendenti. Il rischio è che crolli il sistema informatico con tutto quello che ne consegue», avverte Ingroia, che definisce "una bufala giornalistica" l’apertura di un’indagine a suo carico sulle assunzioni in Sicilia e-Servizi, società di cui è amministratore unico da un anno e mezzo. «Io ho notizie certe, ad oggi, che l’unico fascicolo che la Procura di Palermo ha avviato su Sicilia e-Servizi nasce da una mia denuncia di alcuni mesi fa relativa ad alcune anomalie registrate nelle passate gestioni. Un caso su tutti, quello di un avvocato che dice di essere stato nominato dall’ex amministratore pro tempore, ma non esiste traccia in nessuna carta, e parla di una parcella grazie alla quale aveva ottenuto un sequestro di 2 milioni di euro su Sicilia e-Servizi, non si sa per cosa. Ho preso le carte e le ho trasmesse al Procuratore Agueci. Sono abbastanza certo, non c’è nessuna indagine ad oggi sulle assunzioni».

PROCESSO VITERBO - Intanto, lunedì prossimo sarà interrogato dai magistrati della Procura di Viterbo l’avvocato Antonio Ingroia, ex pm, raggiunto da un avviso di garanzia per calunnia nell’ambito del processo sulla morte di Attilio Manca, il giovane urologo siciliano scomparso proprio nel comune del Lazio nel 2004, per gli investigatori morto per overdose ma per la famiglia, da sempre impegnata nella ricerca della verità, ucciso per avere curato a Marsiglia il boss Bernardo Provenzano. Ingroia, insieme all’avvocato Fabio Repici, è il legale della famiglia del giovane medico. Secondo Antonio Ingroia, «il processo che si sta svolgendo a Viterbo una farsa, ovvero si sta processando la persona sbagliata, una donna accusata di essere la spacciatrice che avrebbe ceduto la dose di stupefacente ad Attilio Manca. Ma Attilio Manca non è morto per overdose ma è stato brutalmente ucciso. Il pm Enzo Petroselli ha chiesto e ottenuto la nostra estromissione dal processo come parte civile con la bizzarra e mostruosa scusa che i familiari di una persona morta per overdose di eroina non sono stati danneggiati dalla morte del figlio». Inoltre, è «un fatto senza precedenti, che un avvocato viene incriminato per qualcosa che ha dichiarato durante l’udienza, perché ho detto che le indagini sono state manipolate e depistate». [Fonte: Italpress - Corriere del Mezzogiorno]

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29 novembre 2014
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