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La via italiana all'integrazione

Contro il razzismo e la xenofobia bisogna riscoprire l'Identità Mediterranea

14 ottobre 2008

Una "via italiana all'integrazione, innovativa e anticipatrice". Questa la sfida per l'Italia del XXI secolo di fronte al fenomeno dell'immigrazione, per dare vita a un paese "dinamico ed evolutivo, orgoglioso delle proprie tradizioni, ma non ripiegato su di un'identità chiusa". E per favorire i processi di questa integrazione c'è la necessità di combattere "la tendenza all'isolamento da parte delle minoranze di stranieri" e "impedire il prodursi di fenomeni di razzismo e xenofobia che nel nostro paese tendono purtroppo ad aumentare per effetto di paura, ignoranza, degrado".
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenendo a un convegno organizzato dalla Fondazione Fare futuro, è ritornato a parlare del pericolo xenofobo che l'Italia sta correndo in questi ultimi tempi e della necessità che si avvii un vero percorso verso una vera cultura dell'integrazione.

Per Fini, nell'Italia della "generazione Balotelli", il giocatore dell'Inter "nero come la pece, ma italiano" e che veste la maglia della Nazionale Under 21, occorre "non confondere l'integrazione con il rispetto formale delle regole. L'integrazione è contaminazione. Innazitutto, eliminazione di ogni discriminazione e uguaglianza dei diritti e poi" in modo decisivo "condivisione di valori e di obiettivi comuni. Una conquista e non una menomazione per chi si integra e una ricchezza per chi integra". La scommessa da vincere, "per immaginare l'Italia del domani", è quella della "conquista di un'identità nazionale nuova, evolutiva e aperta", che proprio nella storia del Mediterraneo può ritrovare un'importante "universalità di valori". Per Fini "l'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura", quella paura che da un lato produce e amplifica "il prodursi di fenomemi di razzismo e xenofobia", che sono da battere, e dall'altro lato porta al rischio che l'immigrato si chiuda in enclave autoreferenziali, di "congelare lo straniero nella propria identità", fermandone l'integrazione. Un aspetto quest'ultimo favorito purtroppo anche dalla tendenza a "un multiculturalismo ingenuo e ideologico, che nasconde il retropensiero che la nostra cultura di paese ospitante sia per lo straniero un fattore di aggressione".

L'aumento record in quest'ultimo anno degli stranieri in Italia - I cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2008 erano 3.432.651; rispetto al 1° gennaio 2007 sono aumentati di 493.729 unità (+16,8%). Lo ha riferito nei giorni scorsi l'Istat, sulla base delle registrazioni nelle anagrafi degli 8.101 comuni italiani, sottolineando che "si tratta dell'incremento più elevato mai registrato nel corso della storia dell'immigrazione nel nostro Paese, da imputare al forte aumento degli immigrati di cittadinanza rumena che sono cresciuti nell'ultimo anno di 283.078 unità (+82,7%)".
Circa 457mila residenti di cittadinanza straniera sono nati in Italia, 64.049 nel solo anno 2007. Essi costituiscono il 13,3% del totale dei residenti e rappresentano un segmento di popolazione in costante crescita: nel 2001, in occasione del Censimento, erano circa 160mila. Sono una 'seconda generazione', poiché non sono immigrati; la cittadinanza straniera, infatti, è dovuta unicamente al fatto di essere figli di genitori stranieri. Da rilevare che, complessivamente, i minorenni costituiscono un insieme di circa 767mila individui. La maggior parte di essi sono nati in Italia e coincidono di fatto con l'ammontare di 457mila stranieri nati in Italia, la restante parte è giunta nel nostro Paese al seguito dei genitori.

Quasi la metà dei residenti stranieri (1 milione e 616mila individui, pari al 47,1% del totale) proviene dai paesi dell'Est europeo. I cittadini dei paesi est-europei non appartenenti all'Ue sono 839mila (24,4% del totale dei residenti stranieri), mentre 777mila (22,6% del totale) provengono da uno dei 'Paesi Ue di nuova adesione'. I flussi migratori dai 'Paesi Ue di nuova adesione' sono in progressivo aumento dal 2005, mentre si registra nel complesso una diminuzione per le altre aree di provenienza. In un solo anno (2006-2007) i romeni in Italia sono passati da 342.200 unità a 625.278 (+82,7%), scalzando così il primato dell'Albania (da 375.947 a 401.949) che al momento si colloca al secondo posto. Al terzo posto c'è il Marocco con 365.908 unità (erano 343.228). I primi cinque paesi della graduatoria - Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina - rappresentano circa la metà di tutti gli immigrati residenti, con 1.682.000 unità, pari al 49% del totale.

L'insediamento dei residenti stranieri mostra, per la prima volta, una lieve redistribuzione a favore delle regioni meridionali, a causa della presenza romena che in queste regioni è cresciuta più intensamente che altrove. Tuttavia, ciò non muta sostanzialmente la geografia del fenomeno: il 62,5% degli immigrati risiede nelle regioni del Nord, il 25% in quelle del Centro e il restante 12,5% in quelle del Mezzogiorno.
Il saldo naturale della popolazione straniera compensa poi quasi per intero il saldo naturale negativo dei residenti di cittadinanza italiana (-67.247 unità).

Sono aumentati anche gli stranieri diventati italiani attraverso l'acquisizione della cittadinanza. Secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno si stima che siano stati 261 mila gli stranieri diventati italiani, molti a seguito di matrimoni. Un numero importante - osserva l'Istat - visto che, ad esempio, in Francia nei soli anni 2005 e 2006 sono state concesse complessivamente 303 mila cittadinanze.
L'andamento italiano è dunque in linea con quello medio europeo. La popolazione straniera residente nel nostro paese corrisponde al 5,8% (un anno prima era il 5%) sul totale della popolazione complessiva. Un andamento del tutto in linea con i grandi paesi europei come Francia e Regno Unito. L'incremento registrato in Italia è analogo a quello della Spagna: i dati provvisori al 1° gennaio 2008 indicano che gli stranieri costituiscono l'11,3% di tutti i residenti, una quota quindi molto più elevata di quella italiana. Occorre ricordare però che in questo paese anche i cittadini stranieri non in possesso del titolo equivalente al nostro permesso di soggiorno possono iscriversi al Padro'n municipal, l'equivalente della nostra Anagrafe.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- "Italia, la rivoluzione demografica" di Gian Antonio Stella

- "L'integrazione in Italia: il ruolo delle immigrate" di M. A. Calabrò

- "Quando erano Italiani gli immigrati da linciare" di G. A. Stella

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14 ottobre 2008
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