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La vita è un miracolo

Kusturica ritorna torrenziale e frenetico, chiassone e poetico per ribadire ancora l'assurdità della guerra.

04 marzo 2005






LA VITA È UN MIRACOLO

di Emir Kusturica





Amore in tempi di guerra: Emir Kusturica torna sul palcoscenico balcanico per raccontare una storia "tristemente ottimista". Il protagonista è Luka, un ingegnere serbo di Belgrado che per motivi di lavoro si è trasferito in mezzo al nulla con sua moglie e suo figlio. Siamo nella Bosnia del 1992 ed ovunque ci sono i segnali del conflitto alle porte. Ma da ostinato ottimista Luka sembra infischiarsene. Finché la guerra non irrompe violentemente nella sua vita strappandogli la moglie e il figlio Milios, che viene fatto prigioniero. Quanto a lui, viene messo a guardia di Sabaha, un ostaggio musulmano di cui finisce per innamorarsene. Poi l'atroce scambio: Sabaha in cambio di Milos…
Vulcanico, catastrofico, chiassone e poetico, pulsante di vita e di tragedia, Kusturica ritorna torrenziale e frenetico per ribadire ancora l'assurdità della guerra.


Distribuzione Fandango
Durata 155'
Regia Emir Kusturica
Con Slavko Stimac, Natasa Solak, Vesna Trivalic, Vuk Kostic
Genere Commedia


La critica
"E' ufficiale: Emir Kusturica non è più lui. O meglio, è sempre lui ma ha perduto lo scatto, lo smalto, l'intima necessità del suo cinema indiavolato e barocco. I sospetti che pesavano su 'Underground' sono diventati certezze con 'Gatto nero, gatto bianco', tanto irresistibile quanto sinistro per la foga con cui nascondeva gli orrori della guerra nell'ex-Jugoslavia sotto il tappeto della commedia balcanica. E le trovate ancora pirotecniche di 'Gatto nero, gatto bianco' sono diventate la zuppa autocaricaturale di 'La vita è un miracolo', stanco e improbabile fin dal titolo zuccherino. Un peccato, anzi una sciagura, perché Kusturica è tra i registi più dotati della sua generazione. Ma questo ritorno sul tema della guerra sa tanto di cattiva coscienza, di toppa messa su un buco maleodorante che nemmeno la stoffa più variopinta può coprire. E di colori, lo sappiamo bene, Kusturica ne ha da vendere. (…) Non bastasse il tono, il regista infila due o tre scene che non lasciano dubbi. Il primo a cadere, abbattuto da un cecchino mentre canta, beve e balla, guarda un po', è un cialtronesco e simpaticissimo sindaco serbo. La guerra si vede solo su tv americane che demonizzano i poveri serbi. Mentre il film, liquidate con un paio di frecciatine agli alti papaveri e ai soldati-businessmen le responsabilità del Paese di Milosevic (nuova patria di Kusturica, bosniaco di origini serbe), non perde occasione per ironizzare sull'Onu e pizzicare le corde di un pacifismo ipocrita e di maniera."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 maggio 2004

"Portando un cognome come il mio, usi e costumi ex jugoslavi fanno in qualche modo parte di un'eredità ancestrale; e quindi assistere a un film di Emir Kusturica significa per me tornare con la fantasia nella casa degli antenati mentre vi si svolge una festa. Tra clamori musicali e versi di animali in libertà, in un confuso delirio di baci e botte, i partecipanti si cercano, si avvinghiano, si respingono, ridono, piangono, esplodono di felicità e qualche volta muoiono. Perché nella roboante orchestrazione di 'La vita è un miracolo' entrano all'improvviso le cannonate della guerra civile: e il film, pur essendo simile ai precedenti dello stesso autore, alza il tiro del furore antropologico in una stoica carnevalizzazione della tragedia balcanica. (...) Tutto è raccontato convulsamente, sopra le righe, in una chiave di allegria catastrofica che si contraddice a ogni passo. È evidente che non siamo di fronte a una variazione intellettualistica, ma a uno sfogo torrenziale e pronto a svicolare in ogni direzione. Incluso un momento da favola magica, quando il lettone con sopra gli amanti si alza in volo sulla tormentata patria. Tutti gli interpreti, maggiori e minori, partecipano al gioco con passionalità viscerale, mai freddi, stanchi o indifferenti. Ho visto gente uscire da 'La vita è un miracolo' proclamando di essere rimasti incantati, altri che sembravano afflitti dai postumi di una sbornia. Ma ogni film di Kusturica è fatto così, prendere o lasciare."
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 15 maggio 2004

"'La vita è un miracolo' ha lo stesso difetto di 'Underground': diluisce i momenti ispirati, ancora numerosi e ancora commoventi, nella ripetizione dei tipici temi picareschi kusturicani. Ma, per imporre una cifra personale a un film, non metterla su tutto il tessuto, come se fosse una borsa di Vuitton. Il problema di Kusturica è quello di ogni autore affermato: nessun produttore gli taglia più il superfluo. Acuisce la nostalgia per il primo Kusturica che il protagonista de 'La vita è un miracolo' - omaggio a Frank Capra, non a Benigni - sia lo stesso di 'Ti ricordi di Dolly Bell?', premiato a Venezia come opera prima."
Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 15 maggio 2004

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04 marzo 2005
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