La Vucciria muore sotto lo sguardo indifferente della città. ''Salvare Palermo'' lancia l'allarme
Le balate del mercato storico della Vucciria si stanno asciugando definitivamente
Renato Guttuso gli dedicò una delle sue più celebri tele, e nell'immaginario - possiamo dirlo - internazionale in esso vi si può trovare l'anima più pura, più vera della Palermo antica.
Stiamo parlando del mercato storico della ''Vucciria'', tipico luogo dalle forti connotazione culturali mediorientali, sito nel cuore di Palermo.
Il mercato si estende lungo le via Cassari, la piazza del Garraffello, la via Argenteria nuova, la piazza Caracciolo e la via Maccherronai.
Il mercato della Vucciria (in italiano la confusione, il chiasso) anticamente era chiamato ''la Bucciria grande'' per distinguerlo dai mercati minori. Il termine Bucciria, però, non era riferito alla convulsa vitalità del mercato, ma deriva dal francese ''bouccherie'' che significa macelleria. Inizialmente, infatti, la Bucciria, poi Vucciria, fu un grande mercato destinato al macello e alla vendita delle carni. Successivamente esso divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura.
Nel corso dei secoli la Vucciria subì diverse modifiche. Nel 1783 il viceré Caracciolo decise di cambiare l'aspetto del mercato, ed in particolare della sua piazza principale, che, in suo onore, fu chiamata col suo nome. Intorno alla piazza si costruirono dei portici che ospitavano i banchi di vendita, al centro fu sistemata una fontana.
Fiera di profumi e colori e ineguagliabile album di tipologie umane di tutte ''le razze e maniere'', la Vucciria è stata amata da artisti, teatranti, attori e musicisti, visto l'infinito campionario di ispirazioni che da sempre essa ha fornito.
Oggi, purtroppo il mercato della Vucciria sta vivendo un'agonia che fa presagire il peggio. Molti sono i venditori che l'hanno lasciata e troppo è il degrado che la sta fagocitando senza pietà. Le balate della Vucciria si stanno asciugando.
Nei giorni scorsi ''Salvare Palermo'', la Fondazione Onlus per la tutela del patrimonio culturale ed ambientale palermitano, ha lanciato un ''teorema'' di dieci punti per rigenerare la Vucciria, per ''ribagnare'' le balate di uno dei quartieri più pittoreschi dell'intera città, in un convegno che si è tenuto a Palazzo Branciforte, supportato da esposizioni fotografiche e proiezioni di video.
Interessante la relazione di Nino Vicari, presidente di ''Salvare Palermo'': ''Posto che il mercato storico è ormai un ricordo e che il suo ripristino 'com'era e dov'era' è solo un desiderio che molti coltivano sul filo della memoria e della nostalgia, siamo convinti che il quartiere è oggi paradossalmente nelle condizioni ideali per essere rigenerato, ripopolato e reinserito a pieno titolo nella vita cittadina. E per conseguire questo obiettivo, abbiamo individuato non la soluzione e le soluzioni, ma abbiamo elaborato una serie di postulati, sotto forma di quesiti, alla ricerca di nuove strategie, che non siano interventi isolati e puntiformi''.
La Fondazione punta su un progetto di recupero edilizio unitario e globale, come stralcio del Ppe, esteso all'intero quartiere e all'antistante porto della Cala, con l'obiettivo di ripopolare la zona, restituendole le perdute funzioni residenziali e produttive. Uno dei presupposti per l'attuazione del piano è un intervento finanziaria pubblico-privato.
La fondazione ''Salvare Palermo'' sostiene che la gestione deve essere affidata ad un consorzio o ad una società per azioni costituita da istituzioni pubbliche, da organizzazioni di categoria, da istituzioni bancarie, un incontro tra pubblico e privato che vive e conosce la realtà di Palermo e dei suoi quartieri.
Durante il convegno la notizia più grave emersa è quella che al piano di recupero dei mercati storici finanziato con i fondi di Agenda 2000 ha aderito soltanto un quarto dei negozianti. Eugenio Randi, assessore alle Attività Produttive, intervenendo al dibattito ha rilevato che i commercianti che una volta avevano le botteghe a piazza Caracciolo e dintorni, non sono voluti tornare neanche con il contributo che il Comune offriva per rinnovare i locali: il 50% a fondo perduto, delle spese.
Insomma, di fronte al mercato che muore sotto lo sguardo indifferente della città, è la sfiducia della gente che fa più male, ed è su questa che prima di ogni progetto si deve lavorare, con entusiasmo e concretezza.
- Fondazione Onlus ''Salvare Palermo''