Labor omnia vincit
Chiesta dal Procuratore generale di Palermo la condanna a sette anni di reclusione per il senatore Marcello Dell'Utri
La conferma della pena a sette anni di carcere per il senatore Marcello Dell'Utri è stata chiesta al termine della requisitoria dal Pg di Palermo Luigi Patronaggio.
"Marcello Dell'Utri ha messo in contatto Silvio Berlusconi con Cosa nostra, ha dato un contributo consapevole all'associazione e ha dato un concreto e specifico contributo a Cosa nostra. Ha costretto un imprenditore come Berlusconi a pagare somme ingenti a Cosa nostra, la condotta dell'imputato integra il concorso pur non essendo inserito stabilmente in Cosa nostra", ha detto Patronaggio concludendo la sua requisitoria.
Dell'Utri venne condannato a nove anni in primo grado, a sette anni in appello ma poi la Cassazione annullò con rinvio. Anche i difensori di parte civile, l'avvocato Salvatore Modica per il comune di Palermo e l'avvocato Filippo Villanova per la Provincia, si sono associati alla richiesta di pena del Pg per il senatore Dell'Utri, chiedendo anche loro la pena a sette anni.
Nella parte finale della requisitoria, c'è stato uno scambio di battute tra Patronaggio e il presidente della Corte, Raimondo Lo Forti, che ha fatto riferimento al pericolo che intervenga la prescrizione. "Siamo abituati a vedere le più grandi questioni di questo Paese irrisolte con sentenze di proscioglimento che non fanno prendere posizione ai giudici", ha detto il Pg. A questo punto il presidente Lo Forti ha interrotto il rappresentante dell'accusa e ha osservato che "la prescrizione è frutto di un calcolo matematico". Patronaggio ha però ribattuto: "E' la ricostruzione dei fatti attribuiti all'imputato a determinare tutto. A tutto concedere, comunque, - ha sostenuto il Pg - la prescrizione cadrebbe nel novembre 2014. Non vi sono interruzioni nella continuità del reato e comunque anche se vi fossero c'è il vincolo di continuazione tra le varie condotte contestate, che consente di agganciarsi come termine iniziale della prescrizione al maggio del '92, mese in cui la Corte di Cassazione ha fissato il termine ultimo della colpevolezza del senatore Dell'Utri".
"L'imputato, coordinandosi prima con Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Vittorio Mangano e poi con Riina, Bagarella e Provenzano, ha dato un contributo essenziale al raffrozamento di Cosa nostra", ha detto Patronaggio poco prima di conludere. "Il senatore ha assoggettato - secondo il Pg - uno dei più importanti imprenditori italiani costringendolo a pagare le estorsioni a Cosa nostra. Dell'Utri ha agito in modo consapevole e volontario, per fini personali, volti ad accrescere il proprio potere politico ed economico. Ha messo in contatto Cosa nostra con Berlusconi - ha sostenuto Patronaggio - ha permesso che la mafia condizionasse la linea imprenditoriale e politica del Paese. E' un patto di protezione mai sciolto e portato avanti nel tempo, cosa che ne ha aggravato le conseguenze".
Come detto, i pubblici ministeri di primo grado avevano proposto 'appello incidentale', ritenendo che la pena di 7 anni non fosse adeguata alle responsabilità di Dell'Utri: "Anch'io - ha affermato Patronaggio - penso che la capacità di inquinamento della vita politica e imprenditoriale del senatore sia stata ben più grave, ma non posso per legge chiedere di più rispetto alla pena inflitta nel 2010".
Una sottile e ben mimetizzata ironia ha segnato la conclusione della requisitoria del Pg di Palermo: "La fatica e il lavoro vincono su tutto e vengono coronati da successo", ha detto il magistrato nel terminare il suo intervento davanti alla Corte di appello. Si tratta di una traduzione del motto latino "labor omnia vincit", che Dell'Utri fa stampare sulle sue agende.
L'udienza è stata rinviata al 4 febbraio per l'avvio delle arringhe difensive. Comincerà l'avvocato Giuseppe Di Peri, uno dei legali di Dell'Utri.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, AGI]
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