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Lacrime di commozione, lacrime di dolore

Sei bambini siriani, superstiti di uno dei due naufragi avvenuti lo scorso mese, hanno riabbracciato i genitori

07 novembre 2013

A distanza di quasi un mese del naufragio avvenuto nel canale di Sicilia e in cui sono morti oltre 100 profughi, 6 bambini siriani che erano stati tratti in salvo (LEGGI) ieri sera hanno riabbracciato, tra le lacrime, i propri genitori che, dopo il salvataggio, erano stati trasferiti sull'Isola di Malta. Grazie all'esame del DNA, eseguito dalla Scientifica della Questura di Agrigento, è stato accertato che i 6 bambini, da 10 mesi a circa 10 anni, erano figli di profughi che erano stati portati a Malta.
Ieri sera il commovente abbraccio tra i famigliari al Comune di Sant'Angelo Muxaro, piccolo paese dell'agrigentino. Tre dei 6 bambini, uno di 3 anni e 2 gemelli di 10 mesi, appartengono allo stesso nucleo famigliare. Un uomo, che ha potuto riabbracciare il proprio figlio, ha detto che nel naufragio dell'11 ottobre sono morti la moglie e un'altra figlia. Adesso i 6 bambini con le loro famiglie saranno ospiti di alcuni appartamenti presi in affitto dal Comune di Sant'Angelo Muxaro.

Lacrime sono state versate anche a Mazzarino (CL), ma non di commozione, bensì di dolore, il dolore del nonno del piccolo Ahmed, fuggito dalla Siria e morto in mare il giorno del primo compleanno...

LA BREVE VITA DI AHMED
di Alessandro Puglia (Repubblica/Palermo, 4 Novembre 2013)

E' stato il nonno sessantenne a identificare e scrivere sulla fotografia attaccata al loculo che porta il numero cinque, il nome e le date di nascita e morte del nipotino. Oday Ahmed Moussa, il bambino siriano nato l'undici ottobre del 2012 e morto l'undici ottobre 2013. Quel giorno il piccolo Ahmed avrebbe compiuto un anno. Il suo primo anno di vita.
A bussare alle porte del cimitero di Mazzarino, dove sono tumulate undici bare di bambini morti nelle stragi di Lampedusa del 3 e dell'11 ottobre, sono stati il nonno di Ahmed e la sorella della zia del piccolo. Sabato, alle 17,30 passate, una decina di minuti prima dell'orario di chiusura. Il nonno ha con sé i numeri delle bare a cui corrispondono i propri cari: il cinque e il tredici. E due foto, la prima che ritrae il piccolo Ahmed in braccio alla sua giovanissima mamma prima di salire insieme su quel barcone della morte. "Hanno detto di non aver ancora identificato la mamma, non sanno dove si trova" racconta Giuseppe Palmiteri, il responsabile del cimitero del Nisseno che ha accolto i due familiari delle vittime.

Nell'altra foto c'è invece la zia del piccolo Ahmed, Fatma Youssef Quassem, 48 anni, anche lei siriana che abbraccia una delle nipotine con addosso un grembiule azzurro dove c'è stampato un gatto. "Il cimitero stava chiudendo, loro sono arrivati qui  con le idee chiare, avevano con sé un foglio dove c'erano scritti i numeri 5 e 13 e le copie delle due foto -  racconta Palmiteri - Non ho avvisato nessuno, perché avrei dovuto farlo? In quel momento ho pensato soltanto a fare bene il mio lavoro, cioè dare accoglienza a chi viene a trovare i propri defunti, in particolar modo per una tragedia del genere".
Quando il nonno, con la sua minuta calligrafia e con la mano probabilmente tremante, scrive con una biro nera le due date fatali, una piccola parte della storia del piccolo Oday Ahmed è stata ricostruita. Una foto. Due date dove cambia un solo numero alla fine. Un nome. Un secondo e terzo nome, come vuole la loro tradizione.

A Mazzarino, dove lo scorso 20 ottobre ha fatto visita il presidente della Camera Laura Boldrini, le porte delle cappelle delle confraternite dove oltre alle bare degli undici bambini sono tumulati altri sette migranti sono aperte a tutti. Dieci delle bare dei bambini sono tumulate nella cripta della confraternita del Santissimo Sacramento, una invece, per mancanza di loculi disponibili si trova nella confraternita della Madonna del Rosario. Per visitare le tombe dei dieci bambini morti nelle stragi di Lampedusa si scende da una piccola scala a chioccia in ferro battuto. I mazzarinesi fanno visita per la prima volta in occasione delle ricorrenze di Tutti i Santi e per la Commemorazione dei Defunti: "E' come se fossero nostri compaesani". A trovarli vanno anche i bambini di Mazzarino che accendono un lumino per ricordarli e, con la loro innocenza, chiedono perché in quel loculo posto così in alto c'è una foto e nelle altre no. Come spiegarlo. Come spiegare a loro che ad essere stato identificato dal nonno è stato il piccolo Ahmed, il bambino siriano morto a un anno appena compiuto.

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07 novembre 2013
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