Laurea e lavoro non vanno più a nozze
La transizione verso il mercato del lavoro si è fatta più difficile anche per i laureati
Aumentano i laureati in Italia, e sono soprattutto donne, ma i numeri restano sotto le medie Ocse e la transizione verso il mercato del lavoro si è fatta più difficile anche per i giovani con il massimo grado di istruzione.
È lo scenario tracciato dall'Ocse nel rapporto "Education at a Glance" ("Uno sguardo sull'istruzione"), pubblicato come ogni anno alla ripresa dell'anno scolastico e accademico nei Paesi che aderiscono all'Organizzazione.
I laureati in Italia sono il 15% della popolazione, percentuale che tuttavia è la metà della media Ocse (31%) e pone l'Italia al 35esimo posto su 41 Paesi. Nella fascia d'età 55-64 anni solo l'11% della popolazione ha una laurea in Italia, ma la percentuale sale al 21% tra i 25-34enni, grazie all'introduzione della laurea breve e l'Ocse prevede che il 'gap' rispetto alla media Ocse (38%) si ridurrà nel prossimo decennio. Nel 2010, del resto, quasi un giovane su due (49% contro 62% Ocse) poteva aspettarsi di iscriversi all'università nel corso della vita contro il 39% del 2000. Anche per i diplomati l'Italia è nella parte bassa della classifica: sono il 55% della popolazione (30esimo posto su 40 Paesi contro 74% Ocse), pur salendo al 71% tra i 25-34 anni (82% Ocse).
Tra gli spunti italiani, l'avanzata delle donne: nel 2010 una su quattro aveva un'istruzione universitaria contro uno su sei tra gli uomini e il 59% delle lauree in Italia è appannaggio femminile, in linea con la media Ocse. Non solo, il 33% dei laureati in ingegneria in Italia sono donne, una delle percentuali più alte dell'Ocse e la Penisola è al secondo posto per le donne laureate in campo scientifico (52%).
La cattiva notizia è che la laurea in Italia rende sempre meno in termini di accesso al mondo del lavoro e reddito. Il tasso di disoccupazione tra i laureati nella Penisola è aumentato dal 5,3% al 5,6% tra il 2002 e il 2010, mentre è calato tra i diplomati (6,1% dal 6,4%), l'opposto di quanto è avvenuto nell'Ocse. Anche i dati sui redditi suggeriscono che i giovani laureati fanno fatica a trovare un lavoro adeguato in Italia.
I lavoratori tra i 25 e i 34 anni provvisti di una laurea guadagnano solo il 9% in più dei giovani che si sono fermati al diploma di scuola superiore contro il 37% della media Ocse. E soprattutto contro il 96% in più che guadagnano i loro padri laureati (55-64 anni) rispetto ai coetanei diplomati. La differenza tra i redditi dei giovani è la minore dopo quella la Norvegia nell'Ocse, mentre quella tra i lavoratori più anziani è tra le maggiori, evidenziando quindi un altro importante divario generazionale italiano. Ma le difficoltà dei giovani laureati fanno parte di un problema più ampio della transizione tra scuola e lavoro, sottolinea l'Ocse, additando l'elevata percentuale di inattivi (né a scuola, né al lavoro). Nella Penisola erano il 23% nel 2010 tra i 15-29anni. Dopo essere scesi al 19% nel 2003, sono aumentati con la crisi.