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Laurea, lavoro, disoccupazione, precarietà e pensione: il forzato orrore del vuoto dei giovani italiani

07 maggio 2007

La disoccupazione e la precarietà costituiscono le più diffuse preoccupazioni dei giovani italiani.
Una tendenza comune fra tutti i giovani dello stivale isole comprese, che trova riscontro nei dati di diverse ricerche.
Uno degli studi che ci da la misura dei timori della ''giovine Italia'' è quello del Consorzio interuniversitario 'Almalaurea' che ha tracciato una delle tante condizioni emblematiche della contemporaneità sociale, ossia le possibilità lavorative che un giovane ha dopo aver preso la laurea.
Il rapporto ha coinvolto 32.537 laureati di 38 università aderenti al consorzio, ed è stato presentato nei giorni scorsi allo Steri di Palermo, dal direttore di Almalaurea Andrea Cammelli, alla presenza del rettore di Palermo Giuseppe Silvestri, del presidente del Cun (Consiglio universitario nazionale) Andrea Lenzi e della Crui (Conferenza dei rettori) Guido Trombetti.
L'analisi ha preso in esame in particolare i neo laureati delle facoltà umanistiche, facoltà che piace molto ai giovani e che viene seguita con molto entusiasmo, ma fra le peggiori in quanto riscontro col mondo lavorativo.

Diamo qualche dato per comprendere meglio la situazione: a un anno dalla laurea il 52% degli studenti che hanno frequentato facoltà umanistiche ha trovato un lavoro precario o riceve stipendi più bassi una volta trovata una occupazione. 
Secondo il rapporto che ha preso in esame il 70% dei laureati umanisti, nel 2005 sono 18.038 gli studenti usciti dai sette corsi di laurea pre-riforma; 14.499 invece i 'dottori' di Primo livello. Dallo studio emerge che hanno un tasso di disoccupazione più elevato quelli provenienti da corsi di laurea in Storia, Dams, Scienze della comunicazione e Lingue. A cinque anni dalla laurea, la situazione migliora: raggiunge la piena occupazione chi proviene da Storia e Scienze della comunicazione, Lingue (81,5%) e Dams (84,8%).
Rimane però il vero problema, ovvero quello del precariato. Il lavoro a contratto a tempo determinato e le collaborazioni superano il 60% per i laureati in Scienze della comunicazione. Anche l'aspetto legato alla busta-paga non è incoraggiante con una media dei primi stipendi che va dagli 809 euro netti mensili (per i laureati in Conservazione dei beni culturali e del Dams) ad un massimo di 928 euro per quelli di Scienze della comunicazione.

Insomma, dopo cinque anni di ansie e ricerche, trovata una sistemazione le tribolazioni non trovano comunque una soluzione definitiva.
Ansie e paure comunque comuni a tutti i giovani, infatti un'altra indagine, questa condotta dall'Eures Ricerche economiche e sociali e commissionata dall'Adoc (Ente di promozione sociale) ci dice che la stragrande maggioranza dei giovani italiani di età compresa tra i 15 e i 26 anni teme esattamente la disoccupazione e la precarietà. Preoccupazioni che vanno ad investire tutti i fattori necessari alla costruzione di un progetto di vita, quali la disponibilità di un'abitazione e il rischio di una diminuzione del livello di benessere.
Di uguale tenore un'altra recente ricerca di Confcommercio che hanno chiesto ad un vasto campione di giovani tra i 18 e i 35 anni, quale fosse la propria visione del futuro ed in particolare come vedono la loro pensione. Il quadro che ne uscito ha raffigurato una popolazione preoccupata e sfiduciati, convinta che, se continua così, l'unica possibilità per avere una pensione è muoversi autonomamente con fondi integrativi privati.

Infatti stando ai dati presentati da Confcommercio, il 61,8 per cento degli intervistati si è detto molto preoccupato per la situazione del sistema pensionistico italiano. E solo il 21,9 per cento è convinto che al termine della sua vita lavorativa godrà di un trattamento pensionistico pubblico. Poca la speranza riposta nelle riforme in discussione: il 44 per cento crede che si stanno solo facendo chiacchiere sterili e che alla fine non si farà alcuna riforma. Mentre Il 27 per cento pensa che anche eventuali provvedimenti non produrranno alcun cambiamento.
A fronte di tale scetticismo c'è invece una minoranza fiduciosa di giovani (l'8 per cento) convinta che il governo lavorerà a una modifica strutturale in grado di garantire la sostenibilità futura del sistema previdenziale.

- Per i precari della scuola arriva il 730 (Repubblica.it)

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07 maggio 2007
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