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Le Asp di Agrigento, Catania e Messina non ce l'hanno fatta

Rimossi i tre dirigenti sanitari che non sono riusciti a rispettare il piano di rientro del deficit

08 settembre 2011

Linea dura contro le aziende sanitarie provinciali che non sono riuscite a rispettare le direttive del piano di rientro del deficit. Ci sono infatti dimissioni in vista per i manager delle Asp di Catania e Messina, rimozione per quello di Agrigento, mentre rimarrà in carica il direttore generale dell'Asp di Siracusa.
A darne notizia è stato il governatore Raffaele Lombardo, conversando con i giornalisti a Palazzo d'Orleans, a proposito del destino dei quattro manager delle Asp che hanno sforato i budget sanitari mancando gli obiettivi prefissati dal piano di rientro.
"Il manager di Siracusa - ha spiegato Lombardo - ha superato l'esame. Appena riceveremo le dimissioni dai manager di Messina e di Catania, mentre non credo ci saranno quelle del dirigente di Agrigento, provvederemo a commissariare le tre aziende e in questo caso a rimuovere chi non si è dimesso".
Lombardo comunque ha elogiato il lavoro dei quattro dirigenti sanitari. "Questi manager hanno ottenuto risultati strepitosi - ha detto - Se partiamo dal deficit che hanno trovato, compresi molti debiti legati alle precedenti e in qualche caso disastrose gestioni dobbiamo esprimere loro una gratitudine impareggiabile". "Alcuni di loro, nonostante sforzi e impegno - ha proseguito - si sono trovati di fronte a buchi di bilancio non dipendenti dalla loro capacità o volontà. Questo deficit è stato determinato nella mobilità e cioè dal fatto che i pazienti del loro territorio sono andati a farsi curare negli ospedali della stessa provincia e questi ospedali non hanno trasmesso il flusso e i numeri all'azienda che non ha potuto fare i conti e quindi aggiustarli". "Purtroppo - ha concluso - la legge che regolamenta il sistema sanitario prevede in questi casi la sostituzione".
La decadenza dei direttori generali è stabilita dalla legge 5 del 2009 che all'articolo 20 (interventi sostitutivi e sanzioni a carico del direttore generale), comma 4, recita: "il mancato raggiungimento dell'equilibrio economico di bilancio in relazione alle risorse negoziate […] comporta la decadenza automatica del direttore generale delle aziende del servizio sanitario regionale, dichiarata dal presidente della Regione, su proposta dell'assessore regionale per la Salute".

L'assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, ha quindi firmato il provvedimento con cui ha proposto la decadenza immediata del dirigente generale dell'Asp di Agrigento, Salvatore Olivieri, secondo quanto previsto dalla legge di riforma del sistema sanitario. L'assessore ha anche preso atto delle dimissioni presentate dai manager delle Asp di Catania e Messina, Giuseppe Calaciura e Salvatore Giuffrida. "A loro due - ha detto Russo - va il mio più sincero ringraziamento per l'impegno profuso, per la grande carica umana con cui hanno portato avanti la delicata e difficile opera di rinnovamento della sanità territoriale e per la sensibilità istituzionale che hanno dimostrato con l'atto delle dimissioni. Nonostante non siano riusciti a mantenersi all'interno del budget concordato, sia Calaciura che Giuffrida hanno comunque ottenuto risultati importanti per la riqualificazione della sanità nelle due province dove è stata avviata una profonda opera di risanamento".
L'assessore Russo ha ritenuto, invece, di non proporre la decadenza del direttore generale dell'Asp di Siracusa, Franco Maniscalco, il cui disavanzo - rispetto al budget concordato - è attribuibile a eventi giudicati non riconducibili alla sua responsabilità.

La richiesta dell'assessore è giunta dopo un lungo lavoro di verifica portato avanti dal dipartimento "Pianificazione strategica" che ha analizzato i bilanci delle aziende, ha chiesto chiarimenti alle quattro Asp che non erano in regola con il budget concordato, ha valutato le memorie difensive delle aziende e ha poi concluso il complesso lavoro istruttorio.


Giuseppe Calaciura, Salvatore Oliveri, Salvatore Giuffrida

Questa la situazione nelle singole Asp in base alle verifiche effettuate:
AGRIGENTO: Il risultato atteso era l'equilibrio del bilancio. Il consuntivo, invece, espone una perdita di 10,8 milioni di euro. Nel contradditorio, il manager dell'azienda ha spiegato le cause che avrebbero provocato il mancato raggiungimento del risultato economico ma soltanto una di queste - quella relativa a una errata contabilizzazione dei costi di assistenza dei cittadini di Lampedusa e Linosa - è stata ritenuta pertinente, con una correzione del dato finale di circa 3,8 milioni di euro che ha portato la perdita a circa 7 milioni di euro. Lo squilibrio accertato viene ritenuto riconducibile alla gestione e dunque non ascrivibile a eventi tali da non rientrare nell'ordinaria alea rinvenibile in ciascuna gestione economico - aziendale. Da qui la proposta di decadenza.
CATANIA: Il consuntivo dell'Asp di Catania espone uno squilibrio di 18,4 milioni di euro rispetto al concordato. Il direttore generale ha motivato il passivo con una mobilità sanitaria passiva maggiore, rispetto al 2009, di 9,5 milioni di euro e il riconoscimento di oltre 13 milioni di euro al Comune di Catania per debiti relativi a prestazioni socio sanitarie a rilevanza sanitaria per il periodo 1998 - 2009. Il dato della mobilità passiva è stato ritenuto conseguenza della mancata definizione di appositi accordi con gli erogatori pubblici del proprio ambito territoriale, finalizzati a regolare volumi e tipologie di attività e prestazioni: pertanto, anche "sterilizzando" la posta economica riconosciuta al Comune di Catania, lo "scostamento" sarebbe rimasto comunque negativo per circa 5 milioni di euro.
MESSINA: Il consuntivo dell'Asp di Messina espone una "scostamento" di 18,3 milioni di euro rispetto al risultato negoziato. Anche in questo caso le motivazioni addotte dal direttore generale, dopo gli opportuni approfondimenti, non sono state ritenute sufficienti ad evitare il provvedimento di decadenza poiché non attribuibili a eventi imprevedibili.
SIRACUSA: Il consuntivo espone una perdita di 2,7 milioni di euro rispetto al risultato negoziato. Tuttavia è stato verificato che nel 2010 la produzione di prestazioni sanitarie erogate a favore di cittadini residenti in altre province era superiore di 1 milione di euro rispetto a quanto contabilizzato in bilancio. L'azienda ha poi motivato il deficit con due precisi eventi: il primo riguarda i problemi nel processo di riorganizzazione funzionale del presidio ospedaliero di Avola - Noto (oltre 2 milioni di euro di maggiori uscite) e l'altro i problemi nell'apertura del nuovo presidio ospedaliero di Lentini (236 mila euro), non ancora attivato a causa del protrarsi di contenziosi amministrativi. Entrambe le motivazioni sono state ritenute fondate e plausibili: in particolare, per il Presidio Avola - Noto era stata disposta la sospensione del processo riorganizzativo in attesa di una valutazione dell'Agenas che solo nel marzo 2011 ha confermato le scelte assunte dall'Asp. Pertanto, l'oggettivo mancato raggiungimento dell'equilibrio economico della gestione non sarebbe riconducibile all'alea gestionale prefigurabile con diligenza.

Essendo emersa, in sede di istruttoria, un'erronea imputazione dei dati di mobilità per le prestazioni sanitarie dei residenti di Lampedusa e Linosa (erroneamente imputati all'Asp di Agrigento) e del comune di Capizzi (Messina), dal momento che i costi vanno correttamente imputati sulle aziende di Palermo ed Enna, il dipartimento per la pianificazione strategica sta verificando l'impatto di tali effetti sui bilanci delle due aziende e ha già avviato le procedure di contradditorio.

Il commento di Giuseppe Calaciura: "Raggiunti tutti gli obiettivi di salute, ma non è bastato"
«Aver raggiunto tutti gli obiettivi di salute che mi erano stati assegnati, aver recuperato risorse prima sprecate ed oggi reinvestite nel miglioramento dell’offerta sanitaria ed aver adempiuto al programma di rifunzionalizzazione aziendale, non è bastato». Con queste parole il direttore generale dell’Asp Catania Giuseppe Calaciura ha commentato la notizia della firma del provvedimento delle dimissioni presentate all’assessore regionale alla Salute Massimo Russo.
«Accettando una responsabilità enorme, come quella della direzione generale di una delle Asp più grandi d’Italia - ha sottolineato Calaciura - metti in conto tanto lavoro, tanto impegno e sai di non doverti aspettare nulla o quasi, se non l’orgoglio di esserti speso con passione ed onestà e di essere riuscito a coinvolgere tutti coloro che con abnegazione e gratuità hanno consentito, ogni giorno, il raggiungimento di risultati importanti. Ed ancora sono rimasto veramente impressionato che in queste ore di gogna mediatica, cittadini, operatori, dipendenti, sindacati, associazioni di categoria hanno ritenuto in ogni forma di manifestarmi stima e solidarietà». «E ritenendo inaccettabile – ha continuato Calaciura - continuare a subire un quotidiano stillicidio mediatico, ho comunicato volontariamente le mie dimissioni: una scelta che rispecchia il mio modo di essere e di fare».

LE CAUSE DEL DISAVANZO
Il manager dell’Azienda sanitaria etnea Giuseppe Calaciura, spiega le cause che hanno determinato un disavanzo di 18,396 milioni di euro rispetto al concordato.
DEBITO COL COMUNE DI CATANIA. Il riconoscimento di oltre 13 milioni di euro al Comune di Catania è relativo ai debiti delle prestazioni sanitarie per i ricoveri nelle case di riposo convenzionate: passivi che risalgono all'arco temporale che va dal 1998 al 2009, e che dunque vanno ben oltre il tempo del governo aziendale attuale, i cui bilanci non hanno mai riportato, neppure come prudente accantonamento, il relativo debito per quota annuale. Il mancato inserimento del debito del Comune nei confronti dell'Asp, è conseguenza del diverso ordinamento contabile degli Enti locali, che impedisce l'accertamento dei debiti in mancanza di preventivi provvedimenti autorizzativi della spesa: il passivo, pertanto, non può essere riconosciuto e finanziato quale voce "fuori bilancio".
LA MOBILITÀ. Altra voce che ha influito sul bilancio dell’Asp è quella relativa alla "mobilità passiva", quella delle migrazioni dei pazienti che, per trovare risposta ai propri bisogni di salute, decidono di spostarsi dalla città in cui risiedono. E se da un lato c'è la mobilità passiva extraregionale, dall’altro c'è "la mobilità passiva fisiologica", che riguarda i pazienti di tutta la provincia che vengono ricoverati in strutture – anche della città di Catania - che non sono di pertinenza dell’Asp (ovvero Caltagirone, Militello, Acireale, Giarre, Paternò, Biancavilla e Bronte). Per far fronte a questo problema e per regolare volumi e tipologie di attività e prestazioni con il Policlinico, il Garibaldi, il Vittorio Emanuele e il Cannizzaro, abbiamo avviato la contrattazione negli scorsi mesi – ha concluso Calaciura – ma senza raggiungere un accordo, a causa della complessità del problema e della libertà che il cittadino ha nel decidere dove curarsi.

[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno, Lasiciliaweb.it, SiciliaInformazioni.com, Ufficio Stampa Asp Catania]

 

 

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08 settembre 2011
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