Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno
Spielberg fa diventare americano Tintin, l'avventuroso reporter creato dal belga Hergé
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LE AVVENTURE DI TINTIN - IL SEGRETO DELL'UNICORNO
di Steven Spielberg
Il giovane e intrepido reporter Tintin è alle prese con un enigma legato a un antico tesoro appartenuto a Sir Francis Haddock, antenato di Capitan Haddock. Con l'aiuto di un carcerato in fuga - in passato già sulle tracce del tesoro - Tintin, l'inseparabile cagnolino Milù e il Capitano, insieme ai due Detective pasticcioni Thompson e Thomson e con il supporto scientifico del Professor Calculus, andranno così a caccia del Liocorno, una nave da tempo scomparsa che nasconde il tesoro segreto ed è la chiave di un'antica maledizione...
Anno 2011
Tit. Orig. The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn
Nazione Usa, Nuova Zelanda, Belgio
Produzione Steven Spielberg, Peter Jackson, Kathleen Kennedy, Carolynne Cunningham, Jason D. McGatlin per Amblin Entertainment, Dreamworks SKG, Herge Studios, The Kennedy/Marshall Company, Wingnut Films
Distribuzione Warner Bros. Pictures Italia
Durata 107'
Tratto dai fumetti "Le avventure di Tintin. Il segreto del liocorno" e "Le avventure di Tintin. Il tesoro di Rakam il Rosso" di Hergé (ed. Rizzoli Lizard)
Regia Steven Spielberg
Sceneggiatura Steven Moffat, Edgar Wright, Joe Cornish
Con Jamie Bell, Daniel Craig, Andy Serkis, Simon Pegg, Nick Frost, Daniel Mays, Tony Curran, Joe Starr
Genere Animazione, Avventura
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"No, Tintin non è il 'nuovo' 'Indiana Jones', nonostante le citazioni e gli sforzi che Spielberg (regista) e Jackson (produttore) hanno profuso. Non ha la stessa capacità di coinvolgere, di 'trascinare' lo spettatore dentro la storia, senza aggiungere che in quanto a simpatia l'eroe di Hergé è (per chi scrive) lontanissimo da quello creato nel 1981 da Kauffman e Lucas. Per una ragione, soprattutto: perché è una specie di contraddizione in termini cercare di identificarsi (e appassionarsi) a un 'cartone animato', per quanto tecnologico, tridimensionale e motion capture. Ci sarà sempre tra lo spettatore e lo schermo una specie di insormontabile frattura, fatta di freddezza e diffidenza, che impedisce (che a me ha impedito) di 'sospendere l'irrealtà' e trasportarmi davvero dentro il film. Con Indiana Jones succedeva e ci si appassionava, schierandosi con lui contro i cattivi di turno, con Tintin non succede e ci si ferma all'ammirazione per i progressi tecnologici che sta facendo l'animazione digitale. Senza dimenticare che quando l'azione ingrana davvero, ormai è passata ben più di una metà del film, dopo un inizio troppo macchinoso e 'didascalico' nel suo bisogno di illustrare i personaggi."
Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera'
"E allora, Tintin alla conquista dell'America, o l'America alla conquista di Tintin? La seconda che abbiamo detto. Fin dalle prime immagini del film, il marchio di Steven Spielberg si sovrappone implacabile a quello morbido di Hergé, il padre belga di questo fumetto popolarissimo in Europa ma noto solo agli appassionati negli Usa. Missione compiuta insomma: il reporter col ciuffo e i calzoni da golf è diventato un eroe all'americana. Il giovane giornalista ingenuo che attraversava il Novecento accompagnato dal capitano Haddock e dal fedele cagnetto Milou è diventato un duro che sguaina la pistola. E se nuota fra le onde dell'Atlantico diretto verso un idrovolante, il suo ciuffo spunta dai flutti come la pinna di uno squalo! Autocitazione con cui Spielberg si prende in giro, ma mette anche una firma definitiva sul personaggio. Naturalmente dietro questo smaccato restyling c'è una precisa esigenza commerciale. Co-prodotto con Peter Jackson, 'Tintin e il segreto dell'unicorno' è costato la bellezza di 135 milioni di dollari. Se esce in questi giorni in tutta Europa, e solo a dicembre negli Usa, è perché i produttori non sono certi che gli americani faranno di uno sbarbatello indifferente al gentil sesso (dal 1929 Tintin ha venduto 220 milioni di albi nel mondo, dei quali ben 120 in Francia e appena 4 negli Usa). Di qui la cura Indiana Jones, personaggio che del resto è all'origine del progetto.
Quando uscì 'I predatori dell'Arca perduta' infatti diversi critici europei scrissero che Spielberg aveva copiato Tintin. (...) Come spesso accade con i film tratti dai fumetti, il movimento, per giunta esaltato dal 3D, non si sposa al fascino 'vintage' di queste avventure. Ed è vero che il Tintin di Spielberg perde in umorismo e in personalità, o meglio si allinea alle sfrenatezze e al gigantismo oggi dominanti (non a caso il cattivo del film somiglia proprio al regista). Ma se il protagonista è insipido, il fido fox terrier Milou, ribattezzato Snowy, e l'impagabile Haddock, incorreggibile ubriacone, fanno meraviglie. Chi esige la fedeltà farà bene a rileggersi tutti gli albi di Tintin appena ristampati da Rizzoli/ Lizard (dove fra l'altro la cantante lirica Castafiore non ha le braccia ridicolmente magre del film, e soprattutto non canta bene). Ma il pubblico globalizzato resterà incantato di fronte a questa sarabanda di invenzioni che celebra gli incredibili poteri metamorfici del cinema ibrido e ingordo di questi anni."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
"Tintin è il celebre personaggio dei fumetti inventato dall'illustratore belga Hergé, all'anagrafe Georges Prosper Remi. Per lui è stato coniato il termine 'letteratura disegnata'. Ed è proprio con un omaggio a Hergé che inizia il film di Spielberg. L'illustratore è un ritrattista ambulante, in una piazza, che fa il disegno di Tintin. Ed è il suo Tintin, quello dei fumetti che l'hanno reso famoso con gli occhi a palletta e il ciuffo all'in su. Ma quando la macchina gira e inquadra il 'vero' Tintin, il protagonista del film, è un ragazzo, vero, così come sono realistici tutti i personaggi e le scenografie. Altro che disegnini! Le immagini realizzate da Spielberg con il sistema motion capture, cioè 'rubando' i movimenti e le espressioni ad un attore vero, e in più in 3d, sono talmente realistiche che, francamente, in alcune scene sembrano proprio vere. (...) L'aderenza al fumetto farà certamente piacere ai cultori del personaggio, ma è un merito di Spielberg soprattutto perché ha contribuito a realizzare un grande divertimento per tutta la famiglia. Nonostante la 'muscolarità' del giovanotto, che non si tira indietro anche se c'è da fare a pistolettate con i cattivi di turno, il 'Tintin' cinematografico è e resta un cartone (molto raffinato) per bambini. Tutto sommato il vecchio Steven non ha fatto qualcosa di veramente originale: Tintin è un Indiana Jones trasportato nel mondo dei cartoni animati. Come il personaggio cinematografico impersonato da Harrison Ford, Tintin ha il suo abbigliamento: un maglioncino (un po' striminzito) e i pantaloni alla zuava."
Antonio Angeli, 'Il Tempo'
"'Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno' hanno entusiasmato la sala con un puro Spielberg in 3D. All'insegna della nostalgia, però, visto che il film animato è tratto dal fumetto belga di Hergé. Notevoli le morbidezze grafiche del giovane Tintin e del suo fedele cagnolino Milù, che viaggiano per il mondo, cercando di superare in astuzia i nemici."
'Il Giornale'
Primo episodio della trilogia prodotta da Steven Spielberg e Peter Jackson - Fuori concorso alla VI edizione del Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione 'Alice nella Città'.