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Le caz...te che fanno ridere Dell'Utri

Secondo il neopentito Spatuzza il senatore del Pdl era il referente politico di Cosa nostra

23 ottobre 2009

E' oramai un fatto quasi certo che nel periodo di "Mani Pulite", mentre diversi partiti si adavano via via sgretolando, la mafia cominciava a guardarsi intorno per scorgere quale partito e/o personaggio potesse essere il referente più affidabile (LEGGI). Così come è certo che il nome di Marcello Dell'Utri, senatore del Pdl, già creatore di Forza Italia (partito con il quale Silvio Berlusconi nel '94 scese in campo) e condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, sia stato più volte menzionato da pentiti e magistrati in vicende poco chiare che portano tutte verso Cosa nostra.
Nei giorni scorsi è tornato a parlare delle ipotetiche relazioni tra la mafia e il senatore Dell'Utri, il neopentito Gaspare Spatuzza, una volta mafioso di spicco del quartiere Brancaccio di Palermo, killer efferato condannato a diversi ergastoli e attualmente detenuto in regime di 41 bis, arrestato nel 1997 e imputato nel processo per le stragi di Milano, Firenze e Roma del ’93.
Secondo alcuni, Spatuzza starebbe riferendo degli intrecci intercossi, all'inizio degli anni '90, tra Cosa nostra e il mondo imprenditoriale del Nord, e in particolare dei rapporti instaurati in Lombardia dai suoi ex capimafia, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, arrestati proprio a Milano nel gennaio del '94.

Ieri pomeriggio i magistrati palermitani hanno trasmesso alla Procura generale, prossima a concludere la requisitoria e a fare la richiesta di pena per l’imputato Dell'Utri, le dichiarazioni rese da Spatuzza il 6 ottobre scorso. Nell’interrogatorio Spatuzza ha detto, tra l'altro, che il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, di cui era il braccio destro, gli disse che Dell’Utri era il referente politico di Cosa nostra. Il Procuratore Generale, Antonino Gatto ha quindi riferito in aula le dichiarazioni del pentito che avrebbe affermato: "Graviano era esultante: 'mi disse abbiamo avuto quello che volevamo, abbiamo il Paese in mano perchè abbiamo persone serie, come Berlusconi e il nostro paesano, non come quei crastazzi dei socialisti". Spatuzza e Graviano, secondo quanto riferisce il collaboratore, si incontrarono per parlare delle nuove coperture politiche di Cosa Nostra a Roma, nel gennaio del '94. Le dichiarazioni del pentito sono state acquisite anche dalla Procura che sta indagando sulla cosiddetta "trattativa" tra lo Stato e Cosa Nostra.

In passato (anche recentemente) la magistratura ha già evidenziato che a Milano Dell'Utri avrebbe avuto diversi contatti coi fratelli Graviano (LEGGI). Ora, Gaspare Spatuzza interrogato nell’ambito di una nuova inchiesta sulle stragi del ’93 potrebbe far maggior luce sulle circostanze che hanno portato, qualche anno fa, Berlusconi e Dell’Utri, ad essere iscritti dalla procura di Firenze nel registro degli indagati come mandanti, procedimento poi archiviato sebbene durante l’indagine "l’ipotesi iniziale – recita il decreto di archiviazione – abbia mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità". I giudici sottolineavano, infatti, "un’obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione (Forza Italia, ndr)".
E c’è anche la procura di Palermo in gioco. Le dichiarazioni di Spatuzza potrebbero pure fare chiarezza proprio nelle vicende del processo in cui è imputato ed è stato condannato Dell’Utri. Insieme a quest'ultimo anche Silvio Berlusconi, a Palermo, era stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Ed anche in quel caso, nel ’98, così come per le stragi, arrivò il decreto di archiviazione delle indagini preliminari.

Per Marcello Dell'Utri le nuove accuse a suo carico del pentito Spatuzza "sono tutte grandi cazzate di cui, per fortuna, riesco ancora a ridere. È tutto un teatrino che mi fa divertire. Lo faccio passare, altrimenti il danno sarebbe maggiore di quello che viene dalle sentenze".
Sì, le ha proprio definite così il senatore del Pdl, a Palermo per assistere all'udienza del processo d'appello in cui, lo ricordiamo ancora una volta, è imputato di concorso in associazione mafiosa.
"C'è tutta un'organizzazione - ha aggiunto Dell'Utri - per dare rilevanza mediatica a delle banalità: evidentemente ci sono obiettivi superiori. Quando tutto sarà finito - ha proseguito - ci sarà da fare una riflessione su come sono state condotte alcune inchieste nel nostro Paese. Perchè i magistrati, invece di perdere tempo con me, non indagano su chi ha fatto le stragi? I tre processi per l'eccidio di Borsellino pare siano stati un fallimento e non potrà passare sotto silenzio. E invece se la prendono con me e con i carabinieri". Poi ha aggiunto: "Cosa mi aspetto da questo processo? Tutti gli imputati si aspettano di essere assolti". "Sono venuto qua - ha poi concluso - per rispetto della Corte e perché oggi c’è la fine della requisitoria del pg e credo che sia un mio dovere di imputato partecipare al processo anche se lo ritengo assolutamente ingiusto".

Sulla base delle dichiarazioni di Spatuzza il Procuratore generale  ha chiesto la sospensione della discussione del processo e la riapertura dell'istruttoria per interrogare in aula il pentito, e i boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano. La difesa di Dell'Utri si è opposta stigmatizzando il tentativo della procura "di forzare la situazione". I giudici hanno concesso un termine ai legali per visionare il verbale e decideranno il 30 ottobre.
Il senatore Dell'Utri ha commentato così: "La procura tenta di condizionare il processo come hanno detto i miei avvocati. Il fatto che io sia stato il punto di riferimento dopo le stragi per la presunta trattativa tra mafia e Stato è un'assurdità così grossa che non ha bisogno di commenti. È una cosa allucinante. I Graviano non li conosco, mai visti, mai sentiti neanche per telefono. Ho già detto nel processo chi conoscevo e con chi ho parlato".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, Giornalettismo.com (articolo di Dario Ferri), La Siciliaweb.it, Corriere.it]

 

 

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23 ottobre 2009
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