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Le condanne per le stragi di Capaci e via D'Amelio

13 ergastoli per gli attentati del 1992 dove persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

22 aprile 2006

Arrivò con la bella stagione quella che viene ricordata come la ''stagione delle stragi di mafia''. Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie, Francesca Morvillo e agli agenti della scorta furono spazzati via da un enorme esplosione mentre viaggiavano nel tratto autostradale Palermo-Capaci. Due mesi dopo, esattamente il 19 luglio 1992, moriva insieme a tutta la sua scorta, Paolo Borsellino amico e collega di Falcone, ammazzato dall'esplosione di un'autobomba in via D'Amelio.
La mafia raggiunse allora il suo apice più terribile.

Nel maggio del 2003 si aprì un processo che unificava i due procedimenti istruiti a Caltanissetta per i due attentati. Le stragi di Capaci e di Via D'Amelio, diventarono un'unica strage, Falcone e Borsellino un'unica vittima.
Quelle due stragi vennero ordinate da uno stesso gruppo, tutte le persone che vi furono coinvolte morirono in virtù di una diabolica volontà comune. 
In tre anni si sono tenuta una ottantina di udienze nel corso delle quali sono stati esaminati oltre 1500 faldoni di atti.



Quel processo cominciato 11 anni dopo il primo attentato, ieri ha condannato i colpevoli.
La Corte di Assise d'Appello di Catania ha emesso tredici condanne all'ergastolo per le stragi di Capaci e via D'Amelio.
Un verdetto emesso dalla Corte presieduta da Paolo Vittorio Lucchese dopo 28 ore di camera di consiglio, e che vede condannati 16 personaggi di primo piano di Cosa Nostra.
Al carcere a vita sono stati condannati i boss SALVATORE MONTALTO, GIUSEPPE FARINELLA e SALVATORE BUSCEMIi, ritenuti colpevoli per entrambe le stragi. FRANCESCO e GIUSEPPE MADONIA e GIUSEPPE MONTALTO per la sola strage di Capaci. CARLO GRECO, PIETRO AGLIERI, BENEDETTO SANTAPAOLA, MARIANO AGATE, GIUSEPPE CALO', ANTONINO GERACI e BENEDETTO SPERA per la strage di via D'Amelio.
Il collaboratore di giustizia, ANTONINO GIUFFRE' ha ricevuto una condanna a 20 anni e l'altro ''pentito'' STEFANO GANCI, a 26 anni; i giudici hanno invece assolto con la formula ''perché il fatto non sussiste'' GIUSEPPE LUCCHESI, che doveva rispondere solo di associazione mafiosa.
La Corte ha sostanzialmente accolto le richieste avanzate dal sostituto procuratore generale di Catania, Michelangelo Patanè.

Nel procedimento sono stati trattati tutti gli aspetti dei due processi per le stragi del '92 che, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Cassazione, sono stati riunificati dalla Corte in un unico fascicolo e rinviati al giudizio della Corte d'Assise di Catania. Secondo l'accusa ''vi sarebbe stata un'unica mano, quella di Cosa nostra, nei due attentati di Capaci e via D'Amelio''.
Per accertare la colpevolezza dei capimafia, determinanti sono state le audizioni di tre pentiti: il capo mandamento di Caccamo Antonino Giuffrè, e i collaboratori Calogero Pulci, uomo di fiducia di Piddu Madonia, e Ciro Vara. In particolare Giuffrè ha parlato di un summit della Cupola (dove prese parte anche Bernardo Provenzano), svoltosi nel dicembre '91, in cui Totò Riina - in attesa dell'esito in Cassazione del maxiprocesso - annunciò la decisione di eseguire le stragi invitando tutti i boss ad assumersi ognuno le proprie ''responsabilità''.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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22 aprile 2006
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