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Le conseguenze politiche del disastro messinese

Dall'utilizzo dei fondi Fas al ritiro del ddl sul piano case in Sicilia. Ma il Ponte non si mette in discussione

05 ottobre 2009

"Abbiamo una gravissima responsabilità davanti, faremo sino in fondo la nostra parte, facendo l'impossibile". E' questa la promessa che il governatore siciliano, Raffaele Lombardo, ha fatto ai messinesi. "Ringrazio uomini e donne del governo, che ci hanno assicurato l'attenzione di cui abbiamo bisogno. Hanno fatto un lavoro straordinario".
Lombardo ha anche sottolineato che per intervenire c'è bisogno di "rinaturalizzare il territorio e non alzare muri di cemento". E una delle soluzione per tamponare e risolvere i problemi della zona colpita dal nubifragio potrebbe essere rappresentato dall'utilizzo dei fondi Fas: "Sarebbe opportuno – ha detto infatti il Governatore – che i fondi Fas, di cui tanto si è parlato, possano essere utilizzati anche per prevenire nuove emergenze e fronteggiare i rischi del dissesto idrogeologico. Ma a l'impegno finanziario per mettere in sicurezza il messinese - ha aggiunto - non potrà non essere molto più ingente".
Il presidente Lombardo ha parlato anche dell'edilizia selvaggia. "Non possiamo più tollerare alcun abuso o abusivismo edilizio. Dobbiamo imboccarci le maniche, invertire la tendenza, essere inflessibili, demolire quello che non è stato demolito". "Mi impegnerò – ha detto – a combattere il clientelismo criminale. Esiste un clientelismo che, ad esempio con le demolizioni mancate, può portare a eventi drammatici come quelli che hanno fatto perdere la vita a 23 persone".
Il governatore siciliano ha poi annunciato che il disegno di legge sul piano case in Sicilia, che giace da qualche mese all'Assemblea regionale siciliana "non potrà che essere rivisto, lo ritireremo e lo rivedremo". "In Sicilia, soprattutto a Messina - ha detto - ci sono territori, in cui l'equilibrio idrogeologico è fragilissimo e credo che di queste alterazioni ce ne siano state più che in altre parti. Andare a pensare di riedificare con il trenta per cento in più sarebbe da folli, quindi il ddl va ritirato". "In molti casi bisognerà trovare un accordo con i cittadini affinché molte delle case colpite dalla frana vengano lasciate e demolite per essere costruite altrove, dove non si possono più verificare fatti di questo tipo".

Infine, Lombardo sgombra il campo dai dubbi sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto: "Giudico fuori luogo i dubbi sul Ponte sullo Stretto. La sicurezza idrogeologica è sacrosanta, ma è meschino strumentalizzarla contro lo sviluppo della nostra terra”, ha commentato il presidente della Regione,  riguardo alla manifestazione attuata, davanti alla prefettura di Messina, da parte di uno sparuto gruppo di persone aderenti alla rete ‘No ponte'. "Tanto per essere chiari - ha aggiunto Lombardo - i soldi del Ponte di Messina non potranno essere spesi né su Scaletta Zanclea né su Giampilieri, perché si tratta in gran parte di progetto di finanza, quindi chi parla d'altro dice sciocchezze senza sapere di dirle".
Il Governatore ha chiarito che "il motivo per cui si fa il ponte è proprio quello che ci sono altre infrastrutture da realizzare, perché con il ponte non potrà non esserci l'Alta velocità e altre infrastrutture". E ha ribadito che il Ponte di Messina "non è una cattedrale nel deserto perché ci auguriamo di percorrerlo e di inaugurarlo".

Certo è che le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ("O si avvia un piano serio che investa, piuttosto che su opere faraoniche, sulla garanzia e la sicurezza, oppure queste zone del Paese potranno essere afflitte da nuove sciagure") hanno un loro peso che poco sembrano però gravare sul ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, secondo il quale "si devono scegliere delle priorità come il ponte sullo Stretto perché non ci sono i fondi per mettere in sicurezza tutto il territorio". "Ho sempre rispetto per le parole del Capo dello Stato e non mi permetto di polemizzare col capo dello Stato, però voglio chiedere: cosa c'entra il ponte di Messina? Non si è costruito ancora, non si è messa nemmeno la prima pietra e possiamo imputare quanto accaduto al ponte di Messina? Siamo di fronte ad un'altra tragedia immane ma il denaro per mettere in sicurezza tutto il territorio non c'é'". Riferendosi al ponte sullo Stretto, Matteoli si è detto "convinto che l'opera, a caduta, vedrà la realizzazione anche di infrastrutture indispensabili a Calabria e Sicilia".
Matteoli ha ricordato che quando era ministro dell'Ambiente venne fuori che occorrevano "70 mila miliardi di vecchie lire per la messa in sicurezza del territorio. Questi denari non ci sono, occorre scegliere le priorità, fare i conti con la realtà e stare con i piedi per terra".
Il risanamento del territorio e l'archiviazione della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina "come unica priorità": queste le richieste del WWF al governo dopo Messina. Per l'associazione è necessaria "una flessibilità del territorio che non può più essere assediato da costruzioni e cementificazioni".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, Repubblica.it, LiveSicilia.it]

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05 ottobre 2009
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