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Le "infiltrazioni" nel cantiere delle Ferrovie dello Stato a Palermo

La Repubblica denuncia le presunte infiltrazioni mafiose nel cantiere delle Fs per realizzare la metropolitana palermitana che, comunque, rimane aperto...

21 aprile 2012

Nell'appalto c'è la mafia. Ma per le Fs "conviene continuare"
di Giuseppe Caporale (Repubblica.it, 16 aprile 2012)

Il cantiere milionario delle Ferrovie dello Stato avviato a Palermo per realizzare la metropolitana rimarrà aperto lo stesso. Anche se dentro c'è la mafia. L'ente pubblico ha stabilito che "non è conveniente interrompere i lavori". Non è sufficiente, per fermare tutto, che la criminalità organizzata si sia infiltrata in un appalto che vale quasi seicento milioni di euro. [IL DOCUMENTO]
La decisione è stata presa dalla società Rete Ferroviaria Italiana (gruppo Fs) con una delibera che Repubblica è in grado di documentare e raccontare. E così, pur essendo provata in modo "non equivoco" la "sussistenza di tentativi d'infiltrazioni mafiose nell'appalto" - è scritto nel documento - l'incarico affidato al raggruppamento temporaneo d'imprese "inquinato" da "cosa nostra" non sarà revocato, ma solo ridotto di poco meno di quarto: da 599 milioni a 464 milioni di euro. Tutto resterà come prima o quasi. Anche se è spuntato fuori un pizzino trovato nel bunker di Bernardo Provenzano nel giorno della sua cattura (l'11 aprile 2006) dove Salvatore Lo Piccolo scriveva: "Zio, la informo che siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare. Se c'è, me lo faccia sapere che l'inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato".

E non solo. Tutto resterà come prima anche se Impastato (fino all'arresto dello scorso anno) ha poi effettivamente gestito il cemento utilizzato per l'appalto della metropolitana. Anche se un'altra ditta, legata al boss Tommaso Cannella, si è occupata delle trivellazioni di quei cantieri pubblici. Anche se un'altra azienda ancora, gestita da un imprenditore catanese arrestato per mafia nel 2005, ha ottenuto in affidamento i lavori edili di un intero lotto (tratto Cardillo-Carini). E anche se, infine, sono emersi stretti contatti e frequentazioni fra i manager mafiosi e alcuni funzionari del consorzio di ditte che gestisce l'opera.

Tutto è stato documentato dalle indagini della procura distrettuale antimafia. E' toccato poi alla Prefettura di Palermo inviare il 3 febbraio scorso una lettera alla direzione delle Ferrovie sollecitando con urgenza "decisioni" in ordine al rapporto con il general contractor (ovvero la società appaltatrice, ndr) citando anche un articolo di legge dove si prevede in caso di infiltrazioni mafiose la revoca dei lavori. Quasi due mesi dopo (il 27 marzo scorso) l'azienda di Stato ha messo a verbale la sua risposta: i lavori andranno avanti e sempre con le stesse ditte (S. i. s. spa, Geodata spa, Sintagma che insieme costituiscono la "Nodo di Palermo s. c. p. a.") che avevano subappaltato alle società mafiose. "Il recesso del contratto - scrive nella delibera l'ingegner Andrea Cucinotta referente del progetto per Reti Ferroviarie italiane (gruppo Fs) - comporterebbe la perdita dei finanziamenti europei, l'inasprimento dei disagi che la popolazione residente è chiamata a sopportare con i cantieri aperti, oltre che la conseguente necessità di mettere in sicurezza le tratte interessate dai lavori". Per questo occorre superare "la disciplina antimafia" scrive ancora il gruppo Ferrovie "a fronte di concrete ragioni che rendono sconveniente, nell'interesse pubblico, l'interruzione dei lavori". Il direttore tecnico, l'ingegnere Giuseppe Galluzzo, intercettato con i referenti di "cosa nostra" è stato licenziato, mentre è stato trasferito a Torino il geometra catanese Roberto Russo, anche lui coinvolto nelle indagini. Ora, i lavori per la metropolitana di Palermo per le Ferrovie possono continuare.

Le Ferrovie e le infiltrazioni mafiose: "Presi i provvedimenti necessari" - Appalti e boss? Le Ferrovie replicano con una nota dell’ufficio stampa. Eccola: "In relazione a notizie stampa pubblicate in questi giorni relativamente all'appalto per la progettazione esecutiva e realizzazione del raddoppio della tratta Palermo-Carini, nell'ambito del "Progetto Nodo di Palermo" e ai tentativi di infiltrazione mafiosa nei confronti del Contraente Generale, Rete Ferroviaria Italiana precisa che lo scorso dicembre aveva chiesto e ottenuto dal Contraente Generale l'allontanamento del Direttori Tecnico e del Direttore di Produzione e la loro immediata sostituzione con persone non segnalate dalla Prefettura.
Al momento della segnalazione Prefettizia, su un totale di 706 mln di euro di valore complessivo dell’opera, rimanevano da realizzare lavori per 394 mln. Per far fronte ai rischi segnalati dalle Autorità, si è provveduto alla risoluzione di contratti per 257 mln. Si è altresì responsabilmente deciso di portare avanti e completare i lavori relativi ai restanti 137 mln per assicurare un adeguato livello di sicurezza dei cantieri e consentire di mitigare i disagi per la cittadinanza nelle aree più densamente urbanizzate.
Tutte queste azioni, sono state comunicate preventivamente alla Prefettura di Palermo e gli altri Enti istituzionali e territoriali interessati. La risoluzione dei contratti, cui ha provveduto RFI nel pieno rispetto della normativa vigente è stato effettuato in questo modo: recesso totale appalto del lotto funzionale costituito dalla "Tratta B", fra Palermo Notarbartolo e la stazione EMS/La Malfa; recesso del lotto funzionale costituito dalla "Tratta C", fermata La Malfa-stazione Carini (circa 16 chilometri), previa messa in sicurezza dei cantieri e mitigazione dei disagi per la cittadinanza causati dai cantieri aperti nelle aree più densamente urbanizzate; completamento del lotto funzionale costituito dalla "Tratta A", Palermo Centrale-Notarbartolo perché, dato lo stato di avanzamento dei lavori pari a circa l'85%, gli oneri relativi sono confrontabili a quelli che sarebbero necessari per assicurare la messa in sicurezza dei cantieri.
E' da precisare che avverso il provvedimento adottato dalla Prefettura di Torino il Contraente Generale ha presentato ricorso al TAR Piemonte per l'annullamento del provvedimento". [LiveSicilia.it]

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21 aprile 2012
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