Le ingorde mummie di Savoca

Seguivano diete ipercaloriche ricche di proteine, consumavano carni e zucchero in quantità, bevevano alcol. Preti e dignitari del passato mangiavano tanto ma secondo stili alimentari che oggi sarebbero messi al bando dai nutrizionisti.
Lo rivela uno studio dell'antropologo Dario Piombino-Mascali sulle mummie di Savoca, il  piccolo centro della provincia di Messina che ha avuto un passato glorioso come sede di Archimandrita sin dal XV secolo. Dunque un paese governato dal clero e da famiglie di aristocratici e dignitari.

Vengono proprio da queste classi sociali le 17 mummie di personaggi vissuti tra il Settecento e l'Ottocento. I corpi sono custoditi in una cripta della chiesa dei Cappuccini dove Piombino-Mascali ha condotto le sue indagini in collaborazione con il National Geographic e la Sovrintendenza dei Beni culturali e ambientali di Messina.

Lo studio ha svelato che molti soggetti sono morti in età matura (solo due erano giovani), segno che le aspettative di vita fossero, almeno per le classi agiate, più alte della media del tempo. Le patologie più diffuse erano espressione di diete molto ricche: quegli uomini vissuti due-tre secoli fa erano in prevalenza affetti da patologie reumatiche e gotta conosciuta anche come la "malattia dei re" perché causata dal cibo carico di proteine. "Un altro indizio dell'età avanzata dei corpi - dice Piombino-Mascali - è la presenza di osteoartrosi, cioè la degenerazione della cartilagine nelle giunture". L'uso di scarpe a punta erano invece all'origine di deformazioni alla struttura dei piedi. [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]