Le lungaggini burocratiche rischiano di far sparire gli affreschi del Borremans
Mentre la Soprintendenza valuta gli interventi da effettuare gli affreschi potrebbero polverizzarsi
Guglielmo Borremans
Pittore fiammingo e figura di spicco dell'arte siciliana a cavallo tra il seicento e settecento. Per importanza è possibile paragonarlo solo allo stuccatore e scultore siciliano Giacomo Serpotta. Ambedue facevano parte di quella schiera di artisti ai quali gli architetti spesso si affidavano per dare maggiore lucentezza ai loro interni. Nato ad Anversa nel 1670, fu adepto della Gilda di San Luca e lavorò presso il pittore Peter van Lindt. Come molti suoi connazionali, abbandonò le Fiandre alla volta dell'Italia. Nella sua bottega lavorarono come aiuto anche i figli Luigi e Rosalia ed il nipote Guglielmo. Dal 1730 al 1735, a Piazza Armerina eseguì gli affreschi di San Giovanni. Il pittore portò con se il suo armamentario: cartoni per lo "spolvero" e pigmenti più "slavati" rispetto alla tradizione fiamminga. Con essi, il suo repertorio pittorico intriso di cura dei dettagli di nordica ascendenza e la lezione del cromatismo napoletano. Eseguì scene religiose permeate da un'atmosfera compositiva gaia. Altre Chiese tardo cinquecentesche ad unica sala con cappelle poco profonde, come quella di San Vincenzo Ferreri a Nicosia, o importanti cattedrali come quella di Caltanissetta, vengono affidate all'estro di questo grande pittore. Ad essere affrescate quasi sempre le volte delle Chiese che si distinguono per sobrietà ed equilibrata organizzazione della composizione. Notevoli sono pure gli affreschi della Basilica di Santa Maria Assunta ad Alcamo, della Chiesa delle Anime Sante ad Enna, della Chiesa di San Giuseppe a Leonforte, della Chiesa dell'Assunta e di San Giuseppe dei Teatini a Palermo. Da ricordare le numerose tele custodite in musei e chiese dell'isola.