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Le maggiori società italiane che producono e distribuiscono gas nel Paese, sotto inchiesta per truffa

29 maggio 2007

Non c'è alcuna connessione fra gli argomenti trattati dalla trasmissione Report, in onda domenica sera su Rai3, e l'inchiesta della Guardia di Finanza scattata ieri nei confronti dell'Eni. Certo, però, può fare una certa impressione all'uomo medio, quando si sente dire che quello del gas è ''Un mercato impossibile da spiegare, e un affare sotterraneo, dove la parola trasparenza non ha senso...'', e giusto all'indomani la maggiore azienda del gas italiana viene perquisita e messa sotto indagine proprio per via di circostanze poco chiare.

A parte le impressioni dell'uomo medio, le accuse ipotizzate dai pm milanesi Sandro Raimondi e Maria Letizia Mannella, che pendono sulla testa di Eni, Snam, Italgas, Aem e Arcalgas (aziende collegate tra loro) e dei loro dirigenti, tra i quali citiamo l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni e quello dell'Azienda energetica milanese Giuliano Zuccoli, sono a vario titolo: truffa, violazione della legge sulle accise, ostacolo all'attività di vigilanza e uso o detenzione di misure o pesi con falsa impronta (art 472 cp). Tutte le società coinvolte nelle indagini sono anche state iscritte nel registro degli indagati per la legge 231 del 2001 relativa alla responsabilità amministrativa delle società.
Insomma, tentando di semplificare, secondo la Procura di Milano, la bolletta del gas degli italiani va riscritta da cima a fondo: perché per tre quarti del gas veicolato in Italia le società di fornitura adottano ''una nuova e illecita unità di misura'' (seppure ''accettata dalla parte privata per adesione nel contratto'') che arrotonda la bolletta sempre al rialzo, a spese del consumatore e in media anche del 6%. Perché le perdite di rete nel trasporto del gas vengono, nella tariffa, fatte ''illecitamente pagare due volte all'utente finale, una volta come tariffa di vettoriamento e una seconda nel prezzo di vendita''. Perché ''la vetustà dei contatori'' diventa ''fonte di errore in danno del consumatore''. E perché ''una catena di misura illegale sotto il profilo metrologico, e priva del requisito di certezza'', finisce per ''sottrarre alla fase dell'accertamento fiscale'', in impianti come quelli di Mazara del Vallo (TP), ''da 3mila a 5mila tonnellate di gas al giorno''. Tutto ignorato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg), oppure ''occultatole dalle imprese'', come ''emerge chiaramente dalle testimonianze dei suoi direttori di sezione''.
Ci sembra abbastanza chiaro.

Da parte sua l'Eni si è difesa sottolineando che gli strumenti sotto indagine, da sempre utilizzati in Italia e all'estero, non incidono sulle misurazioni relative alla bolletta dei consumatori. ''Nell'ambito di un'indagine avviata lo scorso anno dalla Procura della Repubblica di Milano, sugli strumenti di misura del trasporto e della distribuzione del gas naturale utilizzati in Italia dalle imprese del settore - riferisce una nota di Eni - oggi (ieri, ndr) il Nucleo della Guardia di Finanza ha operato un sequestro di documenti presso gli uffici di varie società operanti in questo mercato, tra cui società del gruppo Eni, con particolare riguardo a documentazione a partire dal 2003. Gli strumenti sotto indagine - continua la nota - sono i cosiddetti misuratori venturimetrici, da sempre utilizzati in Italia e all'estero, e che non incidono sulle misurazioni relative alla bolletta dei consumatori''.
Ma, pur mettendo subito le mani avanti, in Borsa il contraccolpo è stato immediato, anche se a fine giornata i titoli quotati a Piazza Affari delle tre società coinvolte, hanno ridimensionato le perdite: il calo delle azioni Eni, dopo essere scese fino al 2%, al termine delle contrattazioni è risultato dello 0,15% a 26,29 euro, le Snam Rete Gas hanno perso lo 0,20%, mentre Aem ha lasciato sul terreno l'1,10%. ''Siamo rammaricati e preoccupati per i danni all'immagine del gruppo Eni e per i contraccolpi in Borsa, pur avendo estrema fiducia nell'attività dei magistrati'', ha detto l'avvocato Domenico Pulitanò che assiste alcuni degli indagati. A rinforzare i concetti di serenità e di fiducia nei confronti della magistratura, in una sorta di autodifesa del proprio operato, è quindi intervenuto direttamente l'ad dell'Eni, Scaroni, che, pur essendo chiamato in causa solo in quanto legale rappresentante del gruppo petrolifero, ha diramato una nota ufficiale:
''Siamo sereni. Le misurazioni oggetto dell'inchiesta sono al centro dell'attenzione di tutte le società operanti nel mercato del gas in Italia e all'estero. Tanto che io stesso, appena giunto in Eni, ho attivato una procedura di verifica sulle misurazioni del gas, avvalendomi di consulenti internazionali specializzati. Peraltro, si fa riferimento a misurazioni su gas non contabilizzato, che è la differenza tra il gas che Eni compra dai propri fornitori, e quello che poi rivende ai distributori. Questa differenza, a oggi, rappresenta per la nostra azienda una perdita secca di alcune centinaia di milioni di metri cubi di gas ogni anno''.

Da Snam Rete Gas hanno invece sottolineato che ''l'affidabilità dei misuratori finiti nel mirino dei magistrati è attestata costantemente dai più autorevoli enti, ed è inoltre confermata dal fatto che trovano largo impiego in Europa e nel mondo''. Giuliano Zuccoli, numero uno di Aem, si è limitato a dire che si tratterebbe di ''cose vecchie''. Aggiungendo poi che la questione ''coinvolge tutto il sistema di rete nazionale''.

Ritornando invece alle impressioni iniziali da uomo medio, mentre la Guardia di finanza, ieri si dirigeva nelle sedi Eni di Roma e Milano, l'Ente nazionale idrocarburi querelava gli autori di Report, per le ''incorrettezze e le distorsioni dei fatti illustrati nel corso della trasmissione Report in onda, domenica 27 maggio, su Rai3, nel servizio 'Le vie del gas' a firma di Giorgio Fornoni''. ''Tutto ciò - ha comunicato ancora Eni - nonostante la piena e completa disponibilità, aperta e trasparente, fornita da Eni nei mesi scorsi alla trasmissione della rete di servizio pubblico della Rai, in termini di informazioni messe a disposizione, accesso ai luoghi, e interviste al proprio management. Evidentemente per questo tipo di programmi la polemica e le distorsioni della realtà costituiscono elemento fondante e quindi Eni ha dato mandato ai propri legali, suo malgrado, di predisporre una querela che ricostruisca la verità dei fatti, e che tuteli l'immagine dell'azienda e l'onorabilità dei propri dipendenti''.

Dunque, di verità se ne aspettano diverse, e diversi aspettano le proprio verità. Anche noi aspettiamo di comprendere cosa sta dietro ad un discorso tanto evanescente ed impalpabile quanto quello del mercato del gas.

- ''Le vie del gas'' di Giorgio Fornoni (Report del 27 maggio 2007)

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29 maggio 2007
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