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LE MATRIARCHE: SABO/BDS MORO

Al Museo d’arte contemporanea di Gibellina le opere di due "Maestri" dall'Outsider Art

11 luglio 2011

LE MATRIARCHE: SABO/BDS MORO
Mostra a cura di Eva Di Stefano
Museo d’arte contemporanea di Gibellina
Fino al 12 settembre 2011


La mostra "LE MATRIARCHE: SABO/BDS MORO", curata da Eva Di Stefano e realizzata in collaborazione con l'Osservatorio Outsider Art dell’Università di Palermo, presenta i lavori di due artisti la cui opera è annoverabile nell'Art Brut o Outsider "...cioè autori autodidatti, senza una cultura artistica, in una condizione socio-esistenziale marginale, animati da una vocazione totalizzante, dotati di immaginazione originale e capaci di creare da soli un proprio vocabolario espressivo..." e intende oltre che riportare all'attenzione il caso di Sabo, valorizzando la ricca collezione in possesso del Museo Civico di Gibellina, presentare per la prima volta le straordinarie opere di Salvatore Bentivegna detto il Moro.
Sono in mostra a documentare i complessi percorsi dei due autori: 20 disegni, 13 sculture e 14 microsculture del Moro provenienti dalla collezione privata di Vincenzo Rocchè e 30 tele di Sabo, selezionate dalle circa 90 opere conservate nei depositi del Museo d'Arte Contemporanea di Gibellina.
La mostra è accompagnata da un quaderno con testo critico e schede biografiche di Eva Di Stefano, e le testimonianze di Vincenzo Rocchè e di Michele Canzoneri.
Il progetto si inserisce nel programma di collaborazione tra la Fondazione Orestiadi di Gibellina e il Museo d’Arte Contemporanea della città.

L'ARTE COME DONO - L'Arte come "Dono". E' una delle immagini concettuali che si potrebbe utilizzare per descrivere l'Outsider Art, quell'arte che differisce in tutto e per tutto dall'arte che si è studiata, quella che è il raggiungimento di un percorso nel quale, la conoscenza della sua Storia, ha fatto della creatività di chi si è impegnato nello studio di essa rappresentazione di un "ismo" o (ancora peggio) di un tassello mancante (e "costruito" ad arte) nel 'mercatodellarte'.
L'Art Brut, l'arte grezza, è comunicazione artistica che esprime l'ESIGENZA del comunicatore nella maniera più brutale e viscerale possibile; la comunicazione che esprime l'IO di chi questo non lo ricerca, almeno consapevolmente. E' l'espressione dell'esigenza come lo è la fame e la sete per chi è veramente affamato e assetato, è l'espressione dell'esigenza come l'urlo urlato con tutto il fiato che si ha in corpo per chi ha la disperazione di un bambino che si trova improvvisamente solo in un luogo ostile, è l'espressione dell'esigenza di una logica - una qualsiasi - per chi la logica l'ha persa in un momento che non è riuscito a visualizzare ma che ha fatto diventare il mondo qualcosa di alieno.
L'Arte come "Dono" non per chi la osserva ma, principalmente, per chi la pratica. L'Arte che diventa PANE per l'affamato, ACQUA per l'assetato, SFOGO per il disperato, LENTE per ritornare a vedere il mondo come cosa propria. Dono di un Dio che non ha importanza sia riconosciuto. Dono della Natura, come i doni quelli elargiti dall'Evoluzione nella successione delle specie. Per tutti questi motivi nelle opere degli "Artisti Differenti" si potranno scorgere bellezze che vanno al di la della BELLEZZA, sensi estetici che vanno oltre l'ESTETICA, significati che sono nello stesso tempo SEGNI e CONTENUTI. [Federico Modica]

"LE MATRIARCHE: SABO/BDS MORO"
Sia Sabo che BSD Moro, nati nella prima metà del novecento, nel 1943 al momento dello sbarco americano avevano rispettivamente 27 e 20 anni, cioè erano individui giovani ma compiuti, che si erano formati nel guscio di quel regime matriarcale "sotterraneo, quasi invisibile", secondo Sciascia ancora integro e senza scampo. E se Sabo proseguì la sua vita all'ombra delle donne di famiglia, da cui era protetto, mantenuto e ossessionato, il Moro si rivelò inetto a mantenere la sua e fu cacciato di casa platealmente dalla moglie appena uno dei figli maschi fu in età di lavoro.

In ambedue i casi c'è la rappresentazione di un mondo popolare dove le donne di casa hanno lo scettro vero del comando e l'uomo, che ne detiene solo l'apparenza, insegue le proprie chimere tollerato con condiscendenza o inchiodato nella ripulsa. Ambedue dettero vita nelle loro opere, quando scoprirono la necessità dell'arte, a femmine potenti: demoni lussuriosi e metamorfici per Sabo; energie della natura e intangibili dee per il Moro.
La loro opera ebbe esiti diversi: Sabo riuscì ad acquisire in vita una certa notorietà locale, mentre il Moro, misconosciuto dai suoi concittadini di Sciacca e forse schiacciato dall'omonimia con Filippo Bentivegna, noto scultore di teste anche lui autodidatta e stravagante, è rimasto un milite ignoto...
Ho scelto come chiave di lettura unificante dei due percorsi creativi, ciascuno dei due con caratteristiche proprie e originalissime nell'iconografia e nella qualità tecnica, il tema Le Matriarche per porre l'accento su un'emergenza costante dell'immaginario siciliano che a me, come ho cercato di motivare in apertura, pare significativa e che caratterizza in particolare le produzioni espressive degli autori irregolari e autodidatti dove, in assenza di troppe interferenze culturali, il quoziente di 'verità psichica' è più alto, rendendo perciò più agevole il disvelamento di un'istanza archetipale… (Eva Di Stefano, quaderno della mostra)

Note biografiche

SABO (Salvatore Bonura) Palermo 1916-1975 - Figlio di un salumiere, ha un rapporto privilegiato con le donne della sua famiglia che continua per tutta la sua vita. Interrotti gli studi poco dopo le scuole elementari, si dedica con scarso successo al commercio. Sotto le armi durante la seconda guerra mondiale, al ritorno si sposa senza però riuscire ad adattarsi alla vita pratica e senza intraprendere con continuità nessuna attività lavorativa. Inizia a dipingere da autodidatta intorno ai cinquant'anni. Dopo l'incontro con il giovane artista Michele Canzoneri che lo incoraggia, conosce alla fine del 1968 l'imprenditore Liborio Teresi che si appassiona al suo universo figurativo metamorfico e ossessivo decidendo di diventare il suo mecenate.

Da quel momento in poi si firma Sabo e, al riparo da preoccupazioni economiche, produce centinaia di quadri fino alla morte per tumore. Sue opere si trovano presso il Museo Civico di Gibellina (Tp), la Collection de l'Art Brut di Losanna, la Fabuloserie di Dicy in Francia, e in alcune collezioni private siciliane.

BSD MORO (Salvatore Bentivegna) Sciacca 1923- 2002 - Omonimo del più noto concittadino Filippo, con cui non ha però nessun rapporto di parentela, anche Salvatore Bentivegna, detto "Turiddu u moru", scolpisce la pietra e il legno già a partire dagli anni '50, firmandosi con le iniziali e il soprannome in più varianti, tra le quali la più frequente è BSD MORO. Analfabeta, uomo di mare e pescatore finché non scampa a un naufragio, padre di dieci figli ma allontanato dalla sua stessa famiglia a causa della sua stravaganza, sopravvive raccogliendo e rivendendo saltuariamente origano e verdure selvatiche. Conduce una vita marginale, quasi da barbone, in una stanza senza finestre e sotto il piano stradale, che si riempe delle sue opere, frutto di un'attività incessante, e depositate anche in una baracca di legno alla periferia della città, segnalata da un'insegna latineggiante: "Sculpitor in petra naturale". Si tratta di raffinate statuine in pietra tufacea che rappresentano divinità e creature primordiali, bastoni finemente intagliati con figure zoomorfe, numerosi disegni. Temi principali sono la bipolarità dell'esistenza, il dialogo e il conflitto tra uomo e natura, l'inaccessibile superiorità del principio femminile. Ha una concezione animista della natura che è l'unica religione che riconosce: si definisce "sacerdote della natura" e "raccoglitore", considera le sue figure preesistenti e il proprio intervento una sorta di pratica cultuale. Preso in considerazione solo da pochi appassionati che acquistavano i suoi lavori quando era in vita, e che oggi ne conservano ancora un gran numero, le sue opere sono rimaste fino ad oggi sconosciute.



INFO
Museo d’arte Contemporanea di Gibellina - Viale Segesta
Orari di apertura 9:00/13:00, 16:00/19:00 domenica e lunedì chiuso

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11 luglio 2011
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