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Le "minoranze" del NO

La Tav, il Ponte sullo Stretto, il metanodotto Sulmona-Foligno: tutte opere contro le quali l'Italia si unisce nella protesta

02 marzo 2012

Quella trascorsa è stata una notte senza manifestazioni in Valsusa, dopo che nella tarda serata di ieri si è sciolto il blocco sulla A32 Torino-Bardonecchia dove per alcune ore i manifestanti No Tav hanno presidiato l'imbocco della galleria di Prapontin. Nella notte si sono concluse da parte del personale della Sitaf, società che gestisce l'autostrada, le operazioni di bonifica e messa in sicurezza dell'arteria che ora è percorribile in entrambe le direzioni, così come le statali 24 e 25.
Intanto, per oggi pomeriggio, il presidente del Consiglio Mario Monti ha convocato a Palazzo Chigi una riunione straordinaria sui lavori della Torino-Lione per "verificarne lo stato di avanzamento nelle necessarie misure di sicurezza". La linea del governo sulla Tav "resta la stessa", ha chiarito Monti al termine della prima giornata del vertice europeo.

"Margini non ce ne sono: l'opera è di valore fondamentale per il Paese, e non solo per il Piemonte e fa parte di impegni presi con il l'Europa. Non ci sono spazi", fa eco il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri. "L'opera - ha aggiunto - è stata meditata e partecipata. Ci sono stati incontri con la popolazione e fatte importanti modifiche al progetto: siamo a un punto di non ritorno". "Abbiamo dato massima disponiblità all'ascolto per avere compensazioni maggiori o perché quelle promesse arrivino nei tempi puntuali. Ieri abbiamo avuto un incontro al Viminale con i presidenti della Regione, della Provincia e con il sindaco di Torino. L'opera è inderogabile - ha osservato Cancellieri - ma c'è una apertura ad ascoltare la minoranza dei sindaci che dissentono anche se non sono direttamente interessati all'opera. Chi è nel territorio è favorevole, accanto ci sono queste contestazioni. Occorre ascoltare tutti ma quando si fanno delle scelte vanno portate avanti. Non c'è nessun dubbio che l'opera debba andare avanti". "Ognuno - ha concluso il ministro - deve assumersi la responsabilità del proprio ruolo, anche di fronte alle generazioni future. Quando uno Stato fa delle scelte, sono molto meditate e occorre attenervisi, rispettarle, ci sono interessi generali che vanno oltre al piccolo interesse singolo".

In questi giorni, blocchi e manifestazioni contro la linea ad alta velocità della Val di Susa, ma più in generale contro la costruzione di opere imposte "dall'alto", si sono avuto anche nel resto d'Italia. Dal Ponte di Messina al metanodotto Sulmona-Foligno, la Tav non è l'unica grande opera la cui realizzazione è avversata dalla popolazione. Mai come in Val Susa le proteste sono sfociate in episodi violenti, ma la guerra dei no attraversa tutto lo Stivale, dal Nord al Sud, e si combatte a colpi di manifestazioni, concerti e, naturalmente, carte bollate. Proprio per questo mercoledì scorso, fino a tarda notte, un gruppo di un centinaio di attivisti "No tav" ha bloccato lo svincolo di via Oreto e l'ingresso all'autostrada A19 Palermo-Catania. "Stiamo manifestando per essere solidali - spiegava una attivista - con i nostri compagni del nord che stanno facendo una battaglia giusta. Siamo contro le violenze della polizia e di tutte le forze dell'ordine che vogliono così sedare la lotta popolare".

Più articolata la protesta di quelli che non vogliono che si costruisca il Ponte sullo Stretto, l'opera infrastrutturale più discussa, da diversi anni, in Sicilia. La politica nazionale, regionale e locale si è sempre divisa fra i fautori e i denigratori della mega-struttura. Chi da sempre ha le idee ben chiare è la Rete No Ponte secondo cui ci sono "ben altri progetti per questa città. La vogliamo trasformare, ma non distruggere". "Da anni - spiega la Rete - diciamo che il No al Ponte è in realtà il Si ad un futuro possibile e sostenibile. In tutte le occasioni - fanno sapere - abbiamo sempre ribadito di cosa avrebbero bisogno questi luoghi: messa in sicurezza dal rischio idrogeologico; messa in sicurezza dal rischio sismico; messa in sicurezza di edifici pubblici, ad esempio le scuole, che a Messina non sono a norma nella quasi totalità; potenziamento del trasporto pubblico nello stretto e nelle due regioni, Sicilia e Calabria; bonifica dei territori inquinati".
La Rete No Ponte, come si legge nel loro portale si "batte per il recupero del patrimonio storico ed ambientale di questi luoghi". Uno degli aderenti, Tonino Cafeo, ricorda come già nel "2006, il governo Prodi, congelò la procedura dell'iter dei lavori sul Ponte. Ma il mancato scioglimento della Società Stretto di Messina, lasciò tutto in sospeso pronta per essere 'ripresa in mano' dal precedente governo Berlusconi. Oggi abbiamo ancora un voto che definanzia questo tipo di opere ma non c'è una decisione precisa. Noi come sempre - assicura infine Cafeo - siamo pronti a mobilitarci per ribadire il nostro no ed impedire la messa in atto di questa opera inutile e dannosa".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]

 

 

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02 marzo 2012
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