Le morti bianche. Ogni giorno, nel mondo, muoiono ''di lavoro'' cinquemila persone
In Italia ogni anno sono 1400 i morti per incidenti o malattie legate al lavoro, circa quattro al giorno
Alle soglie del 2005 è quasi un dovere guardarsi alle spalle e vedere come si è trascorso l'anno, per analizzare dove e quali sono stati gli errori e caso mai corregere il tiro onde evitare che nell'avvenire, si cada neglle stesse buche.
Questa analisi vale sia per le intime e personali storie che per l'andazzo sociale e comunitario, affinché il vivere proprio possa essere correttamente associato a quello comune.
Di grandi correzioni ha bisogno il benessere lavorativo che si scopre, essere quello fra i più acciaccati e da migliorare.
Quando si viene a scoprire che ogni giorno, in tutto il mondo, sono cinquemila le persone che muoiono per incidenti o malattie legate al lavoro, una seria analisi e una conseguente correzione è d'obbligo.
In Italia i numeri delle vittime del lavoro si aggirano sui quattro al giorno, vale a dire 1.400 all'anno. Queste sono le stime dell'Organizzazione internazionale del lavoro diffuse dall'Inail.
Il numero certo è di tremila decessi al giorno, ma senz'altro è in difetto considerando le difficoltà che si registrano in alcuni Paesi nel rilevare i dati. Da qui la stima della stessa Organizzazione internazionale del lavoro di cinquemila morti.
Non solo: ogni anno 270 milioni di persone sono coinvolte in incidenti e circa 160 milioni sono affette da malattie legate all'attività lavorativa. Un quadro, dunque, allarmante che riguarda anche l'Italia dove, tuttavia, la media degli incidenti sul lavoro è migliore rispetto a quella europea.
La sfida nella lotta contro gli infortuni sul lavoro - questo l'avviso dell'Organizzazione internazionale del lavoro - è quella di costruire un modello vincente di prevenzione valido per qualsiasi realtà lavorativa, all'interno di ogni Paese del mondo. Ogni nazione, anche quella economicamente e tecnologicamente più sviluppata, ha la necessità del confronto continuo, perché il lavoro si globalizza e si trasforma continuamente.
In Sicilia, fino al settembre scorso, solo gli operai edili morti nel lavoro sono stati 11 nei primi 9 mesi del 2004. Un numero spropositato anche rispetto al trend nazionale, che la dice lunga sulla irresponsabilità delle aziende, al di là degli incidenti dovuti a fatalità, e sulle carenze degli organi di vigilanza e controllo.
Nel 2003 gli incidenti mortali - sempre e solo nel settore - in Sicilia, sono stati 16.
''Le aziende che lavorano con appalti pubblici - osserva Enzo Campo, segretario generale della Fillea Cgil siciliana - non possono mettere a profitto le somme destinate agli adempimenti per la sicurezza che non sono suscettibili di ribassi. Invece è quello che regolarmente fanno. A questo punto sarebbe compito degli organi ispettivi verificare la situazione. Purtroppo questi sono sottodimensionati e inefficienti''.
Gli ispettori del lavoro addetti alle verifiche, denuncia la Fillea, ''sono 100 mentre secondo le piante organiche dovrebbero essere il triplo''. Nella medicina preventiva ''la situazione - dice il sindacato - è ancora più grave con 200 addetti nelle Asl contro le 650 unità indicate come necessarie dall'ispettorato regionale alla sanità''.