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Le parole di Santo La Causa

Dai primi verbali del neo pentito che dovrebbe sapere tanto sulla Cosa nostra etnea

18 maggio 2012

Santo La Causa, il superlatitante di Cosa nostra, inserito nella lista dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, e indicato come uomo di spicco del clan Santapaola, arrestato l'8 ottobre del 2009 dai Carabinieri del reparto operativo di Catania, mentre partecipava a un vertice del gotha della mafia etnea, si è pentito per dare un futuro alla sua nuova famiglia.
Il boss, che alla Procura di Catania sta svelando i segreti di Cosa nostra etnea, ha da anni una nuova relazione sentimentale e un figlio in tenera età. Tra 4-5 anni sarebbe tornato libero, ma ha preferito collaborare con la giustizia.

In questi giorni cominciano a conoscersi i contenuti della sua collaborazione. Il primo verbale è stato redatto il 5 maggio e il secondo martedì scorso. Entrambi sono stati depositati dai sostituti procuratori della Dda Antonino Fanara e Agata Santonocito al processo che si celebra col rito abbreviato di uno stralcio dell'inchiesta Iblis davanti al Gip Santino Mirabella.
In questi primi verbali un accenno alla costruzione di un centro commerciale, indicazioni su presunti contatti tra politici e la mafia e sulla posizione di alcuni degli imputati del processo 'Iblis' che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Ma soprattutto una lunga serie di omissis.
Gli avvocati si sono opposti all'acquisizione delle dichiarazioni di La Causa in forma sintetica, chiedendo, invece, la trascrizione completa dei due interrogatori fiume. Il Gip si é riservato di decidere nella prossima udienza che si terrà il 29 maggio nell'aula bunker di Bicocca.

L'unico nome eccellente "in chiaro" contenuto nei due verbali è quello dell'ex assessore al Turismo della Regione Siciliana e attuale senatore di Fli, Nino Strano.
Parlando di soldi che la cosca avrebbe avuto per "mettere a posto" il centro commerciale de La Tenutella, il collaboratore fa il nome di Nino Strano che, dice riferendo cose apprese da altri, quando era assessore comunale, avrebbe favorito "imprese vicine" a un affiliato e in cambio "per i favori ricevuti otteneva somme di denaro". Secondo La Causa, l'esponente politico si "adoperò per sbloccare le autorizzazioni necessarie" al centro commerciale, che ricade nel territorio del Comune di Misterbianco, ma "non sa dire cosa fece", anche se qualcuno gli fece capire che "agì anche su altri politici per tale scopo".
La posizione di Nino Strano è stata da tempo stralciata dall'inchiesta Iblis perchè ritenuta marginale e la Procura ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, ma l'udienza non è stata ancora fissata dal Gip Luigi Barone. Secondo la difesa del senatore le dichiarazioni di La Causa, non cambiano la posizione dell'assistito perchè parla de relato di cose già note, anche se tutte da provare sul piano della verità.
Alle affermazioni del pentito che lo riguardano, Nino Strano replica attraverso una nota diffusa dal suo legale: "Le dichiarazioni di questo personaggio a me ignoto non mi preoccupano minimamente in quanto non mi sono mai occupato in alcun modo della vicenda Tenutella, a me altrettanto ignota, né, tanto meno, ho fatto mai favori ad alcuna impresa nel corso della mia lunga attività istituzionale". "Per quanto riguarda presunte dazioni di denaro in mio favore - aggiunge Strano - reitero agli organi competenti il mio invito, già rivolto in passato, a indagare sulla mia situazione patrimoniale, certo come sono di essere uno dei pochi uomini pubblici entrato benestante in politica e oggi spogliato di tutti i beni di famiglia. Sono certo comunque - conclude il senatore - che le indagini smonteranno le calunnie a me rivolte".

Di Nino Strano, ex deputato di An confluito nel Pdl, e considerato un finiano, le cronache parlamentari si sono occupate anche per avere festeggiato, il 24 gennaio del 2008, la caduta del governo Prodi mangiando mortadella nell'aula del Senato mentre il suo collega Domenico Gramazio stappava una bottiglia di spumante. In passato è stato anche assessore regionale al Turismo e lo stesso incarico ha avuto al Comune di Catania. Nel novembre dello scorso anno è tornato a Palazzo Madama, subentrando a Raffaele Stancanelli del Pdl, che ha lasciato il seggio scegliendo di restare sindaco di Catania.

"Vincenzo Santapaola è il capo a Catania" - Da uno dei due verbali di La Causa, emerge che Vincenzo Santapaola, figlio del boss ergastolano Benedetto, è "certamente il capo dell'organizzazione" a Catania anche se "non si è fatto conoscere come tale da tutti".
Il collaboratore svela che questo "basso profilo" di Enzo Santapaola non era gradito ai "palermitani". Tanto che i Lo Piccolo fecero sapere di "non volere trattare con un fantasma", perché loro "non concepivano che un capo non decidesse di mostrarsi sempre e a tutti come tale". Inoltre, sottolinea il pentito, in alcuni paesi etnei erano nati delle "convinzioni sbagliate": che "io avevo preso il posto di Benedetto Santapaola".
Nei due verbali, redatti nel carcere di Bicocca il 5 e il 15 maggio scorso, davanti al procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro, e ai sostituti Fanara e Santonocito, La Causa parla anche di estorsioni, come quella a un concessionario d'auto che paga 12mila euro l'anno per due società a Catania e della messa a posto del centro commerciale La Tenutella di Misterbianco. Parla anche di rapporti tra Cosa nostra e alcuni avvocati che dicevano di essere iscritti alla massoneria e per questo si vantavano di contare su molti appoggi tra i loro adepti che li aiutavano nelle vicende giudiziarie. La Causa dice di "non essere massone" di avere saputo di un solo intervento su uno dei figli del boss Santapaola, ma, precisa, "non so dire comunque se sia stato assolto per le amicizie del difensore o per una buona difesa".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]

- Le parole del boss Santo La Causa (Guidasicilia.it, 15/05/12)

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18 maggio 2012
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