Le previsioni possibili. Le possibili previsioni...
Per alcuni ricercatori prevedere un evento sismico è quasi impossibile, ma c'è chi ci crede fortemente
"E' il Santo Graal della sismologia riuscire a prevedere l'arrivo di un terremoto". Ad affermarlo è Egill Hauksson, sismologo americano del California Institute of Technology, spiegando che "più ci proviamo e meno progressi ci sembra di fare".
Insieme all'affermazione dell'esperto il quotidiano americano 'Los Angeles Times' ricostruisce la polemica, nata in Italia sulle inascoltate previsioni di Giampaolo Giuliani, basate sul radon, per il sisma che ha colpito la provincia di L'Aquila (LEGGI). "Succede sempre così - commenta il direttore del Centro terremoti della California del sud, Tom Jordan - La gente esprime previsioni basate su diverse cose. E' sempre difficile valutare".
Negli ultimi decenni sono state provate diverse strade per riuscire a individuare i segni premonitori di una scossa sismica e nel 1975 sembrò che i cinesi avessero risolto il problema. L'area di Haicheng venne così evacuata prima di un terremoto di magnitudo 7,3, si legge, ma sfortunatamente le autorità non riuscirono a prevedere il sisma del Tangshan, che appena l'anno dopo ha provocato divese centinaia di migliaia di morti.
Pionieri nella ricerca sul radon sono stati i sovietici, correlando le emissioni di questo gas e del thoron nelle acque dei pozzi vicino a Tashkent, in Uzbekistan, negli anni Sessanta a un terremoto del 1966. Anche Cina e Giappone hanno investito nella ricerca sul radon. Il picco di interesse per il radon come segnalatore di un sisma è stato negli anni Settanta in California, ha spiegato Susan Hough, ricercatrice al Geological Survey di Pasadena, in California, che sta scrivendo un libro sull'argomento. Per esempio, nel 1979 gli scienziati del 'Caltech' e di altri istituti affermarono di aver rinvenuto cambiamenti di livello del gas nei pozzi del sud della California poco tempo prima dei terremoti di quell'anno a Malibu e Big Bear. "Ma la cosa si sgonfiò quando non ci furono scosse nei siti dove avevano trovato il radon e i terremoti si verificarono altrove", ha detto la Hough. [Adnkronos/Ing]
GLI ATENEI "CREDONO" NEL RADON: PREVISIONI POSSIBILI
di Alessandra Mangiarotti (Corriere.it, 08 aprile 2009)
Ventitrè gennaio 1985: per la prima (e unica) volta in Italia scatta l'allarme terremoto. L'Istituto nazionale di geofisica prevede una «scossa pericolosa». E il ministro della Protezione civile Giuseppe Zamberletti, oggi presidente della Commissione Grandi rischi e sostenitore dell'impossibilità di prevedere i terremoti, ordina lo stato d'allerta per dieci comuni della Garfagnana: scuole chiuse per due giorni, case vecchie o in cattivo stato evacuate. Centomila persone abbandonarono le proprie abitazioni, ma il terremoto non arrivò. Allora la previsione di un sisma distruttivo fu formulata, dopo una scossa premonitrice, sulla base di un'analisi storico-statistica.
Oggi, tra gli indicatori sismici, c'è anche il radon. Giampaolo Giuliani non è solo. Sono diversi i ricercatori che studiano questo gas: l'Università di Bari ha messo a punto un sistema di 25 centraline fermo per mancanza di fondi; quella di Pisa ha elaborato un progetto per il monitoraggio nelle acque sotterranee della Garfagnana e della Lunigiana allo studio degli enti locali. Ricerche sono in corso anche all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Pier Francesco Biagi è docente di Fisica all'Università di Bari. Studia il radon e i disturbi sui segnali radio. «I sistemi per prevedere un terremoto già esistono - dice -, è che mancano i soldi per perfezionarli. A differenza dei miei colleghi sono convinto che non è impossibile prevedere un sisma, ci riusciremo. Fu proprio Boschi, oggi nemico dei precursori, a fare la previsione del 1985». E spiega: «Nel 2005 abbiamo presentato un progetto alla Regione per l'installazione di 25 centraline per il rilevamento di radon e stazioni radio a bassa frequenza (alcune anche nel Gran Sasso). Per un punto siamo stati esclusi dalla graduatoria e le prime centraline sono state disattivate».
All'Università di Pisa si studia invece il radon nelle acque sotterranee della Garfagnana e della Lunigiana. Il team di Giorgio Curzio, docente di Misure nucleari, ha elaborato uno studio di fattibilità per il monitoraggio del radon: stazioni prototipo che ogni sei ore dovrebbero trasmettere al dipartimento e alla Protezione civile i livelli.
Tra i ricercatori che studiano il radon c'è anche Calvino Gasparini, dell'Istituto nazionale di geofisica. Nel 1985 fu uno degli esperti a formulare la previsione della Garfagnana. Oggi è direttore del Museo geofisico di Rocca di Papa dove da quattro anni una centralina misura il radon. «Sappiamo che questo gas è un precursore dello stress sismico, ma per ora non ci dice il 'dove' e il 'quando' avverrà un terremoto». Più attendibile l'analisi storico-statistica: «Sulla base della quale scattò l'allerta del 1985. Nel caso di Giuliani non esistevano parametri consolidati, ma un censimento a setaccio grande degli edifici più vecchi e una maggiore informazione, forse...».
Nel 1985 la «scossa pericolosa» non arrivò. E l'ex ministro Zamberletti finì sotto inchiesta per procurato allarme. Forse per questo da allora ha sempre chiamato i centomila sfollati «un test». E oggi ribadisce: «I terremoti non sono prevedibili». Ma poi spiega: «Allora il radon non c'entrava, lì ci trovavamo davanti a dati statistici particolari. Davanti a una previsione della comunità scientifica come quella di 24 anni fa, proprio Boschi e Barberi mi avvertirono del rischio, farei la stessa cosa: ordinerei lo stato d'allerta».