Le proteste e gli scontri dell'Africa mediterranea
In Libia, Iran e Bahrein scontri tra manifestanti e polizia. La rinascita delle coscienze dopo le rivoluzioni in Tunisia ed Egitto
Nelle prime ore di questa mattina si sono registrati violenti scontri a Bengasi tra la polizia libica e un gruppo di manifestanti. Secondo quanto riferisce la tv araba Al Jazeera, gli scontri sono avvenuti in seguito a una marcia di protesta contro il governo. Per disperdere la folla, gli agenti hanno usato i gas lacrimogeni e quindi hanno caricato il corteo. Lo scrittore libico Idris al-Sami sostiene che "alcuni poliziotti in borghese hanno aggredito i manifestanti usando anche degli idranti". A scatenare la protesta sarebbe stato l'arresto di un attivista per i diritti umani, che su 'Facebook' aveva lanciato appelli per aderire alla manifestazione generale in programma per domani contro il colonnello Muammar Gheddafi.
Secondo il sito libico Libya al-Youm, i manifestanti riuniti questa mattina in piazza al-Shajra e lungo via Omar Bin al-Ass hanno lanciato pietre e sassi contro alcuni esponenti locali dei cosiddetti Comitati rivoluzionari, che sostengono Gheddafi. Fonti locali confermano che la manifestazione era iniziata davanti alla sede della polizia per chiedere la liberazione di Fathi Tarbal, attivista per i diritti umani, che rappresenta le famiglie delle vittime del carcere di Abu Salim, noto per essere il luogo nel quale erano stati rinchiusi i detenuti islamici. Una volta ottenuta la sua scarcerazione, i manifestanti hanno deciso di proseguire la protesta spostandosi nella vicina piazza 'al-Shajra'. L'attivista per i diritti umani di Bengasi, Tarbal, è stato arrestato all'alba di oggi nel corso di un blitz della polizia nella sua abitazione. Secondo quanto riferiscono gli oppositori libici all'estero al sito del quotidiano al-Quds al-Arabi, l'uomo è un avvocato che presiede la commissione delle vittime della strage di Abu Salim. Il riferimento è al 29 giugno del 2006, quando la polizia è intervenuta nel carcere che si trova alla periferia di Tripoli uccidendo, secondo gli attivisti, 1.200 detenuti. Ancora oggi le famiglie delle vittime di quella strage chiedono la restituzione dei cadaveri dei loro congiunti, sempre rifiutati dalle autorità libiche. Per questo ogni sabato l'attivista Tarbal organizza un sit-in a Bengasi con i familiari delle vittime di Abu Salim, per chiedere la restituzione delle loro salme. Sempre all'alba di oggi la polizia ha arrestato un secondo attivista, Faraj al-Shirani, che ha perso tre fratelli nella strage di Abu Salim. Quest'ultimo è molto attivo su 'Facebook' ed è riuscito a lanciare un messaggio sul social network per chiedere aiuto prima dell'arresto.
- "La Libia non rispetta i patti così ha provocato la nuova crisi" di Carlo Bonini (Repubblica.it)
Proteste e scontri proseguono anche in Iran (contro il regime khomeinista) e in Bahrein (contro il governo sunnita), mentre martedì il presidente Usa Barack Obama aveva auspicato che "anche gli iraniani" possano essere "liberi di esprimersi".
A Teheran sono avvenuti scontri questa mattina a Teheran ai funerali di un giovane morto durante le manifestazioni dell'opposizione di lunedì. Lo ha riferito la televisione di Stato, secondo la quale gli incidenti sono avvenuti tra studenti islamici e "sostenitori della sedizione", cioè dell'opposizione. Per la tv di Stato, il giovane ucciso lunedì, Saneh Jaleh, era uno studente appartenenti alle milizie dei volontari islamici Basiji, che nella rivolta dell'estate 2009 facevano il "lavoro sporco" in borghese mentre la polizia fronteggiava gli oppositori del regime khomeinista. Secondo il sito dell'opposizione Kaleme, invece, Jaleh era un sostenitore di Mir Hossein Mousavi, canddiato sconfitto da Ahmadinejad alle elezioni di due anni fa. "Non lasceremo che si approprino del sangue di questo martire, ucciso da questi assassini", ha affermato in un comunicato la principale organizzazione studentesca riformista, Tahkim Vahdat.
Quello di oggi e il terzo giorno di protesta in Bahrein. Il re Hamad bin Isa Al Khalifa alla tv di Stato si è scusato per le vittime uccise dalla polizia negli scontri e ha promesso varie riforme, tra cui la rinuncia al controllo dei mezzi di informazione e di internet. I manifestanti nella capitale Manama hanno partecipato ai funerali del manifestante ucciso martedì, Fadhel Salman Matrook, 31 anni. Ieri si era svolto il funerale del primo manifestante morto negli scontri di lunedì: il 21enne Ali Abdulhadi Mushaima. Gli Usa hanno rivolto un appello alla calma, ma la maggioranza sciita (mentre il governo è in mano alla minoranza sunnita) continua a denunciare discriminazioni sul lavoro e torture da parte della polizia. I manifestanti non chiedono al momento la caduta del re. Tra le richieste principali, contenute in un poster affisso nella piazza principale della capitale, vi è il rilascio di tutti i detenuti politici, maggiore offerta di posti di lavoro e di abitazioni, un governo che venga eletto e la sostituzione del primo ministro Sheik Khalifa bin Salman Al Khalifa.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it, Corriere.it]