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Le reazioni politiche alla sentenza di condanna per il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro

19 gennaio 2008

Di seguito elenchiamo quali sono state alcune delle reazioni che i politici, nazioanli e regionali, hanno avuto di fronte alla sentenza che ha condannato il presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro a cinque anni di reclusione per favoreggiamento semplice e rivelazioni di segreti d'ufficio...

“Ieri Mastella, oggi Cuffaro”. Parte da questi due esempi Silvio Berlusconi per ribadire che serve "un risanamento di tutto l'ambito giudiziario. Credo che gli italiani esprimano già con i numeri dei sondaggi che siamo nella piena patologia e che c'è da fare un risanamento di tutto l'ambito giudiziario molto in profondità". Il presidente di Fi, secondo quanto ha riferito la segreteria del partito, ha telefonato al presidente della Regione Sicilia per manifestargli "un'affettuosa solidarietà".

Anche l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha telefonato al governatore subito dopo la sentenza del processo alle talpe nella Dda. "Cossiga - dice una nota dell'ufficio stampa della Regione - ha espresso a Cuffaro il suo affetto e la sua soldarietà compiacendosi di non avere un amico colluso con la mafia e ricordandogli come egli rimanga il primo dei cossighiani".

"Da sempre sappiamo che Cuffaro non è colluso con la mafia. Da oggi lo ha certificato anche un tribunale della Repubblica. Sono certo che in appello cadranno anche le altre imputazioni". Così il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, valuta la sentenza a carico del presidente della Regione Sicilia. Casini ha appoggiato anche la decisione di Cuffaro di non dimettersi: "Mi sembra giusto, lo avrebbe dovuto fare se fosse risultato colluso con la mafia, ma ciò non è risultato essendo caduta l'imputazione più grave e quindi nutro fiducia".
Anche Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, ha manifestato "solidarietà umana a Totò Cuffaro e la certezza che saprà dimostrare la sua innocenza nei prossimi gradi di giudizio".

Pur esprimendo "piena solidarietà all'uomo Cuffaro", la deputata FI Stefania Prestigiacomo ha chiesto invece "con la massima urgenza un vertice regionale di Forza Italia per riflettere sul nostro ruolo politico in Sicilia e rispetto al governo regionale e per porre con forza un'esigenza di cambiamento e di scelte nel segno della discontinuità".

Perentorio l'europarlamentare Nello Musumeci, leader siciliano de La Destra: "Se all'Ars ci fosse il mio partito la maggioranza sarebbe già in crisi. C'è chi di fronte a una condanna si sente sconfitto e chi riabilitato. Speriamo che Cuffaro voglia finalmente sottrarre la Sicilia a questa avvilente caduta d'immagine".

“Se non si riporta l'etica nella politica sarà la crisi della democrazia”. Lo ha sostenuto il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro commentando la condanna. "La richiesta di rinvio a giudizio per Bassolino, la condanna a Cuffaro, l'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto Mastella, sua moglie e l'Udeur in Campania, la condanna a Iorio... Mi sembra di essere tornato al '92, quando giorno per giorno toccava alla magistratura denunciare il malaffare e il coinvolgimento delle politica e mettere in luce il rapporto malato tra politica e affari".

Orazio Licandro, capogruppo del Pdci in commissione Antimafia, va all'attacco: "Ora nei processi si brinda e si esprime soddisfazione non se si viene assolti, ma se si rimedia un numero di anni inferiore a quanto si temeva. L'equilibrismo di Totò Cuffaro è davvero sconcertante. Quando un uomo delle istituzioni viene condannato per favoreggiamento a 5 anni con una interdizione perpetua dai pubblici uffici dovrebbe, per dignità, abbandonare subito l'alta carica istituzionale che ricopre. Il fatto che i giudici non abbiano riconosciuto le aggravanti non toglie nulla alla enorme gravità della responsabilità di Cuffaro".

Sulla stessa linea l'eurodeputato della Sinistra democratica Claudio Fava: "Scegliendo di non dimettersi nonostante la condanna a 5 anni di reclusione e l'interdizione dai pubblici uffici, Cuffaro ha definitivamente azzerato ogni soglia di decenza per l'istituzione che rappresenta. Chiederemo che di questo grave vulnus democratico e istituzionale si faccia carico il presidente della Repubblica".

Il leader del Movimento per l'autonomia, Raffaele Lombardo, ha così commentato: "Siamo certi che i successivi gradi del giudizio cancelleranno le residue accuse a carico del Presidente Cuffaro. Oggi va sottolineato che i giudici hanno escluso l'aggravante, con ciò reputando Cuffaro estraneo all'intreccio mafioso". "Il presidente che, non lo si dimentichi, non si è sottratto al giudizio per ben due volte - aggiunge l'europarlamentare - rinunziando all'immunità connessa al seggio di parlamentare europeo prima e di senatore poi, ha il diritto e il dovere di restare al suo posto e di imprimere il necessario slancio, oramai senza esitazioni, all'azione del governo regionale".

Così invece il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Enzo Bianco: "Sino a quando la sentenza non è passata in giudicato c'è la presunzione di innocenza ma Cuffaro deve seriamente valutare se continuare a mantenere il suo incarico. La sua posizione è grave, indipendentemente dall'aggravante o meno". "Egli ha il dovere di pensare a difendersi ma anche di pensare alla Sicilia - ha aggiunto il senatore Pd - la credibilità di una Regione è minata profondamente. Un atto di generosità verso la Sicilia sarebbe apprezzato da tanti, al di là dell'obbligo di dimettersi legato all'interdizione dai pubblici uffici".

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19 gennaio 2008
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