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Le Regioni dicono no al decreto sul piano-casa

Mentre si aspetta il Consiglio dei ministri sulla proposta la Sicilia gioca d'anticipo

25 marzo 2009

AGGIORNAMENTO
Piano casa, dalle Regioni no al decreto -
"Non c'è nessuna frenata né marcia indietro", assicura il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al termine dell'incontro con le autonomie locali sul piano casa, riferendosi alle misure allo studio del governo. "La nostra proposta - precisa il premier - riguarda quasi il 50% delle abitazioni, monofamiliari e bifamiliari". "Dal favore con cui questo annuncio è stato accolto, vediamo che ci sono molti interessati - ha sottolineato Berlusconi - avevamo calcolato quanto venisse messo in circolo e pensavamo che si trattasse solo del 10% di chi si trova nelle condizioni ad essere interessato ad ampliare l'abitazione, invece, i ritorni che abbiamo, ci fanno pensare che si tratti di molto di più". "Una somma importante che verrebbe immessa nell'edilizia, attività che muove molti altri settori", ha detto il premier.
"Si è parlato di sopraelevazioni ma noi non vogliamo niente di tutto questo che fa parte di una economica del dopoguerra - ha precisato - e comporterebbe un disastro estetico delle case e di tutte le nostre città". Il Cavaliere ha voluto così 'smentire' alcune notizie "che ho letto sui giornali sul fatto che la nostra proposta riguarderebbe solo le ville". Secondo i dati diffusi dal premier, le misure dovrebbero riguardare "dal 25 al 28% delle abitazioni monofamiliari e dal 13 al 15% delle bifamiliari".

L'uso del decreto per approvare il piano casa non raccoglie invece il favore delle Regioni. In particolare, come già emerso nei giorni scorsi, i governatori contestano la decisione del governo di ricorrere ad un decreto legge, preoccupati che si possano in tal modo calpestare le loro competenze. Nonostante il parere negativo degli enti locali, Berlusconi ha assicurato che "il Consiglio dei ministri non slitterà". "Useremo queste 70 ore per approfondire insieme alle Regioni la posizione", ha aggiunto ribadendo la volontà del governo di "lavorare in armonia" con le autonomie locali su una materia di "competenza concorrente". ''Sono convinto che troveremo una soluzione, l'importante è che si salvi il nucleo della proposta che tanti cittadini attendono'', aggiunge il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, sottolineando che la proposta porterà ''ad abbattere edifici obsoleti'' e riguarderà abitazioni ''monofamigliari e bifamigliari''. [Adnkronos]
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"Sul piano casa il governo ascolti le Regioni". E' questo, in estrema sintesi, il contenuto della lettera che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha indirizzato ieri al premier, al culmine di una giornata convulsa sul fronte del piano sull'edilizia del governo. E la tensione è salita ulteriormente quando Silvio Berlusconi ha smentito di averla ricevuta.
La giornata era iniziata con una frenata del Presidente del Consiglio che ha smentito le indiscrezioni circolate su di un testo nel quale veniva descritto il piano-casa. "Quel testo non è il mio", ha detto il premier, dopo che il Pd lo ha accusato di mentire. "Invierò agli enti locali un testo semplificato", ha infine concluso il premier.

Ma ricostruiamo i fatti... Sotto gli attacchi dell'opposizione e dei sindacati, Berlusconi ha frenato smentendo quanto pubblicato dal suo Giornale. "Ho sentito cose - ha detto il premier - che non erano nelle idee iniziali e che non saranno nel testo, cioè quello che riguarda gli immobili urbani. Decreto o ddl che sia, si fermerà alle case mono e bifamiliari e alle costruzioni da rifare dopo che queste saranno demolite". Una presa di distanza dal testo circolato ieri. Ma Franceschini, sentendosi preso in giro, convocando una conferenza stampa ha smentito il capo del governo distribuendo il testo del piano casa che la presidenza del Consiglio ha inviato ai presidenti delle Regioni e delle Province e ai sindaci. "Berlusconi mente" ha detto Franceschini senza giri di parole. In particolare dal testo, su carta intestata della presidenza del Consiglio, risulterebbe che il decreto si applicherebbe "su tutto il territorio nazionale, fino all'emanazione di leggi regionali in materia di governo del territorio" e che l'aumento delle cubature delle case potrebbe avvenire "in deroga alle disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi".

A quel punto Berlusconi, incalzato da Umberto Bossi, dopo una riunione dedicata all'argomento ha detto: "Ho visto il testo del decreto, l'ho amplissimamente corretto riducendolo all'essenziale e lo presenterò, ridotto di molto, alle Regioni. Loro credono che non sia necessario un decreto. Su questo io sono disponibile". Parole in piena sintonia con quelle di Bossi che in contemporanea ha detto: "Bisogna trattare con le Regioni per evitare scontri. Molte Regioni hanno un piano casa; è meglio trattare con loro". Una posizione rafforzata dalla presa di posizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha scritto al governo invitandolo a tener conto del parere di Regioni e Comuni. Lettera - hanno battuto le agenzie - "riservata" e destinata a Berlusconi, ma divenuta rapidamente pubblica perché, ha precisato Berlusconi: "Non ho ricevuto alcuna lettera".

La Sicilia gioca d'anticipo sul "Piano casa" - Possibilità di aumentare la cubatura degli edifici tra il 20 e il 30%, anche in deroga ai regolamenti comunali e agli strumenti urbanistici territoriali; contributi per mutui a tassi agevolati per chi intende ristrutturare immobili e misure per favorire l'uso di fonti di energia rinnovabili sia per le nuove costruzioni che per le ristruttazioni.
Sono alcune delle previsioni contenute nelle "Linee guida relative a interventi straordinari nella salvaguardia delle norme ambientali sul patrimonio edilizio al fine di agevolare la ripresa delle attività imprenditoriali" approvate ieri dalla Giunta regionale siciliana.
La Regione siciliana si doterà di uno strumento legislativo che, tra l'altro, consentirà la demolizione e la conseguente ricostruzione di edifici vecchi, rispettando gli odierni standard qualitativi, architettonici e di sicurezza. Resteranno validi ed inderogabili i vincoli sul territorio, sia archeologici che ambientali.
Il documento, che dovrà essere sottoposto all'Ars,  stabilisce, inoltre, che per iniziare i lavori, basterà solo la Dia (dichiarazione di inizio di attività) sottoscritta da un tecnico abilitato. Ai singoli Comuni sarà affidato il controllo e la vigilanza sulla corretta applicazione delle norme. I Comuni dovranno, comunque, istituire l'elenco degli ampliamenti autorizzati. Saranno esclusi gli edifici già dichiarati, anche solo parzialmente, abusivi.

Informazioni tratte da Repubblica.it, La Siciliaweb.it]

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25 marzo 2009
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