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Le ricette per far ripartire il Paese dal Mezzogiorno

Gli interventi, per delle possibili soluzioni, proposti da 21 Istituti meridionalisti

07 febbraio 2013

Reddito di cittadinanza, riforma del Patto di stabilità e aumento della tassazione sui consumi con aumento dell’Iva e patrimoniale in cambio dell’abolizione dell’Irap sulle imprese manifatturiere; interventi specifici di politica industriale contro la desertificazione; riqualificazione urbana, logistica, sfruttamento di energie rinnovabili; rinnovamento classi dirigenti e governance multilivello.
Sono le ricette alla base del Documento-Agenda per il Sud, indirizzato alle forze politiche e parlamentari in vista delle elezioni redatto e sottoscritto da 21 Istituti meridionalisti (Animi, Associazione per studi e ricerche Manlio Rossi-Doria, Associazione Premio Internazionale Guido Dorso, Censis, Centro Studi e Ricerche Guido Dorso, Fondazione Centro Ricerche Economiche Angelo Curella, Fondazione con il Sud, Fondazione Francesco Saverio Nitti, Fondazione Giustino Fortunato, Fondazione Mezzogiorno Europa, Fondazione Res, Fondazione Sicilia, Fondazione Sudd, Fondazione Ugo la Malfa, Fondazione Valenzi, Formez, Istituto Banco di Napoli-Fondazione, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, IPRES (Istituto Pugliese di Ricerche economiche e sociali), OBI (Osservatorio Banche-Imprese di economia e finanza), SVIMEZ) presentate ieri mattina alla Biblioteca del Senato a Roma. Un invito rivolto in piena campagna elettorale a quanti si propongono al Governo del Paese per assumere nei programmi elettorali impegni precisi sul tema del Mezzogiorno, grande assente dal dibattito politico di queste settimane.

Qualche dato - Negli ultimi 5 anni il Prodotto interno lordo italiano ha perso oltre il 7%: più del 6% al Nord, quasi il 10% nel Mezzogiorno. Questa è anche la conseguenza dell’effetto recessivo delle quattro manovre effettuate tra il 2010 e il 2011, che sul Pil del 2012 è stimabile in -2,1 punti percentuali, a fronte di -0,8 punti al Centro Nord.
L’occupazione è diminuita di oltre 530mila addetti, per circa il 70% nelle regioni meridionali.
Se l’emergenza è il lavoro, e in particolare quello dei giovani, delle donne e delle categorie più professionalizzate del Mezzogiorno, è da lì che bisogna ripartire.

LE PROPOSTE
Reddito di cittadinanza - Il tema oggi è l’introduzione di misure universali di integrazione dei redditi, come il reddito di cittadinanza. La spending review dovrà, da subito, liberare risorse per far fronte all’emergenza welfare particolare grave al Sud, dove i più a rischio sono coloro che devono ancora entrare sul mercato del lavoro, i lavoratori con contratto precario e a termine e gli occupati in micro imprese. Sono urgenti misure volte a favorire l’inclusione sociale, l’ampliamento delle opportunità e, in particolare, a porre un argine alla povertà estrema.

Riforma del Patto di stabilità e tassare i consumi e non la produzione: sì all’aumento dell’Iva, alla patrimoniale in cambio dell’abolizione dell’Irap sulle imprese manifatturiere - Gli Istituti meridionalisti chiedono di allentare i vincoli sulla spesa che bloccano gli interventi degli Enti locali ed auspicano una redistribuzione del carico fiscale, con uno spostamento dalla tassazione della produzione a quella del consumo, privilegiando meccanismi come l’Iva, le imposte immobiliari e la patrimoniale sulle grandi fortune.

Politica industriale contro la desertificazione - Il Mezzogiorno è ormai a rischio desertificazione industriale. Serve una politica industriale attiva che punti sull’adeguamento strutturale del sistema produttivo meridionale, anche con interventi volti a rilanciare i poli interessati da crisi aziendali o territoriali. Così come una riqualificazione del modello di specializzazione che sostenga lo sviluppo delle attività a più alta produttività, l’innalzamento delle dimensioni medie d’impresa, del grado di apertura verso l’estero e l’attrazione di investimenti.

I drivers dello sviluppo: riqualificazione urbana, logistica, energia, ambiente - Le politiche di riqualificazione urbana possono offrire un’immediata opportunità per far ripartire il settore delle costruzioni e il suo indotto. Il piano urbano di primo intervento va condotto sviluppando un'azione integrata di razionalizzazione edilizia, efficientamento energetico e risanamento ambientale coerente con una strategia di lungo periodo.
Il Mezzogiorno può offrire un importante contributo alla diminuzione della dipendenza energetica nazionale e al contenimento della bolletta elettrica, perché ha importanti vantaggi competitivi sia nelle energie rinnovabili già in fase di sfruttamento (solare fotovoltaica, eolica e biomasse), che nel comparto della geotermia, una fonte rinnovabile concentrata nell’area meridionale sostanzialmente non utilizzata.
Per favorire il processo di integrazione del sistema produttivo meridionale nel mercato internazionale, le Filiere Logistiche Territoriali possono unire a sistema interventi di politica industriale e logistica. Interessanti prospettive di sviluppo vengono anche dal Piano di Gestione delle Acque che interessa tutte le Regioni del Mezzogiorno continentale.

Rinnovamento classi dirigenti e governance multilivello - Occorre perseguire un deciso rinnovamento delle classi dirigenti meridionali - che non sono state in grado di coniugare autonomia e responsabilità - e una governance multilivello, nell’ambito di uno stretto coordinamento tra tutti i livelli di governo, soprattutto Regioni meridionali e Governo Centrale, in grado di intervenire e garantire efficacia anche nella fase di progettazione e di realizzazione degli interventi della politica di sviluppo.

- Svimez

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07 febbraio 2013
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