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Le Siciliane di A. Palermo sconfitto a S. Siro con onore. Prova decisamente negativa per il Catania

17 marzo 2008

INTER - PALERMO 2-1
Inter (4-3-1-2): J.Cesar 5.5; Maicon 6.5, Burdisso 6, Materazzi 6, Chivu 6; Vieira 7 (48'st Rivas sv), Cambiasso 6, Zanetti 6; Jimenez 6.5 (17'st Figo 6); Cruz 6, Ibrahimovic 5.5 (33'st Crespo 6). In panchina: Toldo, Solari, Pelè, Suazo. Allenatore: Mancini 6
Palermo (3-5-2): Fontana 6; Zaccardo 5.5, Rinaudo 5, Biava 5; Cassani 6 (35'st Cavani 6), Guana 5 (1'st Tedesco 6.5), Migliaccio 6.5, Simplicio 6, Balzaretti 6; Miccoli 5 (1'st Jankovic 6), Amauri 5.5. In panchina: Agliardi, Barzagli, Caserta, Bresciano. Allenatore: Guidolin 6
Arbitro: De Marco di Chiavari 6
Reti: 5' pt Vieira; 25' pt autorete Materazzi; 35' pt Jimenez
Note: giornata grigia, terreno insidioso, spettatori 45.000. Ammoniti: Migliaccio, Guana, Crespo, Materazzi. Angoli: 3-1 per l'Inter. Recupero: 1'; 6'
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L'Inter non è in panne. Dopo l'eliminazione dalla Champions League e una settimana di tensioni con le dimissioni 'differite', poi subito rientrate, di Roberto Mancini, i nerazzurri rispondono sul campo all'attacco della Roma, battono il Palermo in modo assai più netto di quanto dica il punteggio finale di 2-1 e conservano intatto il margine di vantaggio di sei punti (che oltretutto sono sette, contando lo scontro diretto) sui giallorossi.
Soprattutto però sembrano voler chiarire a chi li ha dati frettolosamente per scoppiati e divisi di essere un gruppo solidale con il loro condottiero Roberto Mancini. Ci riescono, sul campo, anche se poi basta una sostituzione per far reagire a muso duro Ibrahimovic nei confronti del tecnico. Il quale mostra di voler sorvolare ("da giocatore facevo di peggio"), accontentandosi dell'atteggiamento del pubblico: dopo qualche istante di gelo all'entrata in campo (anche qualche fischio, anche un cartello secondo il quale 'con Burdisso e Mancini sono sempre casinì) arrivano gli applausi, meritati, dei tifosi della curva.
In una partita delicata assai di più di quanto rappresentato dalla forza (scarsa, quasi una timidezza) del Palermo, l'allenatore si fa perdonare il colpo di testa del dopo partita col Liverpool. Il suo pubblico capisce che è stata solo un'assunzione di responsabilità sopra le righe, una sorta di 'prendetevela con me' per mettere in secondo piano la quarta delusione consecutiva in Europa.

Alla fine della giornata i numeri dicono che l'anno scorso, l'11 marzo, dopo la 28/a di campionato l'Inter aveva 73 punti, 16 in più della Roma con una partita da recuperare, appunto lo scontro diretto considerando il quale il margine era di 73-60. Ora i punti sono sei e magari basteranno per il 16/mo scudetto, ma ci sarà da soffrire. Mancini - al di là di quello che dice o non dice - ha capito che la sua squadra sta attraversando un periodo poco brillante e ha dimostrato di poter provvedere.
Dando per esempio fiducia a Vieira, che è tornato oggi quel campione che si attendeva da tempo, 'perdonando' Figo (che è un fior di giocatore, oltrechè beniamino del pubblico e del presidente) e prendendo atto che, invece, Stankovic (mandato in tribuna) attraversa un momentaccio. In ogni caso oggi bisognava vincere e, se possibile, autoconvincersi, più che convincere la critica, sulla forza che resta ancora al gruppo nerazzurro.
Non è stato difficile ottenere il primo obiettivo perchè tra Inter e Palermo c'era prima di tutto un gap di motivazioni enorme. Ma anche il gioco è comunque migliorato e la partita, messa in discesa già al 5' da un assist gioiello di Ibrahimovic e da una perfetta conclusione di Vieira, si è complicata appena quando Materazzi si è segnato uno sfortunatissimo autogol.

Il Palermo, con un Amauri solo davanti e mai liberatosi dalla guardia di Burdisso e con un Miccoli a mezzo servizio ha avuto il torto di essere troppo tenero nei contrasti e nel pressing. Ibrahimovic, Vieira e anche un positivo Jimenez in regia, col tempo e lo spazio per pensare e agire, sono stati dirompenti. Chivu e Maicon hanno giocato da attaccanti aggiunti. In dieci minuti l'Inter ha riacciuffato il vantaggio, proprio con Jimenez finito a fare il centravanti.
Il cileno ha avuto l'occasione ed è stato concreto. Cosa che non è invece mai riuscita a Cruz che si danna tanto ma combina poco e non trova mai la porta. Insomma se la Roma attacca, l'Inter resiste. E il tempo che passa gioca a favore dei nerazzurri consci che prima di cominciare a pensare ai festeggiamenti dovranno superare scogli ben più difficili di questo Palermo di Guidolin con poche ambizioni.


SAMPDORIA-CATANIA 3-1
Sampdoria (3-5-2): Castellazzi 6.5, Lucchini 6, Gastaldello 6, Accardi 6.5, Maggio 6, Sammarco 5.5 (35' st Ziegler), Palombo 7, Franceschini 6 (16' st Bellucci 7), Pieri 6, Delvecchio 6, Bonazzoli 6 (25' st Volpi 6). (83 Mirante, 3 Ziegler, 14 Sala, 77 Zenoni, 22 Kalu). All.: Mazzarri.
Catania (4-3-3): Bizzarri 5, Silvestre 5.5, Silvestri 5.5, Stovini 6.5, Vargas 6.5, Baiocco 5.5, Edusei 5 (26' st Izco 6.5), Tedesco 5, Mascara 5, Spinesi 5, Pià 5. (16 Polito, 3 Sabato, 4 Sottil, 23 Terlizzi, 9 Colucci, 22 Alvarez). All.: Baldini.
Arbitro: Romeo di Verona 5.5.
Reti: nel st 22' Palombo, 27 Stovini, 30' Accardi, 40' Bellucci.
Note: angoli 9-2 per la Sampdoria. Ammoniti: Maggio e Lucchini per scorrettezze, Franceschini per comportamento non regolamentare; Silvestre, Edusei per scorrettezze e Vargas per proteste. Recupero: 0 e 2'. Spettatori: 22.000.
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L'ennesima sconfitta in trasferta, l'ennesima opportunità per rilanciarsi fallita in modo netto. Il Catania continua a deludere fuori casa.
I rossazzurri perdono a Genova la nona partita esterna di fila e sprecano l'occasione di dare continuità alla vittoria casalinga con il Cagliari vedendo la classifica in coda accorciarsi in modo pericoloso.
Uno stop meritato, frutto di una prestazione ancora una volta troppo timorosa e attendista. I rossazzurri si difendono in dieci per tre quarti di gara non riuscendo a costruire una sola palla gol e lasciando sempre il pallino del gioco in mano ai padroni di casa.
Solo dopo la rete di Palombo, propiziata da un errore di Bizzarri ma tutt'altro che inattesa, gli etnei si svegliano riuscendo a creare qualcosa in avanti sino a raggiungere il pari con Stovini. Due gravi distrazioni difensive, però, permettono ai doriani di tornare in vantaggio mettendo al sicuro il risultato.

Al di là degli episodi e di qualche decisione arbitrale discussa, c'è da riflettere su come questa squadra non riesca a cambiare atteggiamento lontano dal Massimino. Difendersi a oltranza non paga e utilizzare i due esterni del tridente in perenne ripiegamento difensivo non aiuta il centrocampo, comunque in affanno, ma serve solo a lasciare Spinesi in balìa dei difensori avversari. Non è solo una questione di testa, quindi, ma di modo di proporsi e su questo bisogna lavorare.
Baldini presenta a Marassi un 4-3-3 con il ritorno di Edusei in mediana e Pià al posto dell'acciaccato Colucci nel tridente. Mazzarri deve fare a meno, oltre che dello squalificato Cassano, degli infortunati Campagnaro e Montella. Bellucci, convalescente dall'operazione al menisco risalente a meno di due settimane fa, parte dalla panchina.
Un'uscita di testa di Castellazzi su un lancio per Spinesi apre la contesa. Il Catania bada solo a difendersi, di offensive serie neppure l'ombra. I liguri capiscono che gli ospiti sono troppo preoccupati di non predenderle per poterli impensierire in fase offensiva e gradualmente vengono avanti. La Samp ha l'occasione per passare al 35': Gastaldello, tutto solo in area, calcia alto da ottima posizione.

Tra un fallo e l'altro, si arriva alla ripresa. I padroni di casa accelerano e i rossazzurri soffrono. Una conclusione a spiovere di Bonazzoli, leggermente deviata, termina in angolo dopo 8'. Sul corner seguente, Gastaldello colpisce di testa: palla alta sopra la traversa.
Tre minuti dopo una girata di Bonazzoli è fuori bersaglio. Mazzarri inserisce Bellucci (al rientro dopo infortunio) al posto di Franceschini e la mossa si rivela indovinata. Dopo pochi minuti, il neo entrato sfiora il gol con un colpo di testa ravvicinato, bloccato a terra da Bizzarri.
Dai e dai, i locali passano. Al 23' Palombo prova il destro dalla distanza, Bizzarri è sulla traiettoria, ma si fa sorprendere. Non avendo più nulla da difendere, il Catania si butta in avanti e 6' più tardi pareggia: su un corner dalla destra, il neo entrato Izco timbra la traversa di testa, palla che arriva a Vargas, accelerazione sulla sinistra e cross perfetto per la testa vincente di Stovini.

L'illusione etnea, però, dura poco. Passano tre minuti e i doriani tornano avanti con un colpo di testa di Accardi, lasciato inspiegabilmente solo in piena area su un corner dalla destra. L'undici di Baldini avrebbe due buone occasioni per pareggiare, ma non le sfrutta.
La prima giunge al 35', quando Spinesi, imbeccato da Mascara, prova un diagonale respinto di piede da Castellazzi. La seconda matura al 38', ma Mascara, all'altezza del dischetto di rigore, gira in curva una bella palla servitagli da Izco. Altri tre minuti ed è Bellucci a chiudere la partita, sfruttando una rimessa laterale conquistata da Maggio commettendo fallo su Vargas (ma il peruviano poteva cercare un disimpegno meno rischioso).

Fonte: La Sicilia

- La classifica di serie A

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17 marzo 2008
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