Le Siciliane di A
Il Palermo vince con un doppio Amauri. Il Catania scivola agli ultimi posti della classifica
LAZIO - PALERMO 1-2
Lazio (4-3-1-2): Muslera 6; Zauri 6, Rozenhal 5.5, Cribari 5.5, Kolarov 6; Manfredini 6 (39' st Del Nero sv), Ledesma 6 (32' st Musingayi sv), Mutarelli 6; Meghni 6.5 (9' st Vignaroli 6); Pandev 6.5, Tare 5.5. In panchina: Berni, Bianchi, Mauri, De Silvestri. Allenatore: Rossi 6.
Palermo (4-2-3-1): Agliardi 6; Cassani 6, Rinaudo 6, Barzagli 6, Balzaretti 6; Simplicio 5 (16' st Guana 5.5), Migliaccio 6; Jankovic 5 (21' st Di Matteo 6), Miccoli 6, Bresciano 4.5 (8' st Cavani 6); Amauri 7. In panchina: Fontana, Tedesco, Cossentino, Romeo. Allenatore: Colantuono 6.
Arbitro: Marelli di Como 6.
Reti: 25' pt Pandev (Rigore), 37' st, 47' st Amauri.
Note: Giornata di sole, terreno in buone condizioni. Spettatori: 30 mila circa. Ammoniti: Mutarelli, Balzaretti. Angoli: 9-2 per la Lazio. Recupero: 2' pt, 4' st. Al 37' Muslera para un rigore calciato da Amauri.
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Poteva vincere con il minimo sforzo, la Lazio, che forse pensava di avere di fronte un Palermo sceso in campo con il piglio vacanziero di chi ha ormai la testa alla prossima stagione. E invece è una doppietta di Amauri, che pure dopo il vantaggio di Pandev dal dischetto aveva fallito un rigore, a ribaltare il risultato e sbancare l'Olimpico. La Lazio resta a 40 punti, e da lì - per il gioco degli scontri diretti - ottiene comunque la certezza matematica della salvezza. Ma non è certo giorno di festa biancoceleste.
In un Olimpico non troppo gremito, la squadra di Delio Rossi offre anche scampoli di bel gioco e, nonostante il primo vero caldo della stagione, riesce anche a esprimersi su certi ritmi. Il confronto avrebbe potuto regalare tanti gol, sia a favore dell'una che dell'altra squadra, soprattutto nei primi 45', ma alla fine è solo il Palermo a gioire e a coccolarsi il suo bomber Amauri. Nella ripresa il conto delle palle-gol si è quasi azzerato e alla fine sono risultati decisivi il rigore trasformato da Pandev, cui non ha fatto seguito la trasformazione dagli 11 metri di Amauri, e una doppietta di testa dello stesso brasiliano, decisivo, incontenibile e implacabile come spesso è accaduto da quando ha iniziato la sua avventura in Sicilia.
Pur priva di sei elementi (Behrami, Rocchi, Radu, Ballotta, Dabo e Siviglia), fra infortuni e squalifiche, con alcuni big (Bianchi, Mauri e De Silvestri) in panchina, la Lazio è comunque apparsa pronta a giocarsi mercoledì ad armi pari con l'Inter la qualificazione per la finale di Coppa Italia. Per sperare, però, dovrà essere meno svagata e imprecisa di oggi, soprattutto in difesa. Il Palermo è apparso più squadra fino alla fine, Zamparini e i suoi dovranno lavorare parecchio per ridare un volto a un organico troppe volte riassemblato nelle ultime stagioni, ma la base di partenza è buona.
Nelle prime battute si ha la sensazione di assistere a una partita quasi del tutto priva di schemi, fra due squadre che fanno della spregiudicatezza il loro verbo, tanta e tale è la facilità con la quale saltano gli sbarramenti difensivi e vanno al tiro. Comincia il Palermo, al 2', con Simplicio (blocca Muslera), prosegue la Lazio, che colpisce un palo con Manfredini, ben servito in area di testa da Tare.
Sembra un continuo botta e risposta quasi senza soluzione di continuità: tocca al Palermo che ci prova con Amauri, ma Rozenhal ferma il centravanti con un intervento falloso che l'arbitro non giudica da ultimo uomo. Poi è ancora Simplicio a cercare la via della rete, ma la sua conclusione non inquadra la porta. Il Palermo appare in buona forma, ma scarsamente preciso, la Lazio prova a giocare di rimessa e appena ci riesce sono dolori. Anche perchè, se presa in contropiede, la difesa ospite non appare impeccabile. Ma questa non è una novità.
Al 9' è ancora Amauri a farsi notare: entra in area dalla sinistra, supera di slancio Rozenhal e incrocia da sinistra a destra, senza però indovinare la porta. La Lazio capisce che non è il caso di tirarla troppo per le lunghe e sale in cattedra: dal 13' al 35' i biancocelesti dominano la scena, costruendo una lunga serie di palle-gol. Apre Pandev e chiude Tare che, solo davanti ad Agliardi, manda fuori. In mezzo c'è spazio anche per il gol del vantaggio dei padroni di casa, ma anche per una protesta su un intervento col volto e non con il braccio di Balzaretti su colpo di testa di Rozenhal.
Il rigore dell'1-0 è ineccepibile, come quello concesso al Palermo, per un mani in area dell'ex rosanero Mutarelli, al quale l'arbitro Marelli risparmia il secondo giallo, dunque l'espulsione. Sul dischetto va Amauri che, come nel match dell'andata del 23 dicembre 2007, sbaglia: nel Barbera aveva caciato alto (in porta c'era Ballotta), oggi calcia basso, Muslera però si allunga sulla propria sinistra e devia. Prima dell'intervallo c'è ancora spazio per il mancato pareggio di Bresciano.
Nella ripresa la Lazio potrebbe chiudere il conto al 20', ancora con Pandev che si libera con un 'sombrero' di a Balzaretti, ma spara su Agliardi in uscita. Poi torna in cattedra il Palermo e assesta l'uno-due finale che manda al tappeto gli uomini di Delio Rossi e dà il via ai cori dei tifosi contro Lotito e contro i calciatori che vengono brutalmente invitati ad "andare a lavorare".
CATANIA - REGGINA 1-2
Catania (4-1-4-1): Polito 6, Sardo 5, Terlizzi 5.5, Stovini 6, Sabato 6, Biagianti 6, Colucci 6.5, Baiocco 5.5 (20' st Morimoto 5.5), Tedesco 6 (10' st Martinez 5.5), Vargas 6.5, Mascara 5. (18 Rossi, 5 Silvestre, 8 Edusei, 13 Izco, 21 Silvestri). All. Zenga.
Reggina (4-3-2-1): Campagnolo 7, Lanzaro 5, Cirillo 6, Aronica 6.5, Costa 6, Barreto 6.5, Tognozzi 6, Modesto 6, Cozza 6 (25' st Vigiani 6), Brienza 5.5 (13' st Cascione 6), Amoruso 7 (45' st Stuani sv). (22 Novakovic, 9 Stuani, 11 Joelson, 18 Halfredsson, 20 Alvarez). All. Orlandi.
Arbitro: Rocchi di Firenze 5.5.
Reti: nel pt 41' Amoruso, nel st 45' Amoruso su rigore, 47' Martinez.
Note: angoli 8-1 per il Catania. Recupero 1' e 6'. Ammoniti Cozza, Lanzaro e Stovini per gioco falloso, Terlizzi, Cirillo e Aronica per comportamento non regolamentare. Spettatori diciottomila.
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Lo scacco alla Reggina non riesce e per il Catania la strada verso la salvezza diventa una salita ripida e piena di insidie. Lo scontro diretto tra pericolanti in scena al Massimino dà vigore alle speranze degli amaranto, che espugnano lo stadio etneo con una doppietta di Amoruso mettendosi alle spalle quattro squadre, inclusa quella rossazzurra, e guardano ora con fiducia alla prossima sfida interna con l'Empoli.
I catanesi, invece, adesso hanno un solo punto di vantaggio sul terz'ultimo posto e dovranno andare a cercar fortuna nelle ultime due giornate contro Juventus in trasferta e Roma in casa. Al cospetto di un avversario tutt'altro che insuperabile, ma cinico e addirittura spietato nello sfruttare le rare occasioni costruite, gli uomini allenati da Zenga non riescono a sfondare venendo puniti oggettivamente oltre i propri demeriti.
L'incisività in fase di finalizzazione, ossia il limite principale di Mascara e compagni nell'arco dell'intero campionato, si fa sentire risultando decisiva in negativo e dando ragione al munito dispositivo di contenimento degli ospiti, che se la riescono a cavare in un modo o nell'altro sino a fine gara pur dando la sensazione di essere più che perforabili.
Il Catania parte con determinazione e nel primo quarto d'ora si fa notare in avanti con Terlizzi (colpo di testa liberato dalla difesa), Mascara (punizione smanacciata da Campagnolo) e Sardo (inzuccata alta su corner di Mascara). La Reggina si difende e prova a ripartire affidandosi all'estro di Cozza e Brienza. Sono sempre i rossazzurri, però, a cercare la porta avversaria: Campagnolo blocca un destro da lontano di Colucci e poi si oppone a uno sfondamento di Vargas sulla sinistra. Alla mezz'ora, gli etnei reclamano il rigore. Mascara intercetta un tiro di Vargas sporcato dalla difesa ospite e va giù sull'uscita di Campagnolo: Rocchi è incerto, si gira verso il quarto uomo e poi fa proseguire fra le vibranti proteste di tutto lo stadio.
Un minuto dopo, i calabresi concludono per la prima volta in porta con Brienza, che gira di testa una punizione di Cozza senza creare problemi a Polito. Dopo un destro a giro troppo morbido di Mascara, la Reggina sblocca il risultato: cross di Cozza dalla destra, Amoruso si incunea nella difesa catanese e in tuffo insacca di testa.
Nella ripresa, i padroni di casa hanno subito un'ottima opportunità con Mascara, che manca clamorosamente la deviazione su un assist di Colucci. Altri sessanta secondi, ed ecco Campagnolo costretto a salvare in uscita su Vargas, imbeccato ancora da Colucci. Zenga rimpiazza Tedesco con Martinez e passa al 4-2-3-1. Il nuovo entrato ci prova immediatamente con un destro al volo che finisce sul fondo.
I locali chiudono gli avversari nella loro trequarti, ma non basta per segnare e così Zenga butta nella mischia pure Morimoto. Orlandi si copre con gli ingressi di Cascione e Vigiani. Il Catania continua a spingere e Campagnolo si salva in angolo su un tiro al volo di Mascara. Al 32' tocca a Colucci sfiorare la rete con un destro dal limite fuori d'un soffio.
Sull'azione seguente, la Reggina rompe l'assedio in contropiede: Polito respinge il colpo di testa di Amoruso. Con il trascorrere dei minuti, i catanesi perdono lucidità e al 90' la Reggina trova il raddoppio su rigore, decretato per un fallo di Sardo su Barreto e trasformato da Amoruso. Inutile, nei minuti di recupero, il guizzo di Martinez in mischia.
Fonte: La Sicilia
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