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Le Talpe alla Dda di Palermo. Depositati in Procura alcuni verbali sulla elezione di Salvatore Cuffaro

Secondo il pentito Antonino Giuffrè ecco come Cuffaro fu eletto presidente della Regione siciliana

16 marzo 2005

Uno stralcio dei verbali del pentito Antonino Giuffrè, dell'11 e 12 dicembre 2002, sulla elezione di Salvatore Cuffaro a presidente della Regione e sulla volontà di Cosa nostra di appoggiarlo, è stato esibito e depositato dal Pm Nino Di Matteo nel processo alle ''Talpe alla Dda'', con 13 imputati, che è ripreso stamane davanti alla terza sezione del tribunale presieduta da Vittorio Alcamo.
Tra gli imputati il governatore Cuffaro, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra, l'ex maresciallo del Ros Giorgio Riolo, indicato come una talpa della mafia, e l'imprenditore bagherese alla Sanità Michele Aiello, agli arresti domiciliari per associazione mafiosa.

Come ha sottolineato il Pm, i verbali attestano che già nel 2002 Giuffrè aveva fatto dichiarazioni sulle elezioni regionali del 2001 in Sicilia e sulle preferenze espresse da Cosa nostra. Il presidente Alcamo, prendendo atto del deposito, ha dichiarato ''superate le eccezioni sollevate dai difensori di Cuffaro durante la deposizione di Giuffrè''.
L'udienza è proseguita con la deposizione di Giuseppe Rallo, il medico che presentò Riolo all'ex assessore dell'Udc Domenico Miceli, imputato anche lui per concorso in associazione mafiosa in un altro processo. Rallo ha deposto nella veste di teste assistito, avendo patteggiato una condanna a nove mesi per intercettazioni illegali effettuate dal maresciallo Riolo nei confronti della sua ex moglie. ''Se mi trovo in questo pasticcio - ha esordito Rallo - è solo per l'amicizia e l'affetto che mi legano al mio vecchio amico Miceli''.

Rispondendo alle domande del Pm, il teste ha raccontato che venne a sapere, casualmente, da Riolo che ''Miceli non era tanto una brava persona'', e che per questo motivo, confidandosi con l'amico, gli chiese cosa stesse succedendo.
''Miceli mi spiegò - ha detto Rallo - che durante la campagna elettorale si era recato a casa di Giuseppe Guttadauro (boss di Brancaccio), persona che già si sapeva essere coinvolta in vicende giudiziarie, e che sicuramente era stato intercettato''.
Il teste più volte sollecitato dal Pm e dal presidente a non nascondere la verità al tribunale, per non incorrere in una denuncia per falsa testimonianza, è stato quindi congedato.

Fonte: La Sicilia del 15 Marzo 2005

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16 marzo 2005
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