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Le Talpe alla Dda. L'ex maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro: ''Io in galera, la talpa in vacanza''

L'ex maresciallo di carabinieri, arrestato per concorso in associazione mafiosa si sfoga

15 gennaio 2005

Dopo lo sfogo e le lamentele del ''Re Mida della Sanità Siciliana'', l'imprenditore bagherese Michele Aiello, che ha chiesto al presidente del Tribunale di ''essere condotto al palazzo di Giustizia con un'auto e non con un mezzo rigido come il cellulare a causa delle mie condizioni di salute'' e che ha detto di trovare ingiusto il trattamento riservatogli, adesso sembra toccare all'ex maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro, arrestato a novembre del 2003 per concorso in associazione mafiosa e rivelazione di notizie riservate, nell'ambito dell'inchiesta sulle Talpe alla Dda di Palermo.

''Ora io sono in galera e la talpa, la vera talpa, forse è in vacanza. Ora sono il mostro Ciuro, ma fino al giorno del mio arresto ho vissuto fianco a fianco con i magistrati, compagni di lavoro e maestri di vita. Ero uno che lavorava in procura, uno con cui si mangiava, si scherzava,si andava in vacanza e si giocava al pallone''. Queste le parole di Giuseppe Ciuro che ieri durante un lungo sfogo, nel corso di una deposizione durata quasi tre ore, ha tentato di spiegare al gup Bruno Fasciana - che lo giudica con il rito abbreviato -, e ai pm Nino Di Matteo e Maurizio De Lucia - che hanno condotto un ferratissimo contro-esame -, i suoi ''strani'' rapporti col Sismi, i suoi frenetici contatti telefonici con l'imprenditore della sanità privata Michele Aiello, poi arrestato per mafia, le sue confidenze su indagini riservatissime della Procura.

All'incessante valanga di domande, l'ex maresciallo della Dia ha spesso sostenuto di non ricordare, altre volte ha dato l'impressione di arrampicarsi sugli specchi. Dopo quattordici mesi di detenzione, sorvegliato a vista in carcere notte e giorno, Giuseppe Ciuro, maresciallo per anni distaccato in Procura, ieri mattina durante la deposizione ha dato chiari segni di stanchezza.
Con voce sommessa e lamentosa, ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee e per la prima volta ha chiesto scusa e ha esternato tutta la sua umiliazione. ''E' vero, ho commesso alcune imprudenze - ha ammesso - ma tutto quello che ho fatto l'ho fatto in buona fede''. ''Quello che mi mortifica di più è l'accusa di concorso in associazione mafiosa - ha poi aggiunto - perché è del tutto estranea alla mia storia personale e professionale. Ho sempre servito la Repubblica fedelmente con spirito di sacrifico e grande dedizione''.
Ciuro ha quindi rievocato la sua lunga frequentazione con i magistrati del pool antimafia, e in particolare la sua collaborazione con Antonino Ingroia, pupillo del giudice Borsellino: "Avevo una fiducia cieca in lui, lo chiamavo il fratellino più piccolo".

''Conoscevo Aiello come un buon professionista - ha detto Ciuro - e una persona corretta. Come lo conoscevo io, e mi spiace doverlo evidenziare, lo conoscevano anche i sostituti della Dda di Palermo, lo incontravano, lo ricevevano, gli facevano effettuare opere''. ''Mi sentivo confortato - ha aggiunto - dal loro atteggiamento fiducioso nei suoi confronti''. E al gup Fasciana che gli chiedeva di snocciolare, senza inibizioni, i nomi dei magistrati, l'ex maresciallo della Dia ha risposto: ''Di Pisa, l'attuale procuratore di Termini Imprese, si fece ristrutturare la casa. Il dottor Paolo Giudice si fece ristrutturare la casa. Il dottore Teresi si ruppe la spalla e si rivolse a lui, pure il dottore Ingroia riceveva Aiello nel suo ufficio, una volta siamo andati insieme a prendere il caffè al bar. Aiello veniva in ufficio a parlare della casa che stava costruendo a suo padre''.

Infine, l'appello alla clemenza. Ciuro ha chiesto al gup Fasciana di essere ''riabilitato e restituito alla famiglia''. ''Sono nato e cresciuto - ha concluso - in un quartiere a rischio, dove la cultura della legalità era ignorata. Ma l'educazione che ho avuto dai miei genitori, i valori che mi hanno trasmesso hanno determinato in me una profonda avversione per la violenza e le sopraffazioni. Ho cercato di aiutare un amico che ritenevo una persona perbene e mi hanno accusato di tradimento. Ora io sono in galera e la talpa, la vera talpa, forse è in vacanza''.

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15 gennaio 2005
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