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Le Talpe alla Dda. Per la prima volta in aula la ''talpa'' Giorgio Riolo, maresciallo dei carabinieri del Ros

In aula anche il teste Buffa: svelati i trucchi per raggirare la Usl 6 di Palermo e ottenere per la Clinica Villa S. Teresa ingenti rimborsi

16 febbraio 2005

E' comparso per la prima volta in pubblico il maresciallo dei carabinieri del Ros, Giorgio Riolo, 45 anni, l'esperto di tecnologia che la notte piazzava microspie e telecamere per catturare la ''primula rossa di Corleone'' e di giorno forniva informazioni all'imprenditore Michele Aiello, indicato dagli inquirenti come prestanome di Bernardo Provenzano. Ieri mattina ha partecipato all'udienza del processo alle ''Talpe alla Dda'', in cui è imputato assieme al presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, che invece era assente.

Dal giorno dell'arresto di Riolo, avvenuto il 5 novembre 2003, per concorso in associazione mafiosa e violazione del sistema informatico della Dda, il volto di maresciallo era rimasto un mistero. Il sottufficiale è agli arresti domiciliari, ed è considerato la talpa che avrebbe rivelato informazioni riservate sulle inchieste condotte dai carabinieri del Ros, di cui hanno beneficiato il boss latitante Matteo Messina Denaro, Provenzano e i suoi gregari e favoreggiatori.

Riolo, che ha chiesto e ottenuto di non essere soggetto a riprese televisive nè a fotografie durante la sua permanenza in aula, è rimasto tutto il tempo seduto su una panca, a poca distanza dal suo ''amico'' Michele Aiello. L'esperto delle microspie, che avrebbe tradito i suoi colleghi, è stato scoperto dai carabinieri del Nucleo operativo che hanno condotto l'inchiesta che ha portato a individuare la rete ''riservata'' attraverso la quale Aiello apprendeva le notizie sulle indagini della procura antimafia.
L'indagine dei militari dell'Arma ha coinvolto politici, professionisti, imprenditori e uomini delle forze dell'ordine. Sono decine i carabinieri del Nucleo operativo che saranno chiamati a testimoniare dai pm, perché hanno partecipato a questa inchiesta.
Riolo stamane deporrà in un altro processo, quello all'ex assessore comunale Domenico Miceli. In fase di istruttoria, il maresciallo aveva fatto rivelazioni su alcuni episodi che avrebbero coinvolto Miceli e Cuffaro.

Ieri in aula a deporre anche il teste Francesco Buffa, dipendente della Clinica Villa S. Teresa di Bagheria, dal quale si sono scoperti i trucchi per raggirare la Usl 6 di Palermo al fine di ottenere ingenti somme di denaro a titolo di rimborso.
Il teste Buffa, secondo l'accusa era titolare di una utenza cellulare della cosiddetta ''rete riservata'' istituita tra Aiello e altre sei persone per scambiarsi informazioni sulle indagini. Il teste ha sempre sostenuto di non esserne a conoscenza. Nell'esame condotto dal pm Maurizio De Lucia, Buffa ha ricostruito l'iter amministrativo adottato nel reparto di accettazione di radioterapia della clinica Villa S. Teresa per ottenere i rimborsi dalla Usl di Palermo. Il teste ha confermato in aula che le pratiche erano composte da ricette firmate da Michele Giambruno, autorizzate da Lorenzo Iannì, e accompagnate da una relazione di Salvatore Oliveri, tutti medici imputati nel processo per associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Secondo la procura gli imputati traevano in inganno la Usl ottenendo un ingiusto profitto consistente nell'erogazione a Villa S. Teresa di ingenti rimborsi di prestazioni di radioterapia non dovuti, perché lo stesso ciclo era pagato più volte. La truffa, per l'accusa, ammonterebbe ad alcune decine di miliardi di vecchie lire.

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16 febbraio 2005
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