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Le Talpe alla Procura di Palermo

La mafia e la politica in uno dei processi siciliani più controversi e complicati degli ultimi decenni

02 febbraio 2005

Un'aula gremita di avvocati e giornalisti, pronti ad assistere ad uno dei processi siciliani più controversi degli ultimi decenni: il processo per le Talpe alla Procura di Palermo. Il processo nel quale si dovrebbero palesare quegli intrecci tra mafia e politica, tra legalità e illegalità, tanto celebri eppure da sempre nascosti da strati e strati di silenzio e omertà.    
Più di cinquecento testimoni chiamati a sfilare dalla difesa davanti ai giudici, 148 i testi citati dalla Procura, 13 gli imputati, alcuni dei quali ''eccellenti''. Fra gli imputati il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra.
Tra i testimoni chiamati a deporre in aula ci sono collaboratori di giustizia, mafiosi, politici, esponenti delle forze dell'ordine, dei servizi segreti e magistrati.

Ieri mattina, all'apertura di questo tanto atteso processo però, Totò Cuffaro, che si è sempre detto certo di poter dimostrare ai giudici la sua estraneità alle accuse, non c'era. Non c'erano nemmeno gli altri imputati detenuti, l'imprenditore bagherese Michele Aiello (il Re Mida della Sanità Siciliana) e il maresciallo del Ros, Giorgio Riolo, entrambi agli arresti domiciliari.
L'assenza di Cuffaro era stata preannunciata dai suoi legali, i quali hanno tuttavia ribadito che il governatore intende presenziare al dibattimento ogni volta che sarà possibile ''come qualunque altro cittadino'', compatibilmente con i suoi impegni istituzionali.

Il Comune di Bagheria e la Asl di Palermo hanno chiesto di costituirsi parte civile, mentre i difensori hanno sollevato alcune questioni preliminari. Il collegio si è riservato e ha subito rinviato a martedì 8 febbraio.

Come già in diverse occasioni si è detto e ripetuto, il processo riguarda le cosiddette ''talpe della Dda'' e la truffa alla Asl effettuata dalle cliniche di Aiello che avrebbero ottenuto rimborsi ''gonfiati'' per prestazioni effettuate con l'aiuto diretto del governatore siciliano. Infatti le accuse rivolte a Cuffaro risalgono al giugno 2003, quando gli fu notificato un avviso di garanzia per concorso in associazione mafiosa. Le ipotesi di reato furono poi modificate in favoreggiamento di Cosa nostra e rivelazione di segreti d'ufficio. Per quest'ultimo reato il gup ha disposto il non luogo a procedere, ma la sentenza è stata appellata dalla procura.
Le inchieste che vedono coinvolto Cuffaro sono due: la prima denominata ''Ghiaccio 2'', e la seconda ''Talpe alla Dda''. In entrambi i casi l'indagine riguarda il presunto rapporto che negli anni si è intrecciato tra la mafia e politici, professionisti, imprenditori e rappresentanti delle forze dell'ordine.

La posizione processuale del governatore, nei confronti del quale i pm hanno stralciato l'accusa di concorso in associazione mafiosa, ruota attorno ad Aiello, personaggio di spicco della sanità privata siciliana, ritenuto vicino prima a Totò Riina e poi al boss mafioso latitante Bernardo Provenzano.
Cuffaro non ha mai nascisto di avere avuto rapporti con Aiello, negando però di averlo favorito (un tariffario per i rimborsi alle cliniche convenzionate trovato negli uffici dell'imprenditore, ma non ancora approvato in Regione) né di avergli fatto ''soffiate'' di alcun tipo.
Cosa che invece lo stesso Aiello ha affermato negli interrogatori, raccontando di un incontro ''fuoriporta'' con Cuffaro, che lo volle vedere a Bagheria, dentro un negozio, per avvertirlo delle indagini sul suo conto e su Ciuro e Riolo, che erano ormai nella cerchia degli informatori privilegiati di Aiello (che per l'accusa, smistava notizie a vari latitanti, compreso Provenzano).
Ma ai contatti con il manager non è stata collegata l'accusa di mafia ipotizzata per Cuffaro, che è stata invece stralciata dai magistrati in quanto non ci sarebbero contatti diretti fra il Governatore ed esponenti mafiosi come il boss Giuseppe Guttadauro, capomafia di Brancaccio, il quartiere di Palermo dove fu ammazzato don Pino Puglisi.
Nel salotto del boss Guttadauro, durante la campagna elettorale delle elezioni regionali del 2001, sono state registrate diverse ore di conversazione con mafiosi, politici e medici. Durante questi dialoghi è stato fatto più volte riferimento al nome di Cuffaro. Proprio queste intercettazioni hanno portato all'arresto di numerose persone, fra cui l'ex assessore alla sanità del Comune di palermo Domenico Miceli, attualmente sotto processo per concorso in associazione mafiosa. La scoperta della microspia a casa del mafioso avviene il 21 giugno 2001, dopo una fuga di notizie che causa l'interruzione dell'inchiesta, la cui responsabilità viene fatta risalire al maresciallo del Ros Giorgio Riolo.

Insomma un processo complicato che raccoglie al suo interno un campionario di eccellenti vergogne dai grovigli di affari sporchi agli inquirenti che piazzano ''cimici'' e poi avvertono gli stessi sorvegliati, dai politici sponsorizzati da mafiosi ai manager sospettati di investire il denaro dei boss nelle pubbliche istituzioni.

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02 febbraio 2005
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