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Le tappe di un processo che farà parte della Storia d'Italia

Il Caso Ruby: come andò che si arrivò ad una condanna di un premier da un 'bunga bunga'

25 giugno 2013

E' il 26 ottobre 2010 quando viene svelata sulla stampa l'inchiesta che coinvolge Silvio Berlusconi. Indiscrezioni che si trasformano, a breve, in due capi d'accusa: concussione e prostituzione minorile.
Protagonista è Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, all'epoca minorenne, fermata per furto la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 e rilasciata dalla Questura di Milano, su richiesta dell'allora presidente del Consiglio, perché nipote di Mubarak.
È lei a rompere il silenzio sulle 'cene eleganti' e a parlare di 'bunga bunga'.

Il 15 febbraio 2011, il gip di Milano Cristina Di Censo rinvia a giudizio con rito immediato il Cavaliere e fissa la data di un processo in cui, toghe e politica, si 'intrecciano' più volte: dal tentativo di sottrarre la competenza milanese ricorrendo alla Corte Costituzionale, ai legittimi impedimenti sollevati per gli impegni del premier e per la recente campagna elettorale. Dalla visita medica per uveite che portò alla protesta di alcuni esponenti del Pdl fino in tribunale, alla richiesta, bocciata, di trasferire il processo a Brescia per legittimo sospetto. Un processo che, a poco più di due anni, ieri ha avuto la sua prima sentenza.

6 aprile 2011. Inizia il processo Ruby davanti ai giudici della quarta sezione penale di Milano. Folla di giornalisti stranieri e grande dispiegamento di forze dell'ordine per la prima udienza. Assente Berlusconi, nessuno si costituisce parte civile contro il premier.
19 ottobre 2012. Una "mostruosa operazione di diffamazione internazionale per me e per le mie ospiti". Berlusconi si difende in aula e nelle sue dichiarazioni spontanee chiarisce: in una cena ad Arcore, Ruby "attirò l'attenzione dicendo di essere egiziana, figlia di una cantante appartenente ad una facoltosa famiglia imparentata con Mubarak". Non una minorenne, ma una ragazza di 24 anni, buttata fuori di casa dal padre "perché voleva convertirsi alla religione cattolica". Niente 'bunga bunga', ma semplici cene: non ci sono "mai state scene di natura sessuale". La telefonata in Questura fu fatta "solo per evitare un incidente diplomatico".

14 gennaio 2013. La campagna elettorale non ferma il processo: la sospensione richiesta dalla difesa dell'imputato non viene accolta dal collegio tutto al femminile. Lo stesso giorno, i legali rinunciano, decisione condivisa dall'accusa, alla testimonianza di Ruby che, seccata, lascia il tribunale. La testimone chiave non verrà mai ascoltata dai giudici.
4 marzo 2013. E' il giorno della requisitoria. Il pm Antonio Sangermano parla di "collaudato sistema prostitutivo" di cui "Karima è parte integrante". Ad Arcore, per l'accusa, va in scena "un mercimonio del corpo lesivo della dignità delle donne". Dopo un lungo stop tra impegni politici e visite mediche dell'ex premier, il processo 'riparte' il 13 maggio. Ilda Boccassini chiede sei anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. "Non vi è dubbio che Karima abbia fatto sesso con l'imputato e che ne abbia ricevuto dei benefici" e "tutti gli elementi danno la certezza che l'imputato è stato costretto a intervenire abusando della sua qualifica di presidente del Consiglio per sottrarre la minore dalla Questura ed evitare che lei potesse svelare" fatti a lui scomodi, la sua tesi.

3 giugno 2013. "Per noi la soluzione deve essere l'assoluzione perchè il fatto non sussiste". Con queste parole i difensori del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo, chiedono l'assoluzione del loro assistito. "Sono 50 i testimoni che dicono tutti le stesse cose su quanto accadeva ad Arcore, il resto è fantasia", dicono nell'arringa.

24 giugno 2013. A Milano i giudici della quarta sezione penale condannano Berlusconi a sette anni di carcere e all'interdizione a vita dai pubblici uffici. [Adnkronos/Ign]

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25 giugno 2013
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